La manifestazione “Amarone Opera Prima 2024”, svoltasi a Verona il 3 e il 4 febbraio 2024, ha richiamato migliaia di appassionati, operatori di settore e giornalisti da tutto il mondo. E’ stata un’occasione unica per degustare in anteprima l’annata 2019 di uno dei “Re dei rossi” della Valpolicella.

L’edizione 2024 ha esplorato la storia e la tradizione di questo vino straordinario, ponendo l’accento su molti temi che meritano di approfondimento e discussione. Ci si è interrogati sul futuro di questo vino, partendo da punti fondamentali quali il cambiamento climatico, le nuove abitudini di consumo e la situazione dei mercati mondiali.

Convegno Amarone Opera Prima 2024

Il Presidente del Consorzio Valpolicella Christian Marchesini, Andrea Lonardi, Master of Wine, e Carlo Flamini, responsabile dell’Osservatorio UIV, hanno delineato i prossimi passi per il futuro della denominazione Valpolicella e, in particolare, per l’Amarone. Si è sottolineato l’importanza di enfatizzare l’eleganza, la raffinatezza e l’autenticità del territorio, piuttosto che concentrarsi esclusivamente sulla potenza, la struttura e i metodi produttivi del vino.

Un forte accento è stato posto sull’importanza della comunicazione: è fondamentale trasmettere le peculiarità e l’unicità del territorio. Si auspica quindi un cambiamento radicale, sostenuto da tutti i produttori uniti e coesi nel “ricreare” l’Amarone.

Queste esigenze riflettono l’attuale cambiamento significativo, fortemente influenzato dalle nuove generazioni che richiedono un approccio comunicativo più giovane, meno tecnico ma più inclusivo. Inoltre, è evidente un calo delle vendite internazionali, con un declino del 12% in volume. E’ un dato preoccupante che richiede un cambiamento di strategia da parte di tutti i produttori e comunicatori del settore.

Convegno Amarone Opera Prima 2024

Andrea Lonardi (MW):” Dobbiamo quindi cambiare ed evolverci reindirizzando i nostri vini verso un cambiamento sia in termini di geografie di mercato, che di profilazione del consumatore. Per farlo occorre, anche ma non solo, un cambio stilistico. I vini commercialmente solidi sono infatti i fine wines, quelli che hanno un profondo legame con il territorio di origine, vini che hanno valori e un wording comunicativo specifico tali da renderli identitari. Occorre pensare a un Amarone che rimetta in equilibrio i suoi fattori produttivi: il metodo (la messa a riposo), il territorio (suolo, vitigni, clima), le persone (produttori, imprese) e la comunicazione. La sfida è chiaramente complessa, dal volume al valore, e richiede dei cambi: culturali, produttivi, legislativi e comunicativi”.

L’Amarone è cresciuto passando da 4.000 ettari vitati nel 1997 a oltre 8.000 nel 2020. Sono proprio questi numeri, testimoni di una crescita sorprendente, e la loro controparte negativa nei dati export, che hanno fatto dire a Andrea Lonardi che serve posizionare l’Amarone tra i Fine Wines, alla pari dei Bordeaux, del Barolo ecc.

Amarone Opera prima è dedicato all’annata 2019. Un millesimo che, secondo il panel di degustazione del Consorzio, si aggiudica le 5 stelle grazie a una “qualità sensoriale elevata, con profili olfattivi e gustativi che rispecchiano le caratteristiche della denominazione in modo centrato e moderno. Per quanto riguarda la prospettiva di longevità, l’annata 2019 presenta un grande potenziale di invecchiamento senza difettare in freschezza e bevibilità, collimando perfettamente con gli odierni trend di consumo”.

Le 70 cantine presenti hanno presentato la loro interpretazione dell’Amarone, spesso in una veste che si focalizza più sull’eleganza che sulla forza.

Amarone Opera Prima

Albino Armani

Amarone Opera Prima è stata anche l’occasione per conoscere più a fondo una delle cantine presenti alla manifestazione, la cantina Albino Armani. L’azienda ha presentato la sua riserva, l’Amarone della Valpolicella Classico Cuslanus 2016, le cui uve vengono coltivate su terreni a carattere vulcanico (tra S. Rocco e Loc. Camporal) da cui deriva la sua spiccata mineralità.

Famiglia Albino Armani

L’azienda, con una storia di oltre 400 anni, è situata sulle colline della valle di Marano di Valpolicella, con vigneti tra i 400 e i 600 mt slm. La filosofia produttiva di Albino Armani si distingue per la sua scelta lungimirante di coltivare la vite in contesti alpini o di alta quota.

In Marano di Valpolicella, in particolare, l’altitudine, insieme alla valorizzazione del terroir attraverso l’uso delle principali uve consentite, contribuisce costantemente ad evidenziare l’identità dei suoi vini. Questi si distinguono per la loro tipica freschezza fruttata, eleganza e vivacità conferite dal clima di alta collina.

Oggi “Albino Armani Viticoltori dal 1607” vuol dire territorio, anzi territori.

Albino Armani e il suo legame con il territorio

Il marchio è strettamente legato al concetto di rispetto per il territorio, un legame indissolubile che si è mantenuto intatto fin dall’impianto del primo vigneto e che costituisce oggi il più grande principio guida aziendale.

Il rispetto per il territorio guida coerentemente l’approccio sostenibile di tutta la produzione vitivinicola, ma non solo, di Albino Armani. Questa prospettiva abbraccia una visione più ampia della sostenibilità ambientale, al di là delle pratiche biologiche o dell’armonia con la natura. Per Albino Armani, la sostenibilità significa preservare integralmente il territorio, coinvolgendo coloro che condividono e vivono la stessa terra. Questo approccio non si limita al vigneto ma si espande alla sostenibilità politica e territoriale che costituiscono un nucleo di un’agricoltura veramente eco-compatibile.

“Per possedere questo concetto di sostenibilità credo sia fondamentale appartenere a un territorio e sentirlo tuo” queste le parole di Albino Armani.

Cantina Albino Armani Valpolicella

Dal 2019, tutti i vigneti di Albino Armani hanno ottenuto la certificazione SQNPI (Sistema di Qualità Nazionale Produzione Integrata). Questo è avvenuto proprio mentre prendeva forma il progetto di Casa Belfi, l’azienda biodinamica situata nella Marca Trevigiana.

In linea con questa filosofia, l’azienda ha da tempo adottato un approccio di “contaminazione virtuosa”, coinvolgendo tutti i suoi fornitori. L’obiettivo è convertire l’intera produzione a questo principio. Ad oggi, l’80% dei viticoltori che forniscono uva alle tenute Armani è certificato, con particolare merito al Friuli-Venezia Giulia. L’azienda punta al raggiungimento del 100% entro il 2020.

Valpolicella Vigneti Albino Armani

Amarone della Valpolicella Docg Classico 2019

L’Amarone di Albino Armani nasce fra i muri a secco che terrazzano i vigneti e le affascinanti contrade della valle di Marano.

Aromi di frutta matura, spezie, una leggera nota di cioccolato e caffè. Ciò che sorprende è la sua personalità al palato: fresco, elegante e caratterizzato già da un ottimo equilibrio.

Amarone Albino Armani

Amarone della Valpolicella Classico Docg – Cuslanus – Riserva 2016

Il nome si rifà alla divinità adorata dagli Arusnati in Valpolicella al tempo degli Etruschi, divinità legata al tempo. L’associazione con questa divinità permea l’essenza di questo vino, che richiede un ulteriore periodo di maturazione per sviluppare le sue sfumature balsamiche ed eteree. Questa evoluzione conferisce ad ogni calice un’eleganza distintiva, un equilibrio raffinato e una personalità decisa.

Le uve per il “Cuslanus” vengono raccolte tra S.Rocco e Loc. Camporal, su terreni a carattere vulcanico.

Amarone Riserva Albino Armani
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