Brunello di Montalcino
Il Brunello di Montalcino è universalmente riconosciuto come uno dei vini più prestigiosi al mondo.
La sua storia, che affonda le radici nell’Ottocento, è strettamente legata allo sviluppo e alla trasformazione
dell’area di Montalcino, nel cuore della Toscana. La denominazione esiste formalmente dal 1966
(quando fu concessa la D.O.C.) e, pochi anni dopo, nel 1980, il Brunello di Montalcino è stato
uno dei primissimi vini italiani a fregiarsi del marchio D.O.C.G. (Denominazione di Origine
Controllata e Garantita).
Ottenuto esclusivamente da uve Sangiovese (localmente denominato “Brunello”),
questo vino ha saputo imporsi sui mercati internazionali grazie a una peculiare combinazione di fattori:
un terroir unico, un microclima favorevole, l’impegno costante dei produttori, la tradizione e la ricerca
della qualità. Il risultato è un prodotto dalla grande longevità, capace di maturare e migliorare per
decenni in bottiglia, esprimendo nel tempo note aromatiche sempre più complesse e affascinanti.
Il presente articolo illustra le principali caratteristiche del disciplinare, i requisiti di produzione,
il legame col territorio e i tratti organolettici che rendono il Brunello di Montalcino un vino
autentico simbolo di eccellenza toscana.
Il disciplinare: tipologie ammesse e composizione ampelografica
Il Brunello di Montalcino viene prodotto unicamente nella versione rosso,
dal vitigno Sangiovese in purezza. A differenza di altre denominazioni toscane che prevedono percentuali
di vitigni accessori, il disciplinare del Brunello di Montalcino stabilisce in modo tassativo che
l’uvaggio debba essere 100% Sangiovese.
La resa massima di uva per ettaro è fissata a 8 tonnellate, che corrispondono
a un massimo di 54,4 ettolitri di vino. Nel caso di rivendicazione della menzione “vigna” (o
“vigneto”), la produzione scende ulteriormente a 7 tonnellate per ettaro (pari a
47,6 hl di vino). Il disciplinare impone, inoltre, un titolo alcolometrico volumico naturale minimo
di 12% vol. per l’annata, e di 12,50% vol. se viene menzionata la vigna.
Le scelte contenute nel disciplinare riflettono la volontà dei produttori di concentrarsi su un
vitigno autoctono, mantenendo la resa a livelli tali da garantire l’eccellenza qualitativa.
Non sono ammesse, inoltre, pratiche di forzatura, se non la irrigazione di soccorso
laddove le condizioni atmosferiche siano particolarmente siccitose.
Processo produttivo
Il processo di produzione del Brunello di Montalcino inizia in vigna. L’accurata
gestione del vigneto è fondamentale per assicurare che le uve Sangiovese raggiungano una perfetta
maturazione, esprimendo al meglio le potenzialità del terroir. La densità di impianto (almeno
4.000 piante per ettaro nei nuovi vigneti) e i sistemi di allevamento tradizionali puntano a una resa
contenuta, equilibrata alle caratteristiche della pianta.
Una volta vendemmiate (normalmente tra fine settembre e inizio ottobre, a seconda delle annate),
le uve vengono vinificate con le pratiche enologiche previste dalla normativa
nazionale. Il disciplinare stabilisce un limite massimo di resa uva/vino pari al 68%.
Se questo valore viene superato, ma non oltrepassa il 75%, la porzione eccedente non può rivendicare
la denominazione; se invece il valore è superiore al 75%, l’intero prodotto perde il diritto di
essere designato come Brunello di Montalcino.
L’arricchimento (quando ammesso) può avvenire unicamente con mosto concentrato
o con mosto concentrato rettificato proveniente dallo stesso vigneto. Nel caso di menzione “vigna”,
invece, non è consentito alcun tipo di arricchimento.
Per ottenere la denominazione “Brunello di Montalcino”, il vino deve poi
invecchiare almeno 24 mesi in contenitori di rovere (senza vincoli di
dimensione), e ulteriori 4 mesi in bottiglia. Il disciplinare rende obbligatoria la
tracciabilità del periodo di invecchiamento e delle eventuali fasi di travaso.
Il Brunello di Montalcino Riserva è sottoposto invece a un periodo di invecchiamento
più lungo: sempre 24 mesi in legno, ma con almeno 6 mesi di affinamento in bottiglia.
Inoltre, non può essere messo in commercio prima di 6 anni dopo la vendemmia (rispetto
ai 5 anni previsti per la versione “annata”).
Un’ulteriore prescrizione importante è che tutte le operazioni di vinificazione, conservazione,
invecchiamento in legno, imbottigliamento e affinamento in bottiglia avvengano
nell’area delimitata all’art. 3 (cioè all’interno del comune di Montalcino). Questo garantisce una
filiera totalmente legata al territorio.
Zone di produzione e legame con il territorio
La zona di produzione delle uve per il Brunello di Montalcino coincide con l’intero territorio
amministrativo del comune di Montalcino, in provincia di Siena. L’area, di circa
243,62 km², è delimitata dalle vallate dei fiumi Orcia, Asso e
Ombrone, assumendo una forma grossomodo quadrata con lati di circa 15 km. L’altitudine
varia dai 120 metri s.l.m. nelle zone più vicine ai corsi d’acqua, fino a circa 650 metri, presso
Poggio Civitella.
Dal punto di vista pedologico, Montalcino vanta numerosi ambienti dovuti a diverse ere geologiche:
arenarie (anche mescolate a calcari), alberese, galestro, terreni sabbiosi o argillosi. Questa
eterogeneità del suolo si traduce in differenze anche sensibili nei caratteri dei vini, ma
vi è comunque un “filo conduttore” comune: il vitigno Sangiovese, adattatosi perfettamente a
queste condizioni, e un microclima dal carattere mediterraneo (con influenze continentali dovute
alla distanza dall’Appennino).
Le precipitazioni si concentrano nella stagione primaverile e in autunno, con una media annua di circa
700 mm, e la frequente presenza di venti favorisce la sanità dei vigneti. Le temperature estive
registrano un buon numero di giornate soleggiate, ideali per la maturazione graduale e completa
delle uve.
Dal punto di vista storico e culturale, Montalcino vanta documenti che fin dal
Medioevo testimoniano l’attenzione dei produttori locali verso la qualità del vino. A partire dal
XIX secolo, con l’attività pionieristica di Clemente Santi, si pose la base per l’elevazione del
Sangiovese “Brunello” a vino di classe superiore. Nei primi decenni del XX secolo solo
pochissimi produttori continuarono la tradizione, ma dal secondo dopoguerra la denominazione
ha vissuto una crescita straordinaria, fino alla consacrazione internazionale.
Oggi, l’impegno collettivo dei produttori, la presenza di un Consorzio di tutela e la scrupolosa
applicazione del disciplinare tutelano la reputazione del Brunello di Montalcino e lo rendono
uno dei marchi più forti del Made in Italy vinicolo.
Caratteristiche organolettiche
All’uscita in commercio, il Brunello di Montalcino presenta un colore rosso
rubino intenso, tendente al granato con l’invecchiamento. L’odore è caratteristico ed
intenso, con note di frutta rossa, sottobosco, spezie dolci, vaniglia, e via via evoluzioni balsamiche,
terrose, di humus e tabacco man mano che il vino invecchia. Al palato, spicca la struttura:
un gusto asciutto, caldo, con un tannino che da giovane può risultare vigoroso, ma si affina con
il passare del tempo, divenendo setoso e perfettamente integrato. L’armonia tra alcol, acidità e
tannino è una delle principali doti di questo vino, così come la sua persistenza.
Il disciplinare prevede valori analitici minimi molto precisi, fra cui:
- Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,50% vol.
- Acidità totale minima: 5,0 g/l
- Estratto non riduttore minimo: 26,0 g/l
L’equilibrio fra questi parametri fa sì che il Brunello di Montalcino sia un vino di grande
longevità: può resistere decenni in bottiglia, migliorando progressivamente e regalando
armonie sempre più complesse. In gioventù, l’abbinamento ideale è con piatti a base di carne
strutturati (brasati, selvaggina, bistecca fiorentina, spezzatini) o formaggi stagionati. Con la
maturità, diventa eccellente come vino da meditazione, bevuto da solo in contesti di particolare
rilevanza gastronomica o conviviale.
Dati gli obblighi di invecchiamento (5 anni per la versione annata e 6 per la Riserva),
all’uscita sul mercato il Brunello di Montalcino è già pronto per esprimere una notevole eleganza,
ma soprattutto dispone del potenziale per evolvere a lungo, fino a oltre 30 anni nelle annate più
favorevoli.
Conclusioni
Il Brunello di Montalcino D.O.C.G. rappresenta l’apice dell’enologia toscana, un vino
che racchiude secoli di storia, rigore produttivo e amore per il territorio. Frutto esclusivo delle
uve Sangiovese, coltivate all’interno del territorio comunale di Montalcino e sottoposte
a un disciplinare molto severo, il Brunello coniuga potenza, finezza e longevità, risultando unico
per equilibrio gustativo e complessità aromatica.
Dalla coltivazione sostenibile del vigneto, alla scelta delle botti di rovere più idonee, fino al
prolungato affinamento in bottiglia, ogni fase produttiva mira alla massima qualità. Ne
deriva un rosso che emoziona gli appassionati di tutto il mondo, sinonimo di cultura enologica,
territorio straordinario e passione per il vino.