Recensione del Chianti Classico DOCG ‘Vendemmia 54’ 2019 di Viticcio
Torniamo sempre con grandi piacere tra le colline del Chianti Classico, uno dei distretti italiani che non solo sta portando avanti la crescita più lineare e consapevole, ma anche uno di quei luoghi in cui è possibile trovare dei vini ad un rapporto qualità/prezzo assolutamente invidiabile, e spesso inarrivabile.
oggi lo facciamo in una realtà non certo piccola, ma animata dalla voglia e dalla dedizione di giovani interpreti del territorio chiantigiano, che hanno idee chiare e testa sulle spalle: la Cantina Viticcio a Greve in Chianti.
Indice
Cantina Viticcio
Nata nel 1965, la Cantina Viticcio è una rinomata cantina Toscana che ha fatto della produzione di vini di alta qualità la propria missione. Situata nei suggestivi territori del Chianti Classico e della Maremma, questa cantina è fondata su valori profondi di rispetto per la terra e per la tradizione enologica. La sua storia è caratterizzata dall’impegno costante per coltivare uve di qualità superiore, adottando pratiche agricole sostenibili e rispettose dell’ambiente.
Dai 60 ettari iniziali della proprietà oggi si è passati a 120, in cui si cerca di rappresentare l’animo più schietto e sincero di questi territori.
Parallelamente, ci si dedica con la stessa passione alla produzione di Olio Extravergine d’Oliva biologico e si gestisce con cura un agriturismo immerso nei paesaggi tipici della Toscana.
Attraverso l’utilizzo di tecniche di coltivazione biodinamiche (8 ettari dal 2003) e biologiche (l’intera produzione dal 2013), l’azienda si impegna a preservare la fertilità del suolo e a garantire la salute degli ecosistemi circostanti. Questa attenzione alla sostenibilità si riflette in ogni fase del processo di produzione, dal vigneto alla cantina, dove le uve vengono selezionate attraverso 3 fasi di cernita.
Dal Chianti Classico alla Maremma, si cerca di preservare le varietà tipiche della zona, di esaltare anche tutte quelle varietà internazionali che hanno preso piede, e di andare a riscoprire anche varietà che poco alla volta stanno riscuotendo sempre più interesse, come il Foglia Tonda.
Oltre alla produzione di vini di alta qualità, Viticcio si impegna anche a promuovere la sostenibilità e l’innovazione nel settore vinicolo. Attraverso progetti e iniziative mirate, la cantina vuole ispirare gli amanti del vino di tutto il mondo e contribuire alla conservazione dell’eredità vinicola della Toscana per le generazioni future.
Produzione ed Affinamento
A differenza di altre realtà che dichiarano rigorosamente 100% Sangiovese, qui abbiamo un piccolo saldo di Merlot (5%): apprezziamo la scelta di dichiararlo apertamente in etichetta senza star lì a trincerarsi dietro inutili integralismi (che a volte invece tradiscono scelte poi diametralmente opposte). Non si strizza l’occhio all’internazionalità… semplicemente si fanno scelte di vigna, e la bottiglia ringrazia.
Siamo nella zona di Greve e le uve vengono naturalmente raccolte separatamente visto la differenza di maturazione delle uve: inizi di settembre per il Merlot, fine per il Sangiovese.
Le viti sono collocate tra i 230 e i 400 metri slm con esposizione sud-sudovest e nord, una densità di impianto tra i 4000 e i 7000 ceppi per ettaro, con giaciture su suoli tendenzialmente argillosi e calcarei per la presenza di roccia alberese e colombino.
Avvenuta la fermentazione in acciaio per circa 15gg, i vini sostano 1 anno in legno piccolo per poi trascorrere 1 altro anno in botti gradi di Slavonia. La produzione si attesta sulle 70.000 bottiglie l’anno e la conduzione delle vigne è biologica.
La Degustazione
Rosso rubino con anima granata, di ottima vivacità e notevole densità cromatica. Ha nel bicchiere movenze suadenti e compatte, denunciando una discreta concentrazione materica.
Il naso è franco, schietto, delicatamente speziato, in cui frutta rossa e nera, pienamente mature, si prendono la scena, impreziosite da note ematiche, infiltrazioni di grafite, e da un’ombra più autunnale di foglie secche.
Un quadro olfattivo ancora improntato sulla freschezza, a cui però non mancano aspetti più eleganti e a tratti crepuscolari, manifestando così dei chiaroscuri di grande fascino e prospettiva.
Al palato è molto coerente con quanto espresso al naso, con una acidità infiltrante, di ottimo sostegno alla beva, ma con qualche stridore residuo che denuncia ancora ampi margini di evoluzione. Lo scheletro tannico è già piuttosto risolto, saporito, e con finale appena amaro, ideale per esprimersi in pieno a tavola, con innegabile versatilità.
Nitido il quadro aromatico, su idee più scure di quelle espresse al naso, in cui la radice di liquirizia e il pepe nero tendono a mascherare la parte fruttata, che fa capolino solo in seconda battuta, più declinata su una prugna matura. Non mancano suggestioni balsamiche e tocchi iodati, che rendono il sorso largo ed appagante.
Abbinamenti
Lo vediamo su un cinghiale lungamente cotto in erbe e spezie, in modo da esaltarne il carattere selvatico, per andare a stemperare l’eleganza del vino e fornire il giusto contraltare alla spina acida e vivifica del sorso.