Recensione del Vino Nobile di Montepulciano 2018, Cantina Chiacchiera
Il Sangiovese Grosso, sui due versanti della Val D’Orcia, si esprime in maniera decisamente diversa: sul versante ilcinese prende forma nel ricco, fiero ed austero Brunello di Montalcino; dal lato di Montepulciano la varietà clonale prende il nome di Prugnolo Gentile e sembra quasi voler assecondare tale nome, regalandoci vini più succosi, tonici e dinamici, complici lavorazioni di cantina che tendono a sostenere il frutto invece di sfibrarlo.
Il Nobile di Montepulciano di Cantina Chiacchiera ne è un mirabile esempio ed ha meritatamente conseguito i 3 Cavatappi durante l’ultima edizione di Untold dedicata alla denominazione.
Indice
La Cantina Chiacchiera
Realtà fondata piuttosto di recente (2010), sita in località Cervognano a Sud-Est di Montepulciano, ad opera di Mario Mancianti, detto localmente “Il Chiacchiera”, per il grande carisma nell’affabulare i suoi ospiti, ed ora saldamente gestita dalla figlia Emanuela, che ha idee ben chiare e i risultati concreti arrivano prestissimo.
Passione e divertimento nel fare vino, a volte non serve altro, ed una grande accoglienza in cantina: sono 21 gli ettari complessivi dell’azienda, e alla produzione di vino, articolata su 5 referenze, si affianca una pregevole produzione di olio.
Nobile di Montepulciano Cantina Chiacchiera: Produzione ed Affinamento
Il Sangiovese naturalmente la fa da padrone, con un saldo del 90%, ma il classico taglio toscano prevede anche la presenza di quei vitigni cosiddetti minori, che regalano una maggiore apertura e disponibilità al sorso; troviamo così un 10% di Canaiolo Mammolo e Ciliegiolo.
I vigneti sono proprio in zona Cervognano, a un’altitudine compresa tra 350 e 400 metri sul livello del mare, esposizione Sud-Ovest e sistema di allevamento a cordone speronato.
I terreni sono ventilati, con buona presenza di scheletro ed una piccola percentuale di argilla per aggiungere presenza e struttura. Le lavorazioni in vigna portano a contenere al massimo la produttività per ettaro, che si attesta, a seconda delle annate, intorno a 40 quintali, il tutto a vantaggio della qualità e della concentrazione.
La macerazione a temperatura controllata avviene per circa 15-20 giorni in serbatoi di cemento, la malolattica viene svolta in acciaio, quindi 18 mesi di botte grande (7,5 e 10 quintali) per poi assestarsi per circa 6 mesi in bottiglia.
Nobile di Montepulciano Cantina Chiacchiera: la Degustazione
Alla vista si presenta di un rosso rubino vivo che tende rapidamente a stemperarsi in tonalità granato; media è l’intensità di colore e vivace la sua brillantezza. Nel calice ha un atteggiamento compatto senza declinarsi in eccessive pesantezze, rivelando movenze gentili e sinuose alla rotazione.
L’approccio olfattivo è compito, non particolarmente esplosivo ma cesellato nelle sue molteplici identità: dai petali di fiori appassiti alla frutta rossa croccante ma non carnosa, dai sentori speziati di cuoio, pepe e radice di liquirizia a rimandi eterei e balsamici appena accennati.
Un naso caleidoscopico pur nella sua affabilità espressiva, mai sopra le righe.
Il palato si schiude su una luminosa timbrica sapida, che apre la strada ad un tannino saporoso e presente su tutta la lunghezza della beva, senza cedere in gradevolezza e carattere.
La componente di freschezza continua a rischiarare il sorso e gli impedisce di chiudersi in una pur percettibile concentrazione, che lo porterebbe ad essere eccessivamente introspettivo.
Sorso leggibile ma affatto banale nel suo raccontarsi, prediligendo in questa fase la verve gustativa a quella squisitamente aromatica, che fa comunque da giusto ed equilibrato corollario.
La matrice agrumata di richiamo tende a farla da padrona in seconda battuta, illuminando nuovamente il retrogusto che si sgrana in ottima corrispondenza aromatica con il naso.
Una beva godibile e gastronomica con lampi di eleganza che diverranno manifesti nei prossimi anni e che, al momento, dimostrano poca autoreferenzialità: stupisce oltremodo la facilità di beva e la tonicità del sorso, che anche dopo un paio di giorni di bottiglia aperta continua a vibrare nel palato e a trasmettere note vivaci.
Lo abbiniamo bene ai piatti della tradizione locale, certi che possa tranquillamente reggere anche tavole impegnative, facendo leva sui capisaldi gustativi di cui fa mostra senza vanto.
Quello che non è ancora stato detto del vino
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