Ca’ del Bosco: una scultura in Franciacorta
Ca’ del Bosco è una delle prime cantine italiane ad avvalersi del titolo di cantina di design. Un traguardo più che meritato grazie alle innumerevoli opere d’arte che qui hanno trovato dimora.
Indice
Dal 1964 Ca’ del Bosco è un punto di riferimento
La storia inizia nel 1964, quando Annamaria Clementi Zanella decide di acquistare una piccola casa situata a Erbusco, in provincia di Brescia. Un modesto edificio corredato da ettari di boschi e terreni. Proprio qui vengono piantati i primi vigneti da Antonio Gandossi, il fattore dell’azienda.
Negli anni Settanta vengono realizzati i primi vini, seguendo i ritmi della natura e il metodo Ca’ del Bosco, secondo il quale l’uomo non può far altro che aiutare la natura a seguire il suo flusso. Una filosofia applicata fin dagli albori di quest’azienda, ma ancora oggi più attuali che mai.
Un museo all’interno di una cantina
Il proprietario di Ca’ del Bosco Maurizio Zanella ha voluto ricreare un vero e proprio museo all’interno dei suoi spazi di lavoro. Un susseguirsi di opere d’arte che includono collezioni di Botero, Pomodoro e Mitoraj.
Non solo sculture, ma anche pittura e fotografia. Un mecenate dei giorni nostri, sarebbe possibile definirlo, mosso da intenzioni nobili, che vanno al di là del semplice marketing. Come un direttore artistico, Zanella ha voluto circondarsi di arte in ogni luogo, dagli spazi esterni con il parco delle sculture di Ca’ del Bosco, fino al mimetismo architettonico delle opere dello studio Falconi.
Il progetto di Ca’ del Bosco
Un’idea nata dalla volontà di Zanella di rendere unica la propria cantina circondandosi del ‘bello’. Dall’incontro in prima persona con maestri del calibro di Botero e Mitoraj si sviluppò questa passione che ha contribuito a rendere Ca’ del Bosco una delle aziende più rinomate del settore. Un progetto che vede l’arte al centro di tutto.
Un parco esterno dove la luce gioca con i materiali e dove la nuova reception immersa nel verde diventa la porta di accesso a questo mondo unico.
Legame con il territorio e la tradizione
L’idea di collocare le opere scultoree all’esterno, realizzando un vero e proprio parco, ha fatto si che si creasse un particolare effetto onirico. Il visitatore può trovarsi spaesato, non riconoscendo il luogo in cui si trova: un museo, una cantina o un parco? Questa è la volontà progettuale, che riesce ad unire tutti questi concetti, creando un legame con il territorio armonico.
Con la nuova struttura ricettiva si va a sottolineare questo rapporto. Un parcheggio trasformato in una reception al cui centro si trova una quercia che simboleggia il ruolo centrale che l’azienda ha deciso di conferire alla natura stessa.
Tecnologie impiegate in Ca’ del Bosco
Rimanendo concentrati su questa nuova reception è possibile comprendere la volontà dell’architetto Gabriele Falconi di mantenere la centralità della natura, utilizzando un design sostenibile, ma al tempo stesso ambizioso. Magistrale lo sviluppo delle vetrate a tutta altezza che consentono di avere uno sguardo ampio sul territorio circostante, senza alcuna interruzione.
Una forma circolare che richiama quella del Nautilus marino, volta a simboleggiare il raccoglimento e l’accoglienza. Una struttura dove i pieni si alternano ai vuoti mantenendo una connessione con l’intorno.
Esigenze funzionali
La principale esigenza di Maurizio Zanella è stata quella di ricreare un luogo dove potersi sentire immersi nell’arte e nella natura, dimenticandosi di essere solamente all’interno di una cantina e dei suoi spazi di lavoro. Una concezione dove l’eccesso poteva vanificare tutto lo sviluppo progettuale. Qui, però, è stata la discrezione a rendere il naturale, senza fronzoli e ridondanze.
Il concept architettonico
Una cantina, quella di Ca’ del Bosco, pensata come elemento integrante del territorio, non come disturbo. 20.000 metri quadri di tecnologia e tradizione. Legno, metallo e pietra sono i materiali protagonisti. La struttura della reception si arricchisce di inserti in marmo Nero Marquinia e Corten. Le vetrate a tutt’altezza che affacciano sulla natura contribuiscono a creare una continuità con il paesaggio esterno, ma anche a fornire un’illuminazione particolare. La luce naturale entra nell’edificio intramezzata dai supporti lignei che scandiscono la facciata. Un modo per creare sculture naturali sfruttando i giochi di luce e ombra.
Distribuzione degli spazi
Gli spazi interni dell’azienda sono pensati come se si stesse facendo riferimento ad un vino per la cui scoperta sono attivi tutti i sensi. Così vale per le sculture disseminate in tutta la proprietà. Un modo per attivare le sensazioni dei visitatori coinvolgendoli emotivamente. Il Cancello Solare di Arnaldo Pomodoro è il varco che segna l’ingresso alle vigne. Si tratta di una struttura di 50 quintali che simboleggia il sole come nutrimento dei colli di Ca’ del Bosco.
Igor Mitoraj arricchisce un angolo isolato della cantina con la sua opera Eroi di Luce, incorniciata dal verde della natura circostante. All’ingresso dell’area di vinificazione della cantina è collocata l’opera Il peso del tempo sospeso di Stefano Bombardieri. Lungo tutto lo spazio interno di Ca’ del Bosco è possibile intraprendere il percorso fotografico che racconta la storia dell’azienda.
I principi di Design e lo stile di Ca’ del Bosco
Sostenibilità
L’azienda opera seguendo un regime biologico certificato. Tutte le fasi di lavorazione vengono svolte prevalentemente a mano e anche lo studio dei materiali utilizzati nella costruzione delle nuove strutture è un perfetto simbolo di sostenibilità. Legno lamellare, porfido e intonaco rustico richiamano quello che è lo stile del territorio.
Innovazione
Chiaramente l’innovazione di Ca’ del Bosco sta nel connubio fra vino e arte. Un nuovo modo di vedere gli spazi di una cantina, una visione che ne arricchisce la bellezza e l’identità. La modernità non è in conflitto con la tradizione, ma, anzi, ne eleva il potenziale alternando spazi dagli stili differenti.
Lo Stile
Uno stile più che mai scultoreo quello di Ca’ del Bosco. I materiali metallici di Pomodoro di uniscono alle sculture in plastica del collettivo CrackingArt senza creare un’accozzaglia di elementi, ma delineando un vero e proprio percorso. Un rinoceronte sospeso sui serbatoi in acciaio della cantina è un richiamo all’iperrealismo, così come il padiglione Sound of Marble è un invito al futurismo. Non esiste uno stile univoco all’interno della cantina, ma un insieme ben studiato e armonioso di correnti differenti.
Impatto sul territorio
Ogni elemento è pensato per incorniciare un aspetto del territorio. Sculture e materiali giocano creando spazi e ambienti insoliti, ma che contribuiscono ad accrescere il valore territoriale. La natura circonda l’intero progetto e le opere al suo interno diventano protagoniste di quello che viene chiamato mimetismo architettonico.
Ca’ del Bosco è una cantina all’avanguardia, pioniera in questo settore di quello che è il binomio fra vino e arte. Un progetto in continuo divenire dove l’evoluzione dei vini va di pari passo con quella artistica.
Quello che non è ancora stato detto del vino
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