La tradizione enologica italiana ha origini molto antiche. Nonostante la fillossera abbia devastato il vitigno italiano nel 1886, il patrimonio ampelografico moderno è ricco. Ma quali sono i vitigni più coltivati in Italia?
La classifica dei vitigni più coltivati in Italia
Secondo uno studio ISMEA pubblicato nel 2024, i vitigni più coltivati in Italia sono, in ordine decrescente:
- Sangiovese
- Glera
- Pinot Grigio
- Montepulciano
- Trebbiano Toscano
- Merlot
- Chardonnay
- Barbera
- Nero d’Avola
- Trebbiano romagnolo
Il podio della classifica
Sangiovese
I biotipi principali del Sangiovese sono 5: piccolo, grosso (o brunello), prugnolo gentile, romagnolo a cannello lungo e il morellino (o Grossetano).
È il vitigno italiano con maggior numero di cloni.
Il Sangiovese matura dalla terza decade di settembre alla seconda di ottobre. Il grappolo è medio-grosso, cilindrico-piramidale, con una o due ali, abbastanza compatto mentre l’acino ha dimensioni medie, forma ellissoidale, buccia sottile ma consistente e pruinosa, di colore nero-viola. Il Sangiovese è un vitigno produttivo e costante, dalla notevole vigoria ed ha una buona resistenza alle avversità.
Si tratta di un vitigno che da vita a vini il cui colore è rosso rubino profondo. Dal punto di vista esclusivamente varietale, il Sangiovese a livello olfatto si contraddistingue generalmente da profumi di ciliegia, da fresca a confettura, la marasca sotto spirito, il caffè e il pepe nero, la prugna secca e i fiori di viola. All’assaggio è fresco e spesso tannico.
Il Sangiovese è un vitigno coltivato ovunque in Italia, perché molto adattabile a varie condizioni pedoclimatiche.
Glera
La Glera è un vitigno a bacca bianca che matura nelle prime due settimane di ottobre. Il grappolo è grande, lungo, piramidale ed alato, spargolo. L’acino è medio e sferoide. La buccia gialla-oro, sottile. É un vitigno caratterizzato da produttività buona e vigoria notevole, che permette quindi produzioni abbondanti in base al tipo di potatura scelta.
Il vino più conosciuto prodotto con la Glera è sicuramente il Prosecco. Dal punto di vista organolettico la Glera da vini di colore giallo paglierino tenue, intenso e fruttato, con note di pera matura e fiori bianchi. All’esame gusto olfattivo si presenta sapido e fresco, adatto quindi alla spumantizzazione. È tendenzialmente morbido e citrino e con un grado alcolico spesso contenuto.
Le zone idonee e consigliate per la coltivazione della Glera sono il Veneto, nelle province di Treviso, Padova, Belluno, Venezia e Vicenza. In Friuli Venezia Giulia la si trova a Gorizia, Pordenone e Trieste.
Pinot grigio
È un vitigno di origine francese che si è originato da una mutazione del Pinot Nero.
Il Pinot Grigio matura a metà settembre e il suo grappolo è piccolo e compatto, cilindrico e alato, . La buccia è caratterizzata da uno spessore medio e di colore grigio-viola che dà appunto il nome al vitigno. Ha buona produttività e vigoria che permette rese anche abbondanti ed è piuttosto sensibile al marciume.
I vini ottenuti dal Pinot Grigio hanno un colore variabile in base al tipo di vinificazione e ad altre pratiche di cantina. Può andare dal giallo paglierino con riflessi dorati per vini ottenuti senza il contatto con le bucce o chiarificati, al più classico rosa buccia di cipolla che deriva proprio dalla colorazione degli acini. Al naso è fruttato, caratteristica é la pesca gialla, la pera, la nocciola e la mandorla fresca. In bocca risulta fresco e piuttosto morbido, con un buon grado alcolico è buona struttura soprattutto se coltivato in zone calde e argillose.
Le zone principali dove si può trovare il Pinot Grigio sono principalmente nel Nord Italia, in particolare Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Veneto, Valle D’Aosta e Lombardia.
I vitigni più coltivati in Italia: autoctoni vs internazionali
L’Italia spicca a livello mondiale per varietà ed autenticità del vigneto.
In cima alla classifica dei vitigni più coltivati in Italia troviamo ben 2 vitigni autoctoni, in controtendenza col resto delle nazioni vitivinicole del mondo, nelle quali dominano gli internazionali, qui solo al terzo posto.
Definizione
I vitigni autoctoni sono quelli che sono coltivati storicamente in una determinata regione e da cui si producono vini che riflettono le caratteristiche del territorio, hanno origine in una specifica area geografica (Sangiovese, Glera, Montepulciano, Trebbiano Toscano e Romagnolo, Barbera e Nero d’Avola)
Gli internazionali, o alloctoni, sono vitigni che si sono diffusi in altre nazioni rispetto a quella di origine, per la capacità altissima di adattamento a diverse condizioni pedoclimatiche (Pinot Grigio, Merlot, Chardonnay).
Nella classifica dei primi 10 vitigni più coltivati in Italia ben 7 posizioni su 10 sono occupate da vitigni autoctoni.
Questi dati non possono sorprendere, in quanto l’Italia è il Paese con il numero maggiore di vitigni autoctoni attualmente schedati nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite, più di 600 tipi.
Da alcuni anni i produttori italiani hanno invertito la rotta di marcia tornando alle radici della viticultura, per avere meno competitività ma soprattutto per dare più identità territoriale ai propri vini.
I wine makers italiani puntano su vini mono vitigno da uve autoctone, che esaltano la personalità dell’uva, utilizzando tecniche di vinificazione e affinamento tradizionali: il risultato sono vini identitari, unici, che raccontano la storia di un territorio.
I vitigni più coltivati in Italia: bacca nera, bacca grigia e bacca bianca
Nella classifica dei primi 10 vitigni più coltivati in Italia vincono le uve a bacca nera su quelle a bacca bianca, con lo scarto di un solo punto dato dalla presenza in classifica di un vitigno a bacca grigia. Il podio è equamente diviso tra le 3 bacche, ma i dati statistici rivelano che la bacca bianca sta prendendo piede nel vigneto italiano.
Solo tre regioni hanno accresciuto la superficie coltivata a vigneto negli ultimi 3 anni e sono quelle nel nord/est ovvero il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige con i nuovi impianti di Glera e Pinot Grigio, in risposta al cambiamento del trend del consumo interno e dell’export, che mette al primo posto la spumantistica, al secondo i vini bianchi e al terzo i vini rossi fermi.
La Bacca Bianca
La Glera, bacca bianca, ha scalato la classifica dei vitigni più coltivati in Italia poiché è il vitigno base con cui si producono il Colli Asolani-Prosecco DOCG e il Conegliano Valdobbiadene-Prosecco DOCG, vini spumanti di grande freschezza e bevibilità amati in tutto il mondo, protagonisti di un boom commerciale.
Se si parla di spumante si deve per forza citare il Prosecco: vale il 75% del totale degli spumanti prodotti in Italia, ha generato nei primi 9 mesi del 2024 un introito di 1 miliardo e 300milioni di euro.
La Bacca Grigia
Da segnalare l’ascesa del Pinot Grigio, con cui si producono vini bianchi, se vinificato in bianco: freschi e morbidi, piacevoli, di facile bevibilità, sono molto apprezzati all’estero, anche negli Stati Uniti.
Il successo internazionale e di conseguenza il massiccio export, hanno determinato il terzo posto in classifica dei vitigni più coltivati in Italia.
La Bacca Nera
Il Sangiovese domina la classifica da anni ed è da sempre associato alla Toscana poiché qui trova la sua massima espressione. È il vitigno fondamentale delle eccellenze della regione, DOC DOCG e IGT di alta qualità che ci hanno reso famosi a livello internazionale, come il Chianti Classico, il Brunello di Montalcino, il Vino Nobile di Montepulciano e il Morellino di Scansano.
La bacca nera è al primo posto e vince in quantità di vitigni presenti in classifica rispetto alla bacca bianca perché, a livello mondiale, il consumo dei vini rossi fermi batte col 50% i bianchi e i rosati (rispettivamente al 40% e 10%).
Secondo i dati UIV – Vinitaly la categoria dei vini rossi luxury Made in Italy sta continuando a crescere nel mercato americano. Si tratta dei vini in vendita ad oltre 50 dollari. Nei primi otto mesi del 2024 questi vini hanno fatto segnare una crescita delle vendite a valore del +3%, con i vini rossi toscani che spiccano il volo con il +13%.
Conclusioni
La classifica dei 10 vitigni più coltivati d’Italia attuale è cambiata rispetto alla precedente classifica ufficiale stilata dall’organizzazione internazionale della vigna e del vino (UIV).
La sorpresa è l’uscita dalla classifica delle uve Catarratto e Negramaro che per diversi anni hanno dominato la classifica italiana. Mentre entra in classifica il siciliano a bacca nera Nero d’Avola.
Punta ad entrare nella classifica dei primi 10 vitigni più coltivati in Italia il Vermentino, con 8250 ettari coltivati principalmente in Sardegna, in Toscana, Liguria e Sicilia. Qualche centinaio di ettari si trova in Piemonte, in Umbria, nelle Marche, nel Lazio ed in Puglia, perché è un vitigno che sa adattarsi a terreni e a climi diversi. Cresce bene vicino al mare, dove i venti spazzano le vigne ed evitano il marciume. Il vino regala sfumature differenti a seconda del luogo in cui viene coltivato, in generale è caratterizzato da note agrumate ed erbacee al naso; intenso e sapido, molto fresco, al gusto.