Azienda Agricola San Giovanni – La Perla nel cuore del Cilento
A Punta Tresino in una riserva protetta a pochi passi da Santa Maria di Castellabate, divenuta celebre per l’ambientazione del film di Luca Miniero Benvenuti al Sud, troviamo l’Azienda Agricola San Giovanni.
Pochi ettari vitati, una produzione quasi artigianale di circa 30.000 bottiglie l’anno, amore sconfinato per la natura e per il territorio Cilentano.
Sono questi gli ingredienti fondanti dell’azienda di Mario Corrado e Ida Budetta, un tempo Architetti e Avvocati e oggi…. esperti viticoltori.
Indice
La Storia dell’Azienda Agricola San Giovanni
Ma che importanza hanno le etichette professionali quando si ha di fronte una scelta radicale come quella di Ida e Mario?
Provate a raggiungerli a Punta Tresino, nel parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, e capirete cosa intendo.
Qui, in questo locus amoenus sospeso nel tempo, il cielo ed il mare si compenetrano rendendosi indistinguibili e la vigna baciata dal sole e dalla salsedine custodisce storie di viandanti in fuga dai patemi del vivere quotidiano.
Questa vigna custodisce anche la storia di Ida e Mario, due giovani professionisti che nel 1999 fuggivano da Salerno, per rifugiarsi in questo luogo impervio e sublime con l’obiettivo di produrre del vino, del grande vino.
Nel 1999 c’era il telefono, non c’era l’energia elettrica, non c’era la vigna, non c’era una casa, soltanto un vecchio casale Cilentano in disfacimento. La civiltà distava 3km di strada sterrata lambita dal mare da una parte e dalla montagna dall’altra.
Oggi non è cambiato molto qui, eppure è cambiato tutto.
Tradizione ed Innovazione… in 120 metri quadri
La cosa che più stupisce non appena arrivati a punta Tresino e la domanda che inevitabilmente si pongono tutti è:
Dov’è la cantina?
Già. Perchè la cantina c’è, ma non si vede.
Abituati come siamo ad immaginare enorme vasche di fermentazione in acciaio, centinaia di botti disseminate lungo eterni corridoi, quasi dimentichiamo cosa significhi la parola “cantina“.
Mimetizzato tra le vigne si staglia un minuto casolare Cilentano in pietra amabilmente ristrutturato da Mario.
Al suo interno, nello spazio di un salotto, sono gentilmente disposti tutti i macchinari necessari per la vinificazione: fermentatori, presse, pigiadiraspatrice, etichettatrice, imbottigliatrice, botti…tutto!
Come in una partita a Tetris tutto sembra disposto ad incastro per sfruttare al massimo il poco spazio disponibile.
Questo utilizzo stringato degli spazi ci appare perfettamente in linea con il Meden Agan alla base della visione dell’azienda.
I Vini dell’Azienda San Giovanni
Poche referenze: uno spumante metodo classico, tre bianchi, tre rossi, bassa resa per ettaro ed una produzione complessiva di circa 30.000 bottiglie l’anno.
Poche bottiglie, connubio con la natura, riutilizzo delle risorse.
Insomma…un approccio artigianale alla viticoltura che declina un approccio amorevole e consapevole verso il prodotto.
Thyrrenus
L’ultimo arrivato dei vini dell’azienda di Castellabate, ma il primo della nostra lista!
Uno Spumante Metodo Classico pressoché introvabile frutto di un progetto ambizioso iniziato 3 anni fa: spumantizzare l‘Aglianico, vitigno intrinsecamente tannico, che a prima vista mal si presterebbe a questo tipo di procedura.
Il risultato è però avvincente, a cominciare dal colore, in tinta con l’atmosfera sognante del message in the bottle raffigurato nell’etichetta.
Durante l’assaggio i sentori di lievito si mescolano a quelli del vitigno ed il gusto ne esce assai accresciuto da questo insolito abbinamento.
Il Thyrrenus, bevuto nel contesto dell’azienda San Giovanni, risulta il perfetto compagno di una seduta di meditazione.
Non paghi dei risultati già ottenuti Ida e Mario decidono che la versione 2.0 dello spumante si presterà ad un affinamento ancora più lungo (ben 36 mesi) per affinare ulteriormente il perlage e rafforzare i sentori di lieviti.
Paestum
Con una resa di 60 quintali per ettaro ed una limitatissima produzione di 7000 bottiglie l’anno il Paestum è uno dei prodotti di punta dell’azienda.
Ottenuto da blend di fiano (85%), trebbiano (10%) e greco (5%) raggiunge un titolo alcolometrico di 12,5 %.
Dal colore giallo paglierino, al naso propone intriganti aromi di fiori bianchi e frutta a bacca bianca, come albicocche e pesche bianche.
Al gusto è coerente con i sentori olfattivi ed è il perfetto compagno per un piatto di crostacei crudi o uno spaghetto con i frutti di mare.
Cosa c’è di meglio che gustarlo con vista sulla vigna da cui è prodotto all’interno della guesthouse dell’azienda?
Tresinus
Il Tresinus vuole rafforzare ulteriormente il legame con il territorio andando ad omaggiare Punta Tresino, l’area protetta del parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano in cui è sita l’azienda.
Con una resa ancora minore di 50 quintali per ettaro e con una limitatissima produzione di 3000 bottiglie l’anno, il Tresinus è un Fiano in purezza da non perdere (e con il forte rischio di non trovare!).
La minore resa conferisce a questo vino una maggiore struttura ed un maggior grado alcolico che raggiunge il valore di 13,5%.
All’olfatto tutti gli aromi del fiano già percepiti nel Paestum risultano esaltati ed al gusto si evince tutta la benefica sapidità che la vicinanza del mare apporta ai vitigni dell’azienda.
Il perfetto compagno di bel filetto di Merluzzo Fresco oppure … della bollente estate campana.
Tresinus Aureus
Il Tresinus Aureus, o più semplicemente l’Aureus, è una piccola chicca, che abbiamo già avuto modo di assaggiare e di amare.
L’Aureus è un vino che evolve ulteriormente i sentori già apprezzati prima nel Paestum e poi nel Tresinus con una lunga sosta sulle fecce ed un affinamento in bottiglia di circa 2 anni.
E’ un vino che abbiamo premiato ai nostri Decanto – Wine Awards 2019 e quello che abbiamo più amato è proprio il colore tale da giustificarne il nome dorato.
La maggiore struttura e robustezza di questo vino, che però non impatta sulla sua freschezza, lo rende perfetto come vino da meditazione o per accompagnare un pesce grasso dalla maggiore struttura, come una anguilla o un salmone.
Questa chicca, dalla produzione limitatissima, risulta praticamente introvabile se non andando appunto a berla direttamente a Punta Tresino!
Castellabate
Il Castellabate, che in etichetta riporta la vista dalla finestra della Chiesa San Giovanni, è un rosso a base di Aglianico (80%) e Piedirosso (20%).
7000 bottiglie l’anno ed una resa di 50 quintali per ettaro per questo rosso cilentano dal colore rosso rubino con venature violacee.
E’ un vino ottenuto da vitigni giovani (impiantati soltanto nel 2006) che però fa della sua vivacità il punto di forza.
Con titolo alcolometrico di 13.5% e con un affinamento in acciaio e botte grande, il Castellabate è il perfetto vino per le bevute di tutti i giorni:
Dal gusto Fruttato, Giustamente tannico e sorretto da una buona acidità.
Il prefetto compagno per un tagliere di formaggi caprini cilentani.
Maroccia
Aglianico in purezza e 15% di volume. Questi i presupposti del Maroccia, che nel nome e nell’etichetta continua ad omaggiare il territorio di Castellabate.
Il nome “Maroccia” fa riferimento infatti alla contrada Maroccia di Castellabate, mentre la foto sull’etichetta ritrae le rocce porose tipiche Cilentane.
Dal colore rosso rubino, all’olfatto esplode in un tripudio di sentori di piccoli frutti maturi a bacca rossa. Ciliegie, lamponi, mirtilli sono conditi da un aroma speziato e vanigliato che con dolcezza si accompagna al fruttato.
Al gusto è caldo e morbido. L’impronta tannica dell’aglianico viene amabilmente stemperata dal passaggio in botte.
La beva è seducente, sorretta da una buona spalla acida, che ne fa un vino interessante anche come da invecchiamento.
Nonostante il bicchiere continui a svuotarsi, sembra quasi non bastare mai.
Ficonera
800 bottiglie l’anno. Praticamente una edizione limitata per questo Piedirosso in purezza da 14% affinato in acciaio.
Dal colore rosso rubino, all’olfatto libera una finissima nota fruttata tipica del Piedirosso. I sentori fruttati inebriano le vie olfattive mentre l’immaginazione vola verso sterminati campi di fragole e curiose bacche.
Al gusto è abbastanza caldo, intenso, morbido e discretamente tannico. Il tannino è giustamente dolce.
Un vino intrigante, mai banale e di buona struttura, da provare in abbinamento ad un carpaccio di manzo o una focaccia alle olive e prosciutto crudo.
Cosa ci resta di questo viaggio nel cuore di Castellabate?
Il ricordo di una meravigliosa due giorni a completo contatto con la natura abbracciando la filosofia agrirock di Mario e Ida.
Il restare sdraiati sulle sdraio in una notte senza luna contemplando lontani pianeti ed il rumore del mare, abbracciati dalle vigne e scaldati dal vino.
Quello che non è ancora stato detto del vino
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