Me lo ha detto il vino, e il vino non erra”.

Così si esprimeva lo scrittore e poeta Emilio Praga, ed effettivamente aveva ragione. Certe bottiglie parlano, dicono tutto quello che c’è da sapere, raccontano il territorio dal quale provengono e la gente che quel territorio lo vive ogni giorno, e in ultimo trasmettono la visione di un produttore. E non sbagliano mai.

E’ il caso della bottiglia che abbiamo degustato oggi, il Barolo Garretti 2012 della cantina La Spinetta: un vino che parla e non sbaglia.

La Spinetta, Giorgio Rivetti e i Barolo Boys

Per parlare de La Spinetta e del suo “mentore” Giorgio Rivetti ci vorrebbero libri interi, e forse non sarebbero sufficienti. Parliamo di uno dei principali esponenti di quel movimento passato alla storia con il nome di Barolo Boys, fenomeno che a cavallo tra gli anni 80 e 90 del secolo scorso ha contribuito a rivoluzionare la produzione vitivinicola delle Langhe, apportando importanti novità agronomiche, produttive e distributive in un territorio fino ad allora legato forse eccessivamente alle tradizioni e a una storia in parte impolverata, seppur gloriosa.

Noi non abbiamo libri a disposizione, ma lasciamo che a parlare per lui sia il suo Barolo Garretti 2012.

Il Barolo Garretti 2012 de La Spinetta

Come da disciplinare, il vino nasce da uve 100% Nebbiolo, prodotte dal vigneto Garretti, situato a Grinzane Cavour.

Stiamo parlando di un’appezzamento che si trova a 240 metri s.l.m., con un suolo di origine alluvionale caratterizzato da un manto argilloso calcareo e con vigne di un’età media di 70 anni.

Il vigneto Garretti gode di una straordinaria ventilazione e di un’ottima esposizione a Sud. Questo garantisce un’escursione termica eccezionale anche nelle annate più calde.

Dopo la macerazione e la fermentazione alcolica in vasche a temperatura controllata che durano circa due settimane, il Barolo Garretti svolge la malolattica in botti di rovere francese.

In seguito il vino affina circa 24 mesi nelle stesse botti e 12 mesi in bottiglia.

La degustazione

Il vino si presenta di un bel colore rosso rubino con unghia granata tipica del vitigno.

Al naso le sensazioni viaggiano in un lungo abbraccio armonico tra potenza e raffinatezza. Nulla lascia intendere che questo Barolo abbia dieci anni sulle spalle. si sprigionano infatti profumi di lamponi, rose rosse, poi frutta rossa in confettura, liquirizia, pepe dati dall’affinamento in botte. Infine si riconosce una piacevole balsamicità che si riscontra anche alla beva.

Al sorso regna l’equilibrio: il tannino è setoso e ben levigato mentre il grado alcolico, seppur elevato, non si fa mai sentire eccessivamente. Anche per questo la bottiglia rischia di finire in un attimo, dimostrando un’ ottima gradevolezza di bevuta. Il finale è lunghissimo , caratterizzato da una piacevole sensazione ammandorlata.

Gli abbinamenti consigliati con il Barolo Garretti

L’abbinamento naturale di questo Barolo Garretti è con i secondi piatti, a cominciare da quelli tipici del territorio di Langa. Penso ad esempio ai grandi brasati dalle lunghe cotture, o all’ormai leggendario carrello dei bolliti con le caratteristiche salse di accompagnamento.

Un Barolo che vedrei bene affiancato anche ad un primo piatto locale come gli agnolotti del plin.

Uscendo un po’ dal territorio langhetto, invece, un abbinamento ideale è quello con la cacciagione. In particolare quella di piccolo taglio, come ad esempio il fagiano o il germano reale.

Ma sicuramente non sfigura nemmeno con un bel piatto di cervo con la polenta.

Conclusioni

Il Barolo Garretti 2012 è un vino costruito per piacere e ci riesce appieno, compiendo però una “magia”: risultare affascinante senza mai diventare ruffiano.

Merito sicuramente di un terroir unico al mondo ma allo stesso tempo della visione di un produttore che ha ben chiara la direzione verso la quale vuole andare e riesce ad esprimerla in ogni sua bottiglia. E il vino non erra.

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