Bollicine Made in UK: l’effetto “spumeggiante” del Global Warming
Se sei al Sud dell’Inghilterra e sei un wine lover curioso non puoi non visitare il Sussex e le sue vineyards!
Grazie o a causa del progressivo surriscaldamento globale, negli ultimi anni il clima e il terreno inglese sono diventati sempre più adatti alla coltivazione della vite e, in particolare, di vitigni internazionali e di origine tedesca.
Ciò ha determinato un sorprendente e velocissimo sviluppo del settore vitivinicolo, dove numerose aziende hanno deciso di investire con apprezzabili risultati, specie per quanto riguarda la produzione di spumanti.
Infatti, gli English sparkling wines stanno incontrando il favore di un pubblico sempre più ampio di esperti e appassionati, divenendo validi competitors in un mercato finora indiscutibilmente dominato dalle bollicine italiane (in particolare, dal Prosecco) e dagli Champagne.
Si parla, a voce bassa, di un trend in crescita che, addirittura, potrebbe in un futuro non molto lontano mettere in crisi l’export in UK degli spumanti tricolore, complice anche la Brexit e gli scenari politico-economici che potrebbero palesarsi dal prossimo autunno.
Non storcano il naso gli amanti delle bollicine nostrane e dei cugini d’oltralpe, si tratta di vini con caratteristiche peculiari per struttura e bevibilità.
Le bubbles inglesi sono per lo più prodotte col metodo della rifermentazione in bottiglia (per intenderci, lo stesso col quale si producono il Franciacorta e lo Champagne), dotate di una vivace freschezza gusto-olfattiva, di una discreta persistenza aromatica e di una piacevole effervescenza che porta al naso profumi fruttati e floreali. Più tenui sono gli odori “da rifermentazione” di lievito e crosta di pane, marcatori olfattivi tipici della spumantizzazione con Metodo Classico ben percepibili nei cugini francesi e italiani.
Indice
Le visite
Accompagnata da una simpatica guida del Great British Wine Tour ho attraversato le campagne del Sussex.
La tipica pioggerellina inglese, fitta e sottile, ha reso ancora più affascinante la passeggiata tra i filari delle viti di Bolney Wine Estate e di Nutbourne Vineyards.
Due aziende abbastanza diverse per dimensioni e filosofia di produzione. Ma entrambe le visite e le degustazioni sono state un’esperienza davvero interessante, con spiegazioni in lingua inglese chiare e comprensibili, anche dopo i numerosi bicchieri di vino!
Visita n°1: Bolney Wine Estate
Il mio tentativo di simulare l’accento British è miseramente fallito. Non faccio in tempo a dire “Hi!” che la guida dell’Azienda riconosce la mia provenienza, non solo la nazionalità ma addirittura la regione! Sì, perché George, in realtà, è Giorgio ed è un agronomo italianissimo.
Tuttavia, la visita e la degustazione sono condotte in un inglese chiaro e semplice, anche per la presenza di un piccolo gruppo di visitatori americani curiosi di conoscere la magia della presa di spuma.
Terminate le spiegazioni e ampliato il mio vocabolario enologico inglese, ci dirigiamo verso una sala interna allestita per la tanto attesa degustazione di sparkling wines.
In degustazione:
Bolney Bubbly, NV (Non-vintage), Brut
Una cuvée di Chardonnay, Müller Thurgau e Reichensteiner (vitigno impronunciabile tedesco ottenuto dall’incrocio tra Müller-Thurgau, Madeleine Angevine e Calabreser Froehlich) di diverse annate. Da qui, l’indicazione NV che corrisponde alla francese sans année. Fresco e leggero, con delicate note floreali e agrumate, perfetto per un aperitivo o un antipasto a base di cruditè di pesce.
Bacchus, 2016
Un effervescente Sauvignon Blanc, con una acidità e una sapidità ben bilanciate. Olfatto vivace e fresco, con sentori netti di frutta esotica e tropicale e piacevoli note erbacee. Potrebbe essere un buon compagno di pietanze a base di carni bianche leggermente insaporite con spezie o erbe aromatiche.
Blanc de Noirs, 2015, Brut
Davvero interessante questo blend di Pinot Noir (95%) e Pinot Meunier, con una freschezza più evoluta e una effervescenza più avvolgente delle bollicine precedenti. Al naso si avvertono sentori di piccoli frutti rossi e di noce pesca, accompagnati da una leggera nota agrumata di pompelmo rosa. Lo immagino con una bella fetta di salmone in salsa olandese.
Visita n°2: Nutbourne Vineyards
Piccola, accogliente e circondata da un paesaggio incantevole, Nutbourne Vineyards è una azienda familiare con una produzione di nicchia e di qualità.
Gli still wines (i vini fermi) sono prevalentemente bianchi e rosati, derivanti dalla vinificazione di vitigni di origine tedesca quali: Bacchus (incrocio tra Sylvaner, Riesling e Müller Thurgau), Huxelrebe (incrocio tra Courtiller Musque o Muscat Precoce de Saumur e Gutedel o Chasselas), Reichensteiner (già incontrato sopra) e Schönburger (incrocio tra Pinot Noir e Pirovano 1, quest’ultimo a sua volta frutto dell’incrocio tra Chasselas Rosé e Muscat Hamburg).
Il comune denominatore di tutte queste varietà è il corredo aromatico gusto-olfattivo, con diverse sfumature odorose floreali e fruttate dolci ed esotiche, che si calibrano con una gradevole sapidità e una buona freschezza.
Dai vitigni internazionali di Pinot Noir e Chardonnay si ottiene, invece, la linea sparkling prodotta con il Metodo Classico.
In degustazione:
Nutty, Brut, 2015
Pinot Nero e Chardonnay che, assemblati, sostano per tre anni in bottiglia per creare un vino avvolgente ed equilibrato, con una effervescenza quasi piccante e degli aromi fruttati che si accompagnano alle note fragranti di pasticceria secca. Da sorseggiare tra un tocchetto di formaggio fresco e una tartina con burro alle erbe.
Nutty “Wild”, NV
Realizzato con sole uve di Pinot Nero. La presa di spuma avviene per opera di lieviti naturali e, dopo la sboccatura, non viene aggiunta la liqueur d’expédition (una miscela di vino base e zucchero) ma solo altro vino dello stesso tipo privo di residuo zuccherino. Si tratta, perciò, di un dosaggio zero (o Brut nature, o Pas Dosé). Un vino giovane e leggero, con delicate note floreali e un titolo alcolometrico inferiore al 10%. Perfetto per un aperitivo, anche a base di spiedini di frutta.
Si conclude così, al riparo dalla pioggia sotto un grazioso porticato, una giornata ricca di brindisi, dove ho avuto modo di conoscere ed apprezzare una produzione vitivinicola che ha voglia di crescere ed emergere nel mercato interno e in quello globale.
Tuttavia, sebbene tanto il fattore climatico quanto quello geo-politico nei prossimi anni potrebbero giocare insieme un ruolo determinante per la produzione vitivinicola d’oltremanica, possiamo ancora dire (con una nota di orgoglio patrio) che, in base alle più recenti statistiche condotte a livello internazionale (fonte winenews.it), il Prosecco risulta essere la bollicina più cercata e bevuta dai drinkers inglesi, soprattutto dai Millennials (tanto che ogni 13 agosto si celebra il “National Prosecco Day”). Risultato, peraltro, che si registra con costanza oramai da diversi anni e non solo nel Regno Unito.
In ogni caso, al di là di qualunque sciocco scetticismo e inutile patriottismo enoico, la curiosità, come sempre, ha appagato la nostra “sete di conoscenza”!
Cheers!
Quello che non è ancora stato detto del vino
La guida è disponibile in un pregiato volume cartaceo di 392 pagine in tiratura limitata sul nostro shop.