Novembre, un biglietto aereo per Bordeaux, un quaderno e una penna tra le mani, sorriso stampato e grande entusiasmo. Così si sente un wine lover quando sa che passerà due giorni a spasso tra coloro che hanno reso grande una regione.

Arrivo nella “capitale del vino” che sorprende subito per la sua bellezza.

Spesso quando si parla di Francia, tutti pensano a Parigi come meta chic e culturale, ma arrivare a Bordeaux è come entrare in un mondo parallelo che lascia senza fiato. Un piccolo gioiello architettonico con un centro storico che ha ottenuto il riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Tuttavia resta maggiormente nota per il cibo e il vino… e a noi comunque non dispiace!!

Così, presa la macchina, parto per il mio tour vitivinicolo.

Saint-Emilion è situata ad est, a circa 50 minuti da Bordeaux, è una delle zone di produzione più importanti della regione. Oltre ad essere anch’essa Patrimonio dell’Unesco.

Durante il viaggio si aprono davanti a me infinite distese di vigne, regalandomi un panorama che in quel momento sembrava rappresentare un abbraccio di benvenuto. L’occhio corre lungo la strada e i filari che si susseguono, mostrandomi una moltitudine di colori autunnali, dal rosso al giallo, che scaldano cuore e anima.

Arrivata a destinazione, sembra di entrare in un altro mondo, un’atmosfera fiabesca, un borgo medievale che pullula di negozietti di vino e localini. Una sorta di paese dei balocchi per Sommelier!

Decidere dove fermarsi, cosa visitare e degustare non è facile. Entrando nella strada del vino si trovano Château a destra e a sinistra. Si resta praticamente imbambolati, desiderosi di fotografare ogni cosa.

Mi dirigo verso Château La Dominique, situato vicino Château Cheval Blanc, al confine con la denominazione di Pomerol, a nord-ovest di Saint-Emilion.

La Dominique

Inizio la visita immergendomi nel racconto della mia guida. La storia risale al XVIII secolo e il nome richiama l’omonima isola caraibica dove il proprietario originario fece la sua fortuna. Nel 1969 fu poi acquistata dalla famiglia Fayat, che lo ha reso famoso.

Guardando la facciata, recentemente ristrutturata dall’architetto Jean Nouvel, si nota il forte contrasto con la storicità che la circonda ma che, allo stesso tempo, la ingloba perfettamente nell’ambiente. La guida mi fa notare come il rosso della parete cambi rappresentando le diverse gradazioni di colore del vino e di come questa rifletta la vigna di fronte, creando un gioco di luci e prospettive emozionanti.

29 ettari di vite. Un terreno meraviglioso dove Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e una piccola parte di Malbec regalano risultati eccezionali.

La produzione è solo di vini rossi rigorosamente taglio bordolese.

Dopo il passaggio in cantina e nella bottaia, arriviamo alla parte finale e se vogliamo anche la più interessante: La Degustazione:

Due prodotti:

Château La Dominique, Grand Cru Classé Saint-Emilion 2014

Château La Dominique con calice

Merlot (86%), Cabernet Franc (12%), Cabernet Sauvignon (2%).

Il colore di un rosso rubino vivace ti porta subito ad avvicinarlo al naso per sentirlo. Ti conquista con aromi balsamici e intensi. Pulito, bello. Più lo si trattiene nel bicchiere e più diventa intrigante, fuoriescono nuances di frutta e spezie in cui il pepe nero la fa da padrone. Assaggio: vellutato, persistente, tannino elegante.

D’altra parte a pochi chilometri da Pomerol l’influenza la sente tutta!

Passiamo al secondo vino:

Relais La Dominique, Saint-Emilion Grand Cru 2013

Bottiglia di Relais De la Dominique e calice

Stesso taglio bordolese.

Qui il colore è più marcato ma resta comunque un rubino vivace. Lo accosto al naso e questa volta a prevalere è la frutta e le spezie, vaniglia, cuoio. Al gusto la nota tannica è più accentuata ma non invadente.

Prodotti sicuramente d’eccellenza, nati in un territorio magico. Uno Château in cui tradizione e innovazione, vino e architettura si fondono creando un equilibrio perfetto.

A questo punto è ora di mangiare qualcosa, salgo al ristorante sulla terrazza e mi viene proposto l’assaggio di un altro prodotto cambiando zona: Haut-Médoc.

Château Clement – Pichon, Cru Bourgeois 2011

Château Clément-Pichon con calice

Granato intenso, profumi ancora vivi di frutta e spezie. Al palato elegante, duro, persistente. Tannino piacevole e levigato. Un bellissimo equilibrio. Finale leggermente affumicato ma lascia assolutamente soddisfatti.

Prima di andare mi affaccio sulla “Terrasse Rouge” e nonostante la pioggia che inizia a scendere mi perdo guardando la vastità che si estende sotto di me. Filari perfettamente allineati a perdita d’occhio. Respiro a pieni polmoni quest’aria “divina”.

Soddisfatta scendo per ripartire alla volta di Château de Sales.

Ci spostiamo nella più importante proprietà di Pomerol. I suoi 90 ettari di cui 47,6 vitati ne fanno lo Château più vasto della zona.

Arrivo all’ingresso e si impone maestosa una struttura architettonica risalente al XVII secolo.

Ad accoglierci una splendida signora sorridente, che parla anche italiano mettendoci subito a nostro agio. Inizia raccontandoci della famiglia, la stessa alla guida dell’azienda da cinque secoli. Giunta alla venticinquesima generazione, porta ancora avanti, con rispetto e onore, i sogni e le tradizioni dei propri avi.

Un altro incredibile posto magico in cui ci si perde tra parchi, fiori, vigne e persino un laghetto di proprietà. La vendemmia viene fatta rigorosamente a mano. Prevale anche qui la produzione del Merlot (73%) seguita dal Cabernet Sauvignon (15%) e Cabernet Franc (12%). Il vino, inoltre, è interamente prodotto e imbottigliato in sede, 18 mesi dopo la vendemmia, altrimenti non potrebbe avere l’appelation “Pomerol”.

Completato il giro tra vigna, cantina e bottaia, arriva anche qui il momento di salire nella splendida sala degustazione, dove calici e vino sono li pronti ad attendermi.

La mia simpatica ospite mi fa notare che questo è l’unico castello ad avere due vini il cui nome inizia con Château. Da disciplinare le aziende possono avere solo un vino che abbia questo appellativo, ma ella ebbe la fortuna di registrare i due prodotti prima che tale legge diventasse effettiva, ritrovandosi cosi ad essere unica anche in questo.

Inizia la degustazione:

il primo vino, proviene da una seconda selezione delle uve che vanno a formare il prodotto di punta dell’azienda:

Château Chantalouette, Pomerol 2015

Bottiglia di Château Chantalouette, Pomerol 2015 con calice

Merlot (57%), Cabernet Franc (23%), Cabernet Sauvignon (20%)

Affina per una parte in botti di rovere e un’altra in serbatoi.

Si fa notare subito per il suo colore brillante. Un rosso granato vivo. Lo avvicino al naso e subito mi sommergono le note fruttate, leggermente mature ma sempre eleganti. Lo assaggio e mi conquista riportandomi al gusto ciò che avevo avvertito all’olfatto. Finale lungo, elegante e perfettamente bilanciato.

Il secondo in degustazione, ma primo vino dell’azienda per importanza, è:

Château de Sales, Pomerol 2015

Bottiglia e calice di Château de Sales, Pomerol 2015

Merlot (82%), Cabernet Sauvignon (9%), Cabernet Franc (9%)

Matura per 12 mesi in botti di rovere le quali per il 15/20 % vengono rinnovate ogni anno.

Qui già il colore mi sorprende di più, un profondo rosso rubino, scivola nel bicchiere con delicata potenza, si muove più lento rispetto al precedente. Lo avvicino al naso, è intenso, il legno è presente sin dal primo step olfattivo, poi frutta, spezie, cioccolato, caffè. Un viaggio favoloso che ti porta a chiudere gli occhi, immaginando di camminare ancora tra quelle vigne con il calice saldo tra le mani. Lo assaggio e l’attacco tannico è altrettanto presente, come gli altri, non nega la sua elegante struttura. Corpo pieno. Finale lungo. Pulisce il palato lasciando una sensazione di piacevole armonia e perfetto equilibrio.

Tardo pomeriggio, decido di avviarmi verso casa, tenendo strette le bottiglie acquistate, con l’obiettivo di aprirle presto.

Si conclude così una breve ma intensa full immersion in un mondo meraviglioso, vissuta con la serenità di chi ha voglia di scoprire. Così, con un bagaglio di conoscenza (e di bottiglie) leggermente più ampio, ancora sognante guardando i filari dal finestrino, penso a quanto sia importante e bello non solo coltivare le proprie passioni, ma soprattutto viverle a 360°.

Cheers!

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