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Dallo storico vigneto alla nuova bio-cantina a vista: Barone Pizzini si racconta attraverso Bagnadore Riserva

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Spesso un vino è in grado di trasmettere molto più delle sensazioni organolettiche che percepiamo mentre lo sorseggiamo. Se prestiamo attenzione, ci parla del luogo da cui viene, dell’anno in cui è nato, del percorso che ha fatto e delle mani che lo hanno accompagnato fino a diventare quello che è nel momento in cui ce l’abbiamo di fronte.

Per tale motivo, alcuni produttori considerano in particolare uno dei loro vini lo specchio per eccellenza del proprio lavoro. Una sorta di portabandiera rappresentativo dell’azienda, una vera e propria dichiarazione d’intenti.

“Il Bagnadore Riserva non è solo un Franciacorta, è il simbolo di una tradizione familiare che guarda al futuro, con rispetto e passione”, spiega Silvano Brescianini, amministratore delegato di Barone Pizzini, mentre racconta la storia di questo spumante, prodotto solo nelle annate migliori. Le uve, 60% Chardonnay e 40% Pinot nero, provengono dal vigneto più vecchio di Barone Pizzini, il Roccolo, impiantato nel 1992.

Il nome è un omaggio a Pierjacomo e Piermatteo Ghitti, detti “i Bagnadore”, per via del torrente che scorre accanto alla dimora quattrocentesca della famiglia a Marone, sul lago d’Iseo. È stato grazie a loro, infatti, che la storica azienda agricola franciacortina ha raggiunto livelli qualitativi altissimi, nel pieno rispetto del territorio, della storia e dell’innovazione sostenibile.

Un vino, dunque, che racchiude in sé un profondo legame con le radici di Barone Pizzini e, allo stesso tempo, è frutto di una produzione volta alla massima eccellenza qualitativa, mediante le più moderne tecnologie, poste al servizio della sostenibilità ambientale.

Barone Pizzini ieri e oggi

La storia di questa cantina inizia nel lontano 1700, quando i Baroni Pizzini von Thurberg di Rovereto, decidono di acquistare una tenuta in Franciacorta. Quest’ultima già allora era terra di vini “briosi e spumeggianti”, come li ha definiti alcuni secoli prima Girolamo Conforti nel suo Libellus de vino mordaci.

L’amicizia della nobile famiglia con Wolfgang Amadeus Mozart porta il musicista a frequentare la dimora franciacortina fra il 1769 e il 1772. In ricordo di tale legame, per molti anni a “sorvegliare” la barricaia della cantina c’è stato un ritratto in onore del compositore austriaco.

Oggi, questo luogo, in cui si incontrano cultura, lavoro, territorio e tempo, ospita “Polifonie, l’estetica del suono”, un progetto che trasforma il paesaggio in esperienza udibile, racchiudendo in sé arte, natura e valori etici aziendali. La prima opera, visibile nel corso della visita in cantina, è Mantulì, dal nome della brezza mattutina che accarezza le vallate attorno al Lago d’Iseo. La scultura sonora è stata realizzata appositamente per Barone Pizzini da Enrico Ascoli e Hilario Isola e nasce da una profonda esplorazione della dimensione acustica dei fenomeni naturali.

È il 1870 quando nasce l’Amministrazione Agricola Pizzini, che si distingue fin da subito per la sua concezione moderna dell’agricoltura. La visione aziendale continua in questa direzione e, nel 1971, il Barone Giulio Pizzini di Piomarta produce la prima bottiglia di Franciacorta della cantina. In seguito, alcuni imprenditori della zona, come la famiglia Ghitti, vengono coinvolti nel progetto. Il focus non è solo la qualità del vino, ma lo sono anche e soprattutto le persone, l’ambiente e il territorio.

Tale missione ha portato nel 2002 alla produzione del primo Franciacorta biologico certificato della storia a opera proprio di Barone Pizzini.

Sempre per onorare la filosofia che anima questa azienda, nel 2007 viene inaugurata la nuova cantina, a Provaglio d’Iseo, progettata e realizzata secondo i principi della bioedilizia.

La struttura, studiata nei minimi dettagli per ridurre il più possibile l’impatto ambientale e il consumo energetico, si ispira alla conformazione di un albero: la chioma in vista e le radici in profondità. A livello del suolo si trovano gli uffici e l’ampia balconata, da cui si può osservare tutta la zona di produzione, posta poco al di sotto (5 metri).

Scendendo 10 metri sotto terra si raggiunge il cuore dell’azienda, dove tutto prende vita, proprio come avviene nelle radici di una pianta. Qui si trova la barricaia, comprendente circa 450 barrique più alcune botti grandi, che ospita gli spumanti mentre riposano sui lieviti fino a 120 mesi. Dolcemente cullate dai giropallet, tutte le bottiglie assumono 78 diverse posizioni, garantendo costanza e uniformità durante il delicato processo del remuage.

Pannelli solari e tubi di aerazione, che spuntano dal terreno per rinfrescare l’aria degli ambienti sottostanti, sono solo alcune delle tecnologie adottate da Barone Pizzini in nome della sostenibilità. Quest’ultima guida ogni scelta aziendale, in cantina e non solo. Infatti, anche il packaging è stato modificato per risultare più ecocompatibile: le etichette delle bottiglie sono realizzate in carta non plastificata e le capsule sono in materiale più leggero rispetto a quelle tradizionali.

Sono circa 60 gli ettari aziendali, coltivati in regime biologico, prevalentemente con Chardonnay, Pinot nero, Pinot bianco ed Erbamat. Proprio questa varietà autoctona franciacortina, per anni dimenticata dai produttori della zona, è stata oggetto di un importante progetto di recupero.

ll progetto Erbamat

A partire dal 2008, Barone Pizzini ha dedicato un ettaro di vigneto alla rivalorizzazione del vitigno Erbamat (inizialmente declassandolo dalla DOCG). Dopo anni di micro-vinificazioni sperimentali, l’azienda, in collaborazione con enologi e ricercatori dell’Università di Milano, è riuscita a trovare il giusto equilibrio e a presentare il primo Franciacorta contenente Erbamat: Animante. Questo spumante in breve tempo ha conquistato il pubblico e gli addetti ai lavori, ottenendo prestigiosi riconoscimenti.

Grazie all’impegno di Barone Pizzini, insieme a quello di altri produttori locali, nel 2017 il disciplinare di produzione è stato modificato. Da allora è infatti possibile l’inserimento dell’Erbamat fino al 10% negli spumanti Franciacorta DOCG.

Bagnadore Riserva: lo spumante che affonda le radici nel passato e punta alla qualità senza compromessi

Siamo nel vigneto aziendale storico, impiantato nel 1992. Protetto dal bosco adiacente, il Roccolo, si estende per poco meno di 4 ettari, su un suolo morenico, con terreni sabbiosi alternati a un substrato ciottoloso estremamente drenante. Qui nascono le uve, 60% Chardonnay e 40% Pinot nero, che danno vita al vino più rappresentativo di Barone Pizzini. Bagnadore, infatti, incarna la storia e la filosofia dell’azienda, diventando a tutti gli effetti una vera e propria dichiarazione di intenti.

Meno di 15.000 bottiglie prodotte solo nelle migliori annate per questo spumante, frutto di una rigorosa selezione delle uve, vendemmiate e vinificate separatamente. Una parte, infatti, sosta per 8 mesi in barrique con bâtonnage manuale (esattamente 47 colpi a botte) e l’altra per lo stesso tempo in acciaio, quindi vengono assemblate. Affinamento lunghissimo sui lieviti (almeno 72 mesi) e nessun dosaggio alla sboccatura permettono al vino di interpretare il terroir attraverso il tempo, raccontando precisamente a chi lo assaggia il luogo e l’anno in cui è nato, senza interferenze.

La verticale di Franciacorta DOCG Bagnadore Riserva

2008 Magnum (sboccatura: luglio 2023)

Questo spumante è frutto di un’annata molto piovosa, che ha messo a dura prova la produzione. Nel calice presenta un perlage vivace e persistente, che illumina il colore giallo dorato intenso. Al naso esprime una grande complessità aromatica, che varia da un pot-pourri di fiori gialli e cedro disidratato, alle mele cotogne al forno, alle pesche sciroppate. Completano il bouquet note di croissant alla marmellata di albicocca e sentori di nocciola tostata. In bocca il vino mantiene una discreta freschezza e una buona sapidità, che bilanciano bene l’importante struttura. La persistenza è sorprendente e accompagna a lungo il pensiero, che fa un viaggio nel tempo, ripercorrendo che cosa è accaduto negli ultimi 17 anni, mentre questo Bagnadore Riserva riposava in cantina.

2009 Magnum (sboccatura: luglio 2023)

Annata soleggiata e regolare, che si riflette nel colore caldo e intenso del vino, reso vivace dal perlage persistente. Annusando il calice si riconoscono sentori fumè, di mandorle tostate, scorze di agrumi candite, frutta tropicale disidratata e anche crostata di frutta fresca con la crema. In bocca la sapidità è spiccata e sostiene la grande struttura di questo spumante. La persistenza é molto lunga e chiude con una leggera nota ammandorlata.

2014 Magnum (sboccatura: luglio 2023)

Nato in un’annata considerata non buona, a causa delle difficili condizioni climatiche e delle abbondanti piogge, questo Bagnadore Riserva rivela un colore brillante, un perlage finissimo e persistente. Davvero affascinante il profilo olfattivo: fiori di sambuco, cedro, bergamotto, mela golden, miele di acacia, pane appena sfornato e burro di malga. All’assaggio, la freschezza e la spiccata sapidità sono in perfetto equilibrio con la struttura avvolgente e vellutata del vino. Il finale, lungo ed estremamente piacevole, lascia la voglia di berne un altro calice.

2016 Magnum (sboccatura: luglio 2023)

Frutto di un’ottima annata, questo spumante presenta un giallo paglierino con riflessi dorati e un perlage molto fine e persistente. Al naso è ricco: regala note di fiori di acacia, mela golden matura, ananas, zest di limone, zenzero e crosta di pane. In bocca l’acidità e la sapidità sono spiccate, lasciando presagire un potenziale evolutivo davvero sorprendente. La persistenza è notevole e permane una nota minerale, quasi salina, in bocca. Rimane la curiosità di degustare questo Bagnadore Riserva nel corso degli anni, per comprenderne appieno l’evoluzione, che si preannuncia molto interessante.

Anteprima 2017

Un assaggio di questa annata non ancora in commercio, la cui sboccatura è prevista per l’inizio del 2026. La produzione è stata molto ridotta a causa di una gelata primaverile. Nonostante lo spumante stia ancora riposando sui lieviti, rivela già un profilo molto intrigante. Il colore è tenue e brillante, con un perlage fine e persistente. Al naso si percepiscono note di fiori bianchi, frutta croccante a polpa bianca, lime, zenzero e crosta di pane. All’assaggio presenta una freschezza e una sapidità spiccate, come è giusto che sia, ma perfettamente integrate e bilanciate dalla struttura. Un Bagnadore Riserva in fieri, che promette un’evoluzione veramente straordinaria.

Bagnadore Riserva 2011 Rosè

Sebbene sia al di fuori della verticale, è impossibile non dedicare qualche parola a questo eccezionale sparkling wine. Unico spumante italiano a ottenere il prestigioso punteggio di 98/100 da James Suckling nel 2024, Bagnadore Riserva 2011 Rosè è attualmente un unicum. Racchiude in sé la massima espressione del Pinot nero in purezza, proveniente dallo storico vigneto, il Roccolo. Estrema finezza, equilibrio e grande complessità sono descrittori tecnici perfetti per presentarlo, eppure non rendono giustizia a questo vino, che non solo è in grado di sorprendere, ma anche e soprattutto di emozionare. Considerato che l’annata 2011 è stata quella del suo debutto in società, è proprio il caso di dire: “buona la prima”!

Claudia Pescarolo
Claudia Pescarolo
Metà piemontese e metà veneta, nelle mie vene non può che scorrere vino. Formazione scientifica, animo classico e profonda curiosità sono i miei ingredienti principali. Dopo la laurea in Medicina Veterinaria, il diploma di Sommelier e il master in Comunicazione per il Settore Enologico, ho deciso di dedicarmi alla mia missione: raccontare storie di vino, di persone, di passione e di grande bellezza.

Untold

"Untold - Quello che non è ancora stato detto del vino" è la prima edizione della guida ai vini d'Italia di Decanto distribuita in volume cartaceo e App nel 2024.

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