Una storia, un percorso, una rinascita

In una regione di grandi vini rossi come quella piemontese, emergere e farsi un nome non è di certo un compito facile, soprattutto per un piccolo vitigno coltivato in una zona non proprio primaria. Questa è la storia del Timorasso, un vitigno caduto nell’oblio, quasi del tutto dimenticato, riuscito a tornare in auge ed a affermarsi nel panorama enologico italiano.


Il Timorasso è un vitigno autoctono a bacca bianca, originario della provincia di Alessandria e coltivato fin da tempi remoti sui colli tortonesi: nelle valli Curone, Grue, Ossona e Borbera.

Proprio in queste zone è riuscito a trovare il suo ambiente naturale, grazie a un mix di terreni calcarei argillosi e condizioni climatiche favorevoli. Un vitigno molto legato al suo terroir e poco propenso ad adattarsi ad altre zone. Questo fattore, unito a una resa scarsa e incostante e a una buccia delicata a rischio malattie, ha portato nel corso degli anni a l’abbandono a scapito di altre varietà a bacca rossa più produttive come Barbera e Croatina.

Artefici della sua rinascita negli anni 80 sono stati alcuni viticoltori guidati da l’eccentrico e visionario Walter Massa, i quali puntando sulle grandi potenzialità di questo vitigno, avviarono il processo di recupero. Il piano delineato era ben chiaro: mettere in risalto tutte le sue qualità al fine di creare un prodotto di alto livello che fin ad allora era sempre mancato in Piemonte. Un duro lavoro, attraverso diverse sperimentazioni che alla fine ha portato i suoi frutti.


Il cambio di nome in Derthona

Processo di crescita, che ha avuto come piccolo traguardo l’introduzione del Timorasso nella DOC Colli Tortonesi e infine il cambio di nome in Derthona (l’antico nome della città di Tortona). Passaggio deciso dal Consorzio tutela vini dei Colli Tortonesi, il cui obiettivo è la promozione e salvaguardia del territorio per raggiungere una maggiore visibilità in Italia e non. Uno step necessario e fondamentale per tutti i grandi vini, quello di legare il nome al proprio territorio.


Le caratteristiche del Timorasso

Oggi il Timorasso è un apprezzato vino di nicchia, una piccola perla made in Piemonte.

Un vino elegante, con una forte impronta minerale che rispecchia il suo terroir. Al palato offre una presenza alcolica importante e non ultima una grande adattabilità all’invecchiamento. Già, perché l’affinamento in bottiglia ci regala sentori terziari complessi e fini.

Alla vista questo vino si presenta di colore giallo paglierino con riflessi dorati, mentre al naso complessi profumi floreali di acacia, biancospino, gelsomino e fragranze d’idrocarburi e pietra focaia ne fanno da padrone.

È solo però dopo qualche anno di affinamento che si notano gli aromi di frutta matura e un’ancora più accentuata mineralità. In bocca si percepisce una notevole struttura, bilanciata da un’acidità necessaria a garantire freschezza negli anni.


Le aziende sul territorio

Oggi esistono 132 produttori e una superficie vitata che è passata in dieci anni da 25 a 175 ettari. Numeri in continua crescita, a testimoniare il potenziale di questo vitigno. Oltre a Walter Massa, etichette degne di nota sono quelle di Claudio Mariotto, La Colombera e Boveri Luigi, per citarne alcune.


L’abbinamento a tavola

Abbinamenti? Ci troviamo di fronte a un vino che si offre a una vasta gamma di portate, in base allo stato evolutivo. Da gustosi antipasti a base di verdure e salumi, fino a piatti più persistenti e aromatici, come omelette alle erbe, fritture di pesce e formaggi stagionati. Non dimentichiamo il classico abbinamento locale con il Montébore, formaggio tipico dell’alessandrino.

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