Inserrata: agricoltura biologica all’insegna del rispetto per l’ambiente
Scegliere di far visita a un’azienda durante la vendemmia è un po’ come andare a trovare qualcuno durante un trasloco: tutti sono di corsa e tu ti senti di troppo. In vigna e in cantina si respira un palpabile senso di eccitazione, tutti sono indaffarati e il lavoro non manca.
Arrivo ai filari a metà mattina, quando è già più di due ore che si lavora alla raccolta del Sangiovese. Immersa proprio nel cuore delle Toscana, a metà strada tra Pisa e Firenze, su una bella collina soleggiata e protetta dai boschi vicini. Gabriele, il giovane titolare dell’azienda Inserrata, mi accoglie con un sorriso, probabilmente anche frutto della pausa dalla vendemmia che sta per concedersi.
Camminiamo lungo i filari, che si estendono per circa 5 ettari e, con orgoglio, mi mostra le diverse piante, mi spiega e mi racconta molte cose, sembra un fiume in piena, con entusiasmo e sempre con il sorriso.
Quest’anno, fortunatamente, è un’ottima annata, e me ne rendo immediatamente conto anch’io. I grappoli del Sangiovese sono a dir poco stupendi, in ottima salute e belli carichi. Io, dal canto mio, non mi faccio sfuggire la ghiotta occasione e, mentre Gabriele mi spiega di come hanno scelto di vendemmiare solo di mattina per evitare che l’uva prenda colpi di calore in cassetta, assaggio qualche acino. Dolci e succosi, penso tra me, il caldo soffocante di questa torrida estate ha concentrato gli zuccheri.
Lavorando solo in biologico, le problematiche sono tante, dai parassiti ai caprioli che sono ghiotti della sua uva e gli unici trattamenti in vigna sono il rame e lo zolfo, ma anche qua Gabriele mi spiega che cercano di limitare al minimo gli interventi nel rispetto del territorio.
Il terreno ha una composizione argillosa con zone sabbiose, arenariche con sedimenti fossili di origine marina, che conferiscono ai vini una ottima mineralità.
La fertilizzazione dei vigneti avviene con il sovescio, seminato a filari alterni.
La parte più bassa della vigna, quella più vicina alla strada, a seconda delle annate, è quella che soffre un po’ di più per l’umidità della notte, ma non quest’anno, mi spiega con un sorriso.
Gli domando il perché di una scelta così radicale e impegnativa, come quella del biologico e mi spiega che quando hanno rilevato i terreni dai precedenti proprietari nelle zone circostanti hanno trovato residui di prodotti chimici usati in precedenza. Espianto delle viti abbandonate, bonifica e riqualificazione del territorio sono diventati i principali dogmi dell’azienda.
Passiamo in rassegna tutta la vigna, Sangiovese, Merlot lo Chardonnay che è già stato raccolto e prima di andare in cantina mi mostra una collina vicina che presto sarà impiantata a Vermentino e altro Chardonnay.
Arriva il momento di visitare la cantina. Ho il piacere di conoscere il loro enologo, David Picci, che lavora anche nella Champagne. Vorrei fare un bel po di domande ma mi rendo conto che non è proprio il momento adatto a disturbarlo e lo lascio al suo lavoro con il cantiniere.
Poco male, così posso approfittarne per vedere con i miei occhi curiosi come funzionano le macchine di cui finora ho soltanto letto nei corsi AIS per diventare sommelier, ma che mai avevo la fortuna di vedere in funzione, come deraspatrici, presse ad argon e così via.
Il caldo comincia a farsi sentire e noi ci rintaniamo nella cantina alla temperatura controllata di 18 gradi. Parliamo un po’ di tutto, sia dei contratti che ha chiuso con i mercati stranieri, orientali e sud americani, che delle piccole chicche che ha in serbo per il futuro (come lo Chardonnay passato in barrique) ed altre, sulle quali mi prega, almeno per ora, di mantenere l’assoluto riserbo.
In cantina stanno mettendo su uno storico della produzione, cosa che mi affascina, sperando di poter fare tra qualche anno un excursus degustativo dalle origini. Mi confessa che i progetti sono molti ma ci vuole pazienza e più spazio, cosa che ripete più volte.
Inserrata non è solo vino biologico, ma anche olio extravergine biologico, altro prodotto di ottima qualità. Mi mostra dove viene conservato e tutti i rigidi controlli a cui viene sottoposto per garantirne la qualità. Le cui varietà delle piante sono: Leccino, Moraiolo, Pendolino, Frantoio, Mignola e Coratina. Tutte le fasi di produzione, dalla raccolta e molitura delle olive, fino al confezionamento del prodotto, avvengono all’interno del comune Toscano San Miniato. Il prodotto viene poi sottoposto ad esami chimici e sensoriali per convalidarne la “Disciplinare di produzione”.
Purtroppo il tempo stringe e dobbiamo tornare in vigna – o meglio Gabriele deve – per cui niente assaggi; poco male, ho una scusa per tornare quando la vendemmia sarà finita e ci sarà più tempo e più calma.
Quello che non è ancora stato detto del vino
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