Verticale del Latour a Civitella di Sergio Mottura
Sergio Mottura e il suo Latour a Civitella hanno il pregio unico di aver messo in mostra la particolare personalità dei vini dell’orvietano.
Indice
Sergio Mottura: Latour a Civitella e il fascino del Grechetto
Quando si parla di Orvieto è come parlare della punta di un iceberg. Basterebbe dare un’occhiata alle ampie maglie del disciplinare di produzione per comprendere appieno la difficoltà nel comunicarne i prodotti, seppur di qualità elevata. La posizione geografica non agevola la chiarezza, interfacciandosi tra 2 regioni molto differenti per storia e canoni produttivi: Umbria e Lazio. Il confine è sottile, ma presente; la matrice da cui partire è quella del Grechetto clone G109 ben diverso da quello originario di Todi o G5. Le differenze riguardano in primis struttura ed intensità aromatica, con una maggior pronuncia delle note fresche da parte dell’orvietano, campione di serbevolezza.
Sergio Mottura e i Vini dell’orvietano
Proprio nel Lazio, a Civitella d’Agliano, la famiglia Mottura ha trovato il posto ideale dove cimentarsi nell’arte sacra della viticoltura, esaltando il potenziale delle varietà autoctone a bacca bianca. Originari del Piemonte, acquisirono nel 1933 l’attuale tenuta iniziando a produrre vino, olio, cereali e foraggio necessario al bestiame, alle pecore da lana ed ai fattori. I prodotti venivano successivamente venduti a Torino tramite un piccolo commercio, fino agli anni ’60 ed alla fine della mezzadria. Fu allora che Sergio Mottura, appena ventenne, decise di rilevare la conduzione dei poderi, ammodernando tecniche e metodologie.
Sostenibilità in vigna, fermentazioni a temperatura controllata e massima pulizia durante le fasi di vinificazione ed affinamento. Non è un segreto di Pulcinella, semplicemente il mantra che dovrebbe seguire qualsiasi coltivatore assennato. Crebbe in fretta la consapevolezza di raggiungere livelli prima impensabili attraverso un lavoro di selezione massale, seguita in cantina dalla collaborazione con l’enologo Giandomenico Negro.
La nascita del Latour a Civitella di Sergio Mottura
Nel 1994 vide la luce la prima annata di Latour a Civitella che, nel 2001, è stato il primo vino bianco nella storia del Lazio ad ottenere il riconoscimento dei 3 Bicchieri nella Guida ai Vini d’Italia di Slow Food e Gambero Rosso, dando l’impulso ad una rinascita qualitativa dei vini dell’intera regione.
Il nome del vino è dedicato a Louis Fabrice Latour, produttore della Borgogna, che suggerì una cosa a lui apparentemente scontata: fermentare il Grechetto direttamente nelle botti di rovere, e per questo regalò a Sergio 5 barrique come segno della sua amicizia. Una saggia dimestichezza nell’uso del legno sembra infatti domare alcune irruenze del varietale, dando al contempo eleganza al corpo e tipica salinità finale, dai riverberi marini.
Sergio Mottura Latour a Civitella: la Verticale
Oggi vi racconteremo un’esperienza molto particolare, riguardante la valutazione della resistenza dei bianchi allo scorrere del tempo. Un fenomeno meno raro di quanto possa sembrare, che ci insegna a non aver pregiudizi su tipologie ed identità territoriali. L’istrice è l’immagine stessa della natura intesa come rispetto profondo. Dove torna a vivere significa che la terra è stata lavorata con cura, senza avvelenare le fonti della vita.
- La verticale inizia dalla versione 2020, sviluppata in acciaio, con coda fermentativa in barrique e susseguente sosta sui lieviti, per 12 mesi. Non effettua malolattica (eccezion fatta solo per la difficilissima 2002). Straordinaria e succosa, robe da Chablis di alto lignaggio. Mela golden, timo e maggiorana i descrittori prevalenti.
- La 2019 è meno tagliente e più ricca di polpa. La frutta vira sul tropicale di mango e papaia. Potente e risolutamente gastronomica, capace di abbinarsi a tante ricette diverse.
- 2016 declinata in toto su sentori terziari. Spezie bianche, elicriso e cedro candito, la più equilibrata tra i campioni assaggiati.
- Caliamo i sipari su di una stanca 2015 decisa tra note di pompelmo, foglia di limone e sbuffi balsamici. Risente del calore della vendemmia e riflette, ancora una volta, che il buon vino non è un libro scritto in fotocopia.
Quello che non è ancora stato detto del vino
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buongiorno…
la sede della ns azienda è a PALAZZO IORIO DIMORA STORICA del 700..aderente al ASDI …
E’ possibile organizzare tour con verticale di greco di tufo annate 2010 – 2014- 2020
abbiamo avuto i tre cavatappi con il Fiano di Avellino….
innattesa …
auguri di buon anno a tutto lo staff