Chiunque di noi, almeno una volta nella vita, si è imbattuto nel vino frizzante.

Tuttavia, questa tipologia di vino è spesso offuscata dalla ingombrante presenza del vino spumante, una sorta di cugino maggiore del vino frizzante.

Però guai a confonderli!

Ma procediamo per gradi e, innanzitutto, chiariamo a cosa ci riferiamo quando parliamo di vino frizzante.

Le origini del vino frizzante

Le origini del vino frizzante sono, ahinoi, avvolte nel mistero.

Non è possibile, infatti, stabilire con assoluta certezza quando è stato prodotto il primo, o comunque un vino con delle caratteristiche simili al vino frizzante.

Certo è che la sua nascita si perde nell’antichità e alcune tracce possono rinvenirsi addirittura nei poemi epici. Sia l’Iliade di Omero che l’Eneide di Virgilio, infatti, contengono riferimenti allo spumante.

Uno spumante certamente diverso da quello che conosciamo oggi e con ogni probabilità più simile a quello che chiamiamo comunemente vino frizzante.

Infatti, quei vini che gli antichi poeti definivano spumanti, erano plausibilmente il risultato di una singola fermentazione per lo più spontanea, che veniva svolta nelle anfore di terracotta ove si conservavano i vini.

Ma, al di là dei tecnicismi, i vini frizzanti sono parte integrante della nostra cultura e negli ultimi anni stanno vivendo una riscoperta.

Vino frizzante: cos’è e come si produce.

Il Regolamento CE 479/08 della normativa UE definisce il vino frizzante come “il prodotto ottenuto da vino che presenta un titolo alcolometrico totale non inferiore a 9% vol., avente un titolo alcolometrico effettivo non inferiore a 7% vol., che, conservato alla temperatura di 20 °C in recipienti chiusi, presenta una sovrappressione, dovuta all’anidride carbonica endogena in soluzione, non inferiore a 1 bar e non superiore a 2,5 bar”.

Ciò che, dunque, caratterizza il vino frizzante è la presenza di anidride carbonica all’interno della bottiglia, che dà vita alle nostre amate bollicine.

Le modalità attraverso le quali questa anidride carbonica si produce all’interno della bottiglia dipendono dalla tecnica di produzione del vino.

In tal senso, si distingue tradizionalmente tra:

  • Vini frizzanti “naturali”, dove l’anidride carbonica si produce in naturalmente attraverso la rifermentazione: durante la fermentazione alcolica, il lievito, Saccharomyces cerevisiae, trasforma lo zucchero in alcol etilico e anidride carbonica;
  • Vini frizzanti “artificiali” o – più correttamente – gassificati, nei quali l’anidride carbonica non deriva dalla fermentazione naturale ma viene aggiunta, tutta o in parte.

La distinzione è molto importante, perché influisce anche in termini di classificazione dei vini frizzanti.

Infatti, la normativa vigente distingue i vini frizzanti nelle seguenti categorie:

  • Vino Frizzante (generico);
  • Vino Frizzante a Indicazione Geografica Tipica (I.G.T.);
  • Vino Frizzante a Denominazione di Origine Controllata (D.O.C.) o a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (D.O.C.G.);
  • Vino Frizzante Gassificato.

I vini rientranti nella seconda e nella terza categoria sopra indicate, sono vini a I.G.T. o a D.O.C. o a D.O.C.G., il cui Disciplinare di produzione prevede anche la tipologia Frizzante, stabilendone le modalità di produzione e le caratteristiche.

pressione vino frizzante

Vino frizzante e vino spumante: le differenze

Come già scritto in precedenza, molto spesso il vino frizzante viene considerato alla stregua di un cugino meno noto dello spumante.

Tra le due tipologie, tuttavia, vi sono numerose differenze.

La prima e più importante di esse si ottiene dal dato normativo: mentre un vino frizzante, come abbiamo scritto nel paragrafo precedente, presenta una sovrappressione non inferiore ad 1 e non superiore a 2,5 bar, perché si possa parlare di spumante il vino deve sviluppare almeno 3 bar di pressione.

Come stabilito dal medesimo testo normativo sopra citato, il vino spumante è “Il prodotto ottenuto dalla prima o dalla seconda fermentazione alcolica di uve fresche, di mosto di uve, di vino, caratterizzato alla stappatura del recipiente da uno sviluppo di anidride carbonica proveniente esclusivamente dalla fermentazione e che, conservato a 20° in recipienti chiusi, presenta una sovrapressione non inferiore a 3 bar dovuta all’anidride carbonica e per il quale il titolo alcolometrico totale delle partite (cuvée) destinate alla sua elaborazione non è inferiore a 8.5% vol.”.

La differente pressione interna alla bottiglia, pertanto, produce una sostanziale diversità di bevute: mentre la bollicina del vino frizzante sarà più leggera ed evanescente, lo spumante produrrà una maggiore effervescenza ed un perlage decisamente più persistente.

Altra differenza tra le due tipologie, poi, sarà riscontrabile nella tipologia di bottiglia e di tappo utilizzati per la produzione di vini frizzanti o spumanti.

Prima di tutto il tappo.

Una bottiglia di vino spumante sarà immediatamente riconoscibile grazie all’iconico tappo a fungo, ben saldo al collo della bottiglia grazie alla presenza di una gabbietta in metallo: tale chiusura garantisce una maggiore capacità di contenere la pressione della bottiglia. I vini frizzanti, invece, li non necessitano di sistemi di chiusura particolari: tappo di sughero, tappo corona o tappo a vite sono sufficienti per contrastare la minore pressione presente nella bottiglia.

Per quanto riguarda, appunto, la bottiglia, anche qui abbiamo delle differenze tra le due tipologie di vini.

Se per le bottiglie di frizzante sostanzialmente non vi sono particolari controindicazioni, i vini spumanti invece hanno bisogno di bottiglie in genere più pesanti e più spesse, capaci di contenere la forte pressione interna anche sotto stress meccanici.

Vino frizzante e nuove tendenze: metodo ancestrale e Pét-nat

I vini frizzanti stanno vivendo una seconda vita, di pari passo alla sempre maggiore rilevanza dei vini naturali sul mercato.

Infatti, l’uomo contemporaneo è sempre più attento a quello che acquista e alle tecniche produttive alla base dei prodotti che porta a casa e il mondo del vino non poteva chiaramente rimanere tagliato fuori da queste dinamiche.

Sono sempre più presenti sul mercato , infatti, le etichette di vini biologici, biodinamici e naturali, sulle cui distinzioni abbiamo parlato qui.

Negli ultimi anni, dunque, le bollicine naturali stanno riempiendo sempre di più scaffali e cantine di wine bar e ristoranti e, in un certo senso, hanno consentito una sorta di rinascita del vino frizzante.

Stiamo parlando dei Pét-Nat, abbreviazione dal francese pétillant naturel che potremmo tradurre come frizzante naturale.

Sono vini prodotti con il metodo ancestrale, che prevede un’unica fermentazione svolta in parte in tini, in parte in bottiglia.

In sostanza, il vino viene imbottigliato a fermentazione non ancora ultimata, in modo da consentire la produzione di anidride carbonica e, dunque, di pressione, all’interno della bottiglia stessa.

Questo procedimento darà vita ad una pressione interna comunque più bassa rispetto ad un vino spumante, che produrrà una bollicina più leggera ed evanescente.

Questi vini vengono talvolta detti “col fondo” perché, contrariamente a quanto accade con gli spumanti, i lieviti esausti possono rimanere all’interno della bottiglia, dando al vino un fondo lievemente torbido.

Bottiglie vino frizzante

In conclusione

Vario ed interessante è il mondo dei vini frizzanti, vini che hanno viaggiato nei secoli fino a giungere a versioni alla moda dei giorni nostri.

Una tipologia di vino che merita attenzione e a cui il tempo ha saputo restituire la dignità che le apparteneva.

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