Sono ormai già decenni che si parla di sostenibilità dell’ambiente e di vita sana. Milioni di persone, che prima vivevano trasportati dall’onda del consumismo estremo, del boom economico e della moda dei fast food, hanno finalmente cambiato rotta, prestando una maggiore attenzione sia alla salvaguardia del pianeta che a quella della propria salute.

In quest’ottica, sono variati molti usi e consuetudini e sono migliorate anche le scelte su ciò che si mangia e che si beve, allo scopo di seguire un’alimentazione più corretta e una vita più salutistica. Questo approccio, oltre a stravolgere molte dinamiche nelle decisioni di acquisto dei consumatori, ha spinto anche moltissimi produttori alimentari a variare, spesso in modo anche importante, i propri processi produttivi.

Un esempio piuttosto concreto è rappresentato, nella viticoltura, dalla nascita dei vini cosiddetti “naturali“.

Cosa sono i vini naturali

Spesso quando si pensa al prodotto vino, si tende a classificarlo automaticamente fra quella serie di prodotti alimentari di per sé sani e naturali.

Questo accade perché il nostro pensiero tende molto a semplificare i passaggi della produzione del vino: dall’uva, frutto della natura, nasce il vino a seguito della pressatura dei vari grappoli. Ecco, diciamo che ciò accade soltanto nei cartoni animati, in quanto nella realtà la produzione del vino prevede processi molto più complessi ed articolati.

I vini che siamo soliti vedere sugli scaffali della grande distribuzione, prima di essere imbottigliati devono subire tutta una serie di passaggi, che li rendono adatti alla conservazione.

Non è cosa nascosta, difatti, che i produttori di vino per poter ottenere un prodotto dalle ottime qualità organolettiche e dal piacevole colore, siano soliti inserire nella composizione del vino dei coadiuvanti tecnologici atti a migliorare la resa del vino. Essi vengono, ad esempio, utilizzati nella chiarificazione del vino che serve per stabilizzarlo e impermeabilizzarlo prima dell’imbottigliatura e che fa sì, inoltre, che il composto venga liberato da alcune forme di impurità.

Nella filosofia di coltivazione dei vini naturali, invece, non è ammessa alcuna forma aggiuntiva all’ingrediente primario e fondamentale che è l’uva. Nello specifico, in questo tipo di produzione esistono alcuni principi basilari che vanno diligentemente seguiti e che sono i presenti:

  • la produzione deve essere assolutamente indipendente, su vigneti di proprietà e senza vincoli di sub-proprietari;
  • i vitigni devono avere delle rese basse (inferiori agli 80 quintali per ettaro);
  • le uve vanno raccolte a mano, escludendo qualsiasi tipo di ausilio/aiuto tramite strumenti e/o mezzi meccanici;
  • non sono possibili aggiustamenti di acidità né di zuccheri;
  • non è ammesso alcun intervento di micro-ossigenazione o di osmosi inversa;
  • non si possono utilizzare lieviti aggiunti chimici;
  • non è consentito nessun tipo di intervento nel processo di fermentazione.

I vini naturali sono certificati

Ad oggi, non esiste una vera e propria legislazione sul vino naturale come accade invece sulle denominazioni DOC. Questo rende, pertanto, ogni produttore libero di dichiarare – e di conseguenza etichettare – il proprio vino come naturale.

Essendo, però, un prodotto che si sta ampiamente sviluppando e che viene molto ricercato sul mercato, sono sorte delle organizzazioni che riconoscono i vari viticoltori come “produttori naturali”, qualora essi rispettino determinate norme. Fra queste organizzazioni abbiamo ad esempio l’Associazione “Les Vins S.A.I.N.S.” (in Francia), “VinNatur” (in Italia) e “AsociacÍon de Productores de Vinos Naturales de España” (in Spagna).

Anche se non si tratta di criteri dettati dalla legge, tutti i produttori di vini naturali che sposano tale filiera hanno come loro principi ideali l’agricoltura sostenibile e la produzione biologica o biodinamica. Ciò che maggiormente conta, dunque, è lasciare che la trasformazione dell’uva in vino avvenga nel modo più naturale possibile, senza alcun tipo di intervento in cantina sul prodotto e lasciando che la vinificazione accada spontaneamente, senza l’aggiunta di prodotti chimici, additivi, correttori e così via.

Differenze fra vino naturale, biologico e biodinamico

Anche se alla base del vino naturale spesso ci sono molte modalità utilizzate nelle coltivazioni biologiche o biodinamiche, esse non sono affatto sinonimo dello stesso.

Il vino biologico (come da regolamento europeo 203/2012) viene coltivato secondo una normativa che esclude la possibilità di utilizzare qualsiasi tipo di pesticida, diserbante o concime chimico sulle viti, ma prevede invece che si possano aggiungere solfiti al vino (nell’Unione Europea ammessi in misura non superiore a 100 parti per milione).

Chi produce vino naturale, invece, di norma usa solo lieviti naturali per la fermentazione ed evita l’aggiunta di qualsiasi tipo di solfito, provvedendo ad eliminare le eventuali impurità ancor prima dell’imbottigliamento.

Il vino biodinamico, il quale non ha ancora una certificazione ben definita, trova le sue origini nella “teoria antroposofica di Steiner“, la quale si base sull’interconnessione naturale fra piante e terreno, nel rispetto dei ritmi della terra. Rispetto alle coltivazioni standardizzate, l’agricoltura biodinamica ammette molto meno sostanze aggiunte e prevede un numero più ristretto di interventi in cantina, ma sempre troppi rispetto a ciò che è previsto per la produzione dei vini naturali.

Qual è il vino migliore

È molto difficile rispondere a questa domanda senza dettagliarne la spiegazione. Se consideriamo quello che è l’aspetto organolettico del vino, tenendo conto anche delle nostre singole e personali preferenze, ci sono vini buoni e cattivi sia fra quelli naturali che tra quelli tradizionali.

La valutazione, poi, dipende tanto anche dal fatto che il nostro palato non è forse più abituato a gustare prodotti naturali che non vengono “adattati” per migliorarne la loro percezione sia a livello olfattivo che gustativo e per questo spesso ciò che è naturale non è così apprezzato come invece si dovrebbe.

Se il nostro giudizio deve, invece, essere espresso tenendo conto della digeribilità e della salubrità del prodotto, è indubbio che il vino naturale sia migliore di quelli trattati.

Dove si trovano e quali sono i vini naturali

È difficile riuscire a reperire i vini naturali nel circuito della grande distribuzione in quanto le rese di chi produce tali articoli sono molto basse e ciò non consente loro di poter diventare fornitori di tali catene alimentari.

Solitamente i vini naturali si trovano in alcune enoteche, nei ristoranti di alto livello o nelle fiere specializzate. Sono proprio i piccoli produttori che lavorano con la filosofia del prodotto naturale e a volte bisogna rivolgersi direttamente a loro per poter ottenere qualche bottiglia del loro prodotto speciale.

In Francia esistono diverse aziende vinicole che si sono sposate da anni alla produzione di vino naturale, nella Valle della Loira e nelle aree come Jura, Savoia e Beaujolais.

In Italia, invece, troviamo in Abruzzo un produttore naturale da ben 4 generazioni: Emidio Pepe col suo “Montepulciano d’Abruzzo“. Dalle colline bergamasche arriva poi il Pinot GrigioForte Terra“, dalla Liguria il “Bamboo Road” della Cantina di Stefano Legnani, dalla Sicilia il Catartico della Cantina Longarico.

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