Lo Sherry: in Andalusia alle origini dei vini liquorosi
Primavera. Il primo sole timidamente comincia ad illuminare e ad allungare le giornate.
Insieme alla mia compagna decidiamo di concederci una gita fuori porta a Siviglia.
La città da un punto di vista architettonico è una vera perla, capace di coniugare le meraviglie barocche derivanti dalla cultura araba agli edifici sobri e maestosi tipici dell’influenza romana.
Qui simbologia pagana e cristiana si intrecciano e si fondono indissolubilmente generando una curiosa, ma potente ibridazione che è alle basi delle origini e delle tradizioni del popolo Andaluso.
Da quando sono stato sopraffatto dalla passione per il vino ( A.D. MMXVII ), ogni viaggio si è trasformato in una valida occasione per scoprire la geografia e la storia locali con occhi vergini e bramosi di conoscenza enologica.
Quale miglior luogo per coniugare la wanderlust e la travolgente passione per il vino, se non Siviglia?
A pochi chilometri dalla cittadina spagnola si trova, infatti, il cosiddetto triangolo dello Sherry, un areale che si estende da Jerez de la Frontera fino all’Oceano Atlantico toccando le città costiere di San Lucar de Barrameda e Puerto Santa Maria.
Questa zona gode della fortuna di avere un microclima straordinario forgiato dall’incontro di due venti:
il Levante di Nord-Africa, portatore di calore, ed il Ponente dell’Atlantico che, al contrario, raffredda e traporta umidità.
Indice
La Storia dello Sherry
La storia dello Sherry è fortemente collegata alla storia europea dell’ultimo millennio:
Basti pensare al nome di questo vino liquoroso, che prende il nome dalla parola di origine araba Xeres coniata durante l’occupazione dei Mori prima dell’anno 1000.
Nel 966, Al-Hakam II, il secondo Califfo di Córdoba, ordinò la distruzione di tutti i vigneti di Sherry guidato dal rigore della religione Islamica, ma gli abitanti di Jerez riuscirono a preservare parte dei vigneti convertendo la produzione di vino in uva da tavola, che era ampiamente utilizzata per sfamare i soldati dell’Impero.
Durante la reconquista spagnola, nel 1264, Alfonso X di Castiglia prese le città di Jerez e Siviglia e la produzione di Sherry tornò a crescere.
Nei secoli a venire, l’esportazione di Sherry, facilitata dalla posizione strategica per gli scambi commerciali di cui la città di Siviglia godeva, crebbe enormemente.
In poco tempo lo Sherry divenne la bevanda simbolo dei viaggi in mare ed il fedele compagno di navigazione dei grandi esploratori.
Cristoforo Colombo ne portò con sé una grande quantità nel suo viaggio alla scoperta dell’America e si narra che Ferdinando Magellano, nel compiere la circumnavigazione del globo nel 1519, spese più denaro in Sherry che in armi.
Dopo il saccheggio di Cadice avvenuto nel 1587 ad opera di Sir Francis Drake, gli Inglesi entrarono in contatto con lo Sherry e fu amore al primo bicchiere. In breve gli Inglesi divennero gli importatori numero uno al mondo di vino fortificato e cominciarono ad investire nella sua produzione. Per questo motivo, molte delle aziende produttrici di Sherry tutt’ora presenti nel territorio Andaluso, portano il nome degli imprenditori inglesi che le patrocinarono.
L’azienda che decidiamo di visitare, González Byass, nasce nel 1835 e prende a sua volta il nome dalle due figure chiave che la contraddistinsero: Il fondatore spagnolo Manuel María González Ángel e l’imprenditore inglese Robert Blake Byass.
Così, saliti a bordo di un treno a bassa velocità, ci dirigiamo alla volta di Jerez de la Frontera per visitare la tenuta di González Byass e per gustare il celebre Jamon Iberico.
Dopo una breve attesa nella Lobby trascorsa osservando fotografie d’annata di visitatori illustri intenti a degustare i vini dell’azienda, veniamo accolti dalla responsabile visite che ci fa salire su un Caddie a bordo del quale ci muoviamo sù e giù per la sconfinata catedral, come è soprannominata la tenuta vitivinicola dai giornalisti spagnoli.
Apprendiamo così che i vigneti dell’Azienda non si trovano però nella tenuta, ma nei dintorni di Las Copas, nel cuore del triangolo dello Sherry, dove godono del perfetto microclima sopra citato.
Classificazione degli Sherry e tipologie
Le uve con cui vengono prodotti gli Sherry sono il Palomino, il Pedro Ximénez ed il Moscatel.
L’Azienda ha però deciso di concentrarsi esclusivamente sulle prime due e, sotto la sapiente guida dell’enologo Antonio Flores, ogni anno una parte della produzione viene destinata a divenire Sherry Fino oppure Sherry Oloroso (Oloro significa odore in spagnolo, quindi la traduzione italiana potrebbe essere Odoroso).
Questa è la cosiddetta prima classificazione degli Sherry, che determina il tipo di fortificazione che il vino andrà a subire.
Nel caso dello Sherry Fino la fortificazione porterà il vino ad un grado alcolico di 15%, sufficientemente basso da permettere la sopravvivenza dei lieviti nelle botti scolme, e da creare le condizioni per la formazione del velo de flor.
Nel caso dello Sherry Oloroso la fortificazione porterà il vino ad un grado alcolico di 17%, che rende impossibile la vita dei lieviti e che da luogo ad un processo di invecchiamento ossidativo.
Dopo un primo periodo di invecchiamento con la fortificazione a 15%, i vini destinati a diventare Sherry Fino subiscono una seconda classificazione da parte dell’Enologo Master Blender nota come sobretablas e che, in alcuni casi, porta ad un secondo processo di fortificazione e di conseguente invecchiamento.
E’ il caso ad esempio degli Sherry Ammontillado, in cui una seconda fortificazione distrugge il velo di flor, e Palo Cortado, in cui i lieviti muoiono spontaneamente dando luogo ad un processo ossidativo.
Per ricapitolare, queste sono le diverse tipologie di Sherry che vengono prodotte in Andalusia, di cui alcune anche in versione Reserva.
- Sherry Fino
- Sherry Oloroso
- Sherry Ammontillado
- Sherry Palo Cortado
- Sherry Cream
- Sherry Pedro Ximenez
Tio Pepe
Il prodotto più iconico dell’Azienda non può che essere il vino del fondatore, ottenuto con il metodo Soleras e dedicato allo zio di Manuel María González Ángel, stiamo ovviamente parlando del celeberrimo Tio Pepe, il primo e più antico vino prodotto da González Byass, il cui logo attuale fu progettato dal Designer Luis Pérez Solero nel 1944.
Con grande sorpresa apprendiamo però che lo Sherry non è l’unico prodotto dell’Azienda, che completa il ciclo di vita delle botti in cui lo Sherry viene lasciato a maturare per produrre un Brandy: il Lepanto ed un Whisky: il Nomad.
Muovendoci per la catedral la nostra curiosità cresce sempre di più ed i nostri occhi rimangono attoniti di fronte alla magnificenza delle cantine e delle bottaie.
Lo scenario cambia velocemente mentre ci spostiamo da la concha (ovvero la conchiglia), padiglione semicircolare che omaggia le oltre 150 Nazioni importatrici dei vini aziendali, progettato da Gustave Eiffel nel 1852, ed inaugurato dalla Regina Isabella II , verso il patio de la Constantia, la parte più antica cantina dove il signor González avviò la produzione aziendale nel 1835 con non più di 10 piccole botti.
In una delle tante barriccaie della tenuta è tradizione lasciare un bicchierino di Sherry sul pavimento con una piccola scaletta per un ospite d’eccezione che nei primi anni del 900 soleva visitare la cantina per richiedere la sua parte della deliziosa bevanda.
La Degustazione
Dopo la lunga visita della tenuta giunge finalmente il momento tanto atteso della degustazione!
Ci vengono proposte 5 tipologie di Sherry:
- Tio Pepe – Fino, 15% Vol. ottenuto da uve Palomino
- Vina AB – Ammontillado, 16.5% Vol. ottenuto da uve Palomino
- Alfonso – Oloroso, 18% Vol. ottenuto da uve Palomino
- Solera 1847 – Cream, 18% Vol. ottenuto da uve Palomino e Pedro Ximenez
- Nectar – Pedro Ximenez, 15% Vol. ottenuto da uve Pedro Ximenez
Iniziamo il percorso di degustazione proseguendo per livelli di dolcezza crescenti a partire dallo Sherry secco Tio Pepe e fino ad arrivare allo stucchevole Nectar.
La degustazione è ricca di sorprese.
Restiamo spiazzati dalla franchezza del Tio Pepe – Fino, che ci rivela il Palomino nella sua versione più sincera, un vino secco e di colore giallo verdolino scarico che mai e poi mai avremmo pensato di attribuire ad uno Sherry.
Il primo contatto con l’Oloroso è per noi una nuova sorpresa, si tratta di un vino indomito, intenso, complesso, che si potrebbe definire un falso dolce. Dagli aromi speziati e dolci che sprigiona in una degustazione alla cieca indurrebbe chiunque a pensare di ritrovarsi di fronte ad un vino dolce.
E poi troviamo il nostro preferito, il Solera 1847 che riesce ad unire le sensazioni tipiche dei vini dolci a sensazioni tipiche dei vini secchi grazie alla sapiente unione di Palomino e Pedro Ximenez.
Infine il Nectar, il nettare degli Dei, che con un residuo zuccherino di 370 g/L si candida al primo posto nella classifica dei vini più dolci mai assaggiati!
In preda ai fumi dell’alcool mi immagino sdraiato su una amaca gustando Crema Catalana e sorseggiando questo nettare da una coppa stracolma.
Ma, ahimè, è ora di tornare con i piedi per terra, la nostra visita è finita ed è ora di andare.
Lasciamo Jerez e Siviglia e, come sempre quando si viaggia, ci sembra di lasciare lì anche un po’ di cuore.
Partiamo, ma con la consapevolezza di aver bevuto ottimi vini, conosciuto storie e vissuto il fascino della cultura e delle tradizioni Andaluse che ci conforterà lungo la strada del ritorno.
Un saluto,
al prossimo Wine Travel!
Quello che non è ancora stato detto del vino
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