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Champagne Nathalie Falmet Brut

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Oggi voliamo a Rouvres les Vignes. Posta a sud della Champagne. Una zona meglio nota come Côte des Bar.

Da degustatori seriali di champagne, ci piace degustare anche produzioni di nicchia. E la storia di Nathalie Falmet coglie in pieno questa essenza.

Dopo aver conseguito il diploma in enologia, nel 1993 inizia a maturare esperienze presso grandi maison, prima di dar vita a produzioni di Champagne tutte sue. Coccolando le vigne di famiglia.

Potremmo definirla una enologa-vignaiola. Immersa nei suoi 4 ettari circa di terreni.

Una delle prime donne della Regione a conseguire un titolo in enologia, oggi, coniuga il vino al suolo, al microclima, alla vigna ed alla mano dell’uomo.

Piccola produzione insomma, ma in grado di regalare davvero piacevoli emozioni.

Indice dei contenuti

La degustazione

Abbiamo degustato la versione Brut, sboccatura recentissima: settembre 2020. L’uvaggio vede un assemblaggio dove è il Pinot Noir a farla da padrone (70%), unitamente ad un 30% di Chardonnay. Unico raccolto.

Vinificato in vasche di acciaio. Dosaggio 5 g./l.

La temperatura di servizio è perfetta. Possiamo procedere.

Alla vista si annuncia con un bel colore giallo dorato. Mi sarei aspettato un perlage ancor più pronunciato. Ma questa è anche la bellezza di un vigneron. Bollicine comunque, sottilissime, fini e persistenti.

Passiamo all’assaggio, per il quale ho atteso qualche minuto in modo da far alzare la temperatura ed incrementare l’ossigenazione. Visto anche il calice importante prescelto.

Il naso parla in prevalenza di frutta a polpa bianca ma vira in progressione verso note agrumate, limoni piuttosto maturi, sempre molto delicati. E poi l’olfatto si connota di una bella mineralità. Un classico.

Sono pronto per l’assaggio. Da subito volumetrico, ispessito da un carattere di vinosità. Un sorso lungo e denso, con ritorni di frutta matura, ancora a polpa bianca. Per poi proseguire verso un retrogusto più tostato.

L’abbinamento

Ho aperto questa bottiglia in occasione di un pranzo con menù “irlandese“.

A mio avviso, si è rivelato un abbinamento abbastanza armonico. In particolare, ha mostrato un bel carattere con un antipasto a base di cozze, pancetta e whiskey. Portata abbastanza complessa e con tendenza grassa.

Un pò meno con la Fish Pie. Un pasticcio tipico, di pesce e patate. Piatto abbastanza complesso e con una tendenza più dolciastra.

Piatti nel complesso difficili da abbinare.

Ma questa bottiglia, state certi, è la fisionomia della vigneron che la produce. Appassionata di fisica, chimica e cose belle. Tradotte nelle bottiglie in champagne fatti di equilibrio, potenza ed eleganza.

Tutte espressioni del proprio terroir.

Untold

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