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LeVide Trentodoc: le nuove bollicine di montagna del gruppo DAW

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Bevibilità” è stata una parola ricorrente nel corso della chiacchierata con Valperto degli Azzoni, che ha sottolineato come i suoi vini non possano prescindere da questa caratteristica.

“Io voglio che i miei vini siano bevibili, che la bottiglia finisca senza che le persone se ne accorgano. Ci sono ottimi prodotti in circolazione, ma dopo che ne hai bevuto un bicchiere, sei a posto, non ti viene voglia del secondo”, ha dichiarato di fronte al primo calice in degustazione del suo metodo classico LeVide Trentodoc.

Considerando gli assaggi fatti, in effetti, la bevibilità è il fil rouge che accomuna le cinque diverse realtà di proprietà della famiglia degli Azzoni: Conte Aldobrando in Toscana, Conti Riccati in Veneto, Almuniosa in Sardegna, Conti degli Azzoni nelle Marche e, l’ultima nata, LeVide in Trentino Alto Adige. Proprio le bollicine di montagna di LeVide sono state il focus della degustazione per presentare il nuovo progetto trentino del gruppo DAW (Degli Azzoni Wines).

Il gruppo DAW: un ritorno al futuro attraverso storia e sperimentazione

Oggi sono i fratelli Valperto, Filippo e Aldobrando a portare avanti una tradizione agricola lunga sette secoli. L’eredità di famiglia coinvolge diverse regioni italiane e lega il cognome degli Azzoni alla viticoltura, condotta in modo consapevole e responsabile. A tale proposito, il gruppo ha iniziato a redigere il Bilancio di sostenibilità nella sede marchigiana. Si tratta di un’accurata analisi, consultabile pubblicamente, che esamina l’impatto sociale, economico e ambientale dell’azienda. Inoltre, gli Azzoni hanno avviato la procedura per ottenere la certificazione B Corp e diventare a tutti gli effetti una società benefit.

Da sinistra: Valperto, Filippo e Aldobrando degli Azzoni

Curiosità, ricerca e sperimentazione sono i motori del gruppo, come testimonia l’introduzione della tecnica del lavaggio delle uve nella storica tenuta marchigiana a partire dal 2021.

I grappoli, raccolti manualmente e raffreddati in cella frigorifera, vengono posti su un nastro trasportatore, che li convoglia in una vasca di ammollo. Qui, un sistema di gorgogliamento dell’aria garantisce il movimento delicato e il galleggiamento controllato delle uve. Successivamente, getti calibrati di aria asciugano delicatamente gli acini, mentre scorrono sui rulli.

L’acqua impiegata in questo processo viene riutilizzata per il lavaggio della cantina e per irrigare i campi della proprietà.

Sono numerosi i progetti abbracciati dal gruppo DAW, in quanto l’obiettivo principale “Non è essere l’azienda migliore DEL mondo, ma cercare di essere la migliore PER il mondo”, come ha sottolineato Valperto.

LeVide Trentodoc

Siamo nel comune di Ala, a pochi passi dal suggestivo vigneto San Valentino, situato a 600 metri di altezza, circondato dal bosco e incorniciato dalle vette montuose delle Piccole Dolomiti. Qui sorge l’antico e affascinante Maso Alesiera, attualmente in ristrutturazione, che diventerà a breve la sede dell’azienda.

Il nome LeVide, che in dialetto locale significa “le viti”, rappresenta il legame di questo giovane progetto (la prima vendemmia risale al 2015) al territorio e alla sua tradizione storica connessa alle bollicine di montagna.

Sono circa 10 gli ettari di vigneto, in cui sono presenti prevalentemente Chardonnay e, in percentuale minore, Pinot nero. Attualmente la produzione annuale media si aggira intorno alle 50.000 bottiglie, suddivise in cinque differenti tipologie di vini metodo classico: Cime di Altilia Brut, Extra Brut e Pas Dosè, tutti 100% Chardonnay, Cime di Altilia Brut Rosè (70% Chardonnay e 30% Pinot nero) e Maso Alesiera Brut Nature Riserva (100% Chardonnay). A curare i processi produttivi c’è l’enologo trentino Massimo Azzolini.

Trentodoc LeVide Cime di Altilia Pas Dosè Millesimato 2020

Questo spumante 100% Chardonnay riposa sui lieviti per almeno 36 mesi dopo la vinificazione, svolta in vasche di acciaio a temperatura controllata. Nel caso della bottiglia degustata la sboccatura risale a febbraio 2025.

Il perlage, vivace e persistente, illumina il bel giallo paglierino di questo vino. Al naso presenta note di fiori bianchi, pesca bianca, ananas, agrumi e pan brioche. Il sorso è molto equilibrato e piacevole, con freschezza e sapidità presenti, ma perfettamente integrate e bilanciate. Chiude con un delicato sentore ammandorlato e lascia la voglia di berne un altro calice.

Trentodoc LeVide Maso Alesiera Brut Nature Riserva 2017

Massima espressione aziendale dello Chardonnay in purezza, Maso Alesiera nasce dalle uve vendemmiate a mano nell’incantevole vigneto San Valentino, vicino all’antico Maso, da cui prende il nome.

Dopo la vinificazione in acciaio a temperatura controllata, permane sui lieviti per almeno 36 mesi, anche se spesso il periodo di affinamento è ben più lungo. Nel caso della bottiglia degustata la sboccatura è avvenuta a settembre 2023.

Il colore, un cangiante giallo paglierino con sfumature dorate, e il finissimo perlage lasciano presagire un vino dalla grande eleganza. Portando il calice al naso si percepisce una notevole complessità, con prevalenti note di acacia, frutti a polpa gialla e tropicali maturi, cedro candito, croissant alla crema. Il sorso è cremoso, avvolgente, reso ancora più intrigante da una moderata sapidità e da una delicata freschezza. Ne risulta un perfetto equilibrio, coronato da un finale estremamente elegante e persistente.

Conti degli Azzoni

La tenuta marchigiana di proprietà della famiglia degli Azzoni è una realtà storica, che produce vini a partire dalle principali varietà autoctone di questa regione, ricchissima dal punto di vista vitivinicolo, ma spesso sottovalutata.

Qui, oltre al lavaggio delle uve, sono in atto diversi progetti di sperimentazione, volti soprattutto alla valorizzazione del territorio e all’implementazione della sostenibilità ambientale dell’azienda.

Uno dei più giovani consiste nella reintroduzione della vite maritata. Sulle colline del Fermano, infatti, ha preso vita un impianto pilota di tre ettari, che rappresenta un esempio concreto di agro-forestazione. Sono stati piantumati circa 600 alberi, fra i quali varietà storiche marchigiane di melo e pero, che fungono da tutori per i 3000 ceppi di vite per ettaro. Ogni pianta di vite è “maritata” a un albero, come si faceva una volta, reinterpretando un antico metodo di allevamento in chiave moderna. Ciò genera un ecosistema armonioso, che favorisce la biodiversità, la salute del suolo e inevitabilmente anche la qualità del prodotto finale, ovvero il vino.

Ad accompagnare le bollicine di montagna Trentodoc di LeVide durante la degustazione, erano presenti anche tre vini marchigiani del gruppo DAW. Il primo, Recina, è una Ribona in purezza vinificata in acciaio, dotata di spiccata sapidità e buona persistenza.

San Donato è un Rosso Piceno a base di Montepulciano e Sangiovese dall’ottima bevibilità, tanto da poter essere servito a una temperatura più bassa rispetto a quelle standard, risultando ancora più piacevole.

Infine, A passo d’uomo, ottenuto da uve Verdicchio, lasciate fermentare spontaneamente e fatte macerare per circa 10-15 giorni a contatto con il mosto. Quest’ultimo vino, non chiarificato né filtrato, richiede pazienza una volta versato nel calice. Infatti, sono necessari alcuni minuti perché si apra e racconti la propria storia, fatta di splendidi paesaggi, di un profondo legame con la sua terra, di autenticità, di tradizione e di tempo che procede lento… a passo d’uomo, appunto.

Claudia Pescarolo
Claudia Pescarolo
Metà piemontese e metà veneta, nelle mie vene non può che scorrere vino. Formazione scientifica, animo classico e profonda curiosità sono i miei ingredienti principali. Dopo la laurea in Medicina Veterinaria, il diploma di Sommelier e il master in Comunicazione per il Settore Enologico, ho deciso di dedicarmi alla mia missione: raccontare storie di vino, di persone, di passione e di grande bellezza.

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