La famiglia Scienza fa parte del mondo del vino ormai da generazioni. Dapprima con i bisnonni, viticoltori in Trentino. Poi il padre, il professor Attilio Scienza, stimato docente di viticultura e rettore universitario. E, infine, anche il figlio Michele ne ha seguito le orme, diventando l’enologo di Guado al Melo, una cantina situata tra le colline di Bolgheri, che egli stesso conduce da anni insieme alla sua famiglia in modo artigianale e sostenibile.

La tradizione didattica famigliare è ben espressa nella struttura della cantina. All’esterno, infatti, si possono ammirare diverse viti coltivate con vari sistemi di allevamento, dalla vite maritata all’alberello. Nella parte interna della cantina interrata, invece, c’è un vero e proprio museo di viticultura dove è presente persino una biblioteca che ospita migliaia di volumi sul vino.

Il prodotto più originale di Guado al Melo è sicuramente lo Jassarte: una sfida enologica che ha portato Michele Scienza a creare un blend di 30 vitigni diversi, tutti coltivati insieme nello stesso vigneto e originari delle zone del Caucaso e del Mediterraneo. Un vino che rappresenta, quindi, un punto d’incontro tra oriente e occidente, ma anche tra tradizione e innovazione.

Affinché tutte le uve che lo compongono abbiano la giusta maturazione, vengono effettuate 7 vendemmie in tempi diversi, ed ogni partita viene vinificata singolarmente. La maturazione avviene poi in botti nuove e sulle proprie fecce fini per 2 anni, con bâtonnage settimanali. Il vino finito resta generalmente ancora un anno in bottiglia ma, con l’annata 2008, l’enologo ha voluto fare un’ulteriore scommessa: uscire dopo 10 anni dalla vendemmia.

Lo Jassarte 2008 si presenta nel bicchiere con un inaspettato rosso rubino dalla trama fitta ed impenetrabile. Inizialmente un po’ chiuso, il vino si apre lentamente sprigionando tutta la sua complessità e finezza: sentori speziati quali pepe, chiodi di garofano e vaniglia invadono subito le narici per poi lasciare spazio a piccoli frutti rossi e cassis, ma anche violetta in macerazione e foglia di pomodoro; non mancano i terziari affidati soprattutto a cuoio e note balsamiche. Il sorso è equilibrato, sorretto ancora da una buona freschezza e da un tannino vellutato, mai invadente, che il tempo ha reso piacevolmente aggraziato.

Lo Jassarte 2008 si rivela più elegante che potente, il che lo rende adatto soprattutto in abbinamento a primi piatti di carne come, ad esempio, i pici con ragù di cinghiale.

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