L’Irpinia è quell’angolo segreto che la Campania custodisce con gelosia, un totem che si mostra solamente a chi ha voglia di addentrarsi in questa terra di mezzo. Sì, è proprio una terra di mezzo l’Irpinia, tra pianura campana e tavoliere pugliese, tra i monti che vanno al mar tirreno e gli altipiani che portano all’adriatico. Questo luogo di incontri e scontri ha uno spirito selvaggio, tenace, un’indole che questa terra custodisce da sempre. 

Una terra forte come il suo animale simbolo, il lupo, dallo spirito forte e libero. E non è un caso che il nome Irpinia derivi proprio da hirpus, che in osco, lingua della tribù sannitica, significa lupo. Un legame indissolubile tra terra e animale che ancora oggi vive nelle infinite leggende dei lupi mannari.

Tutto qui sembra avere un’anima forte, misteriosa, come a nascondere qualcosa di magico. Anche il turismo. Infatti l’Irpinia non è una meta presa d’assalto dai turisti come per altre zone d’Italia, ma questa zona della Campania è di certo riservata ai pochi eletti, pronti ad iniziare un viaggio magico, pieno di silenzio e incanto. Ed è sicuramente un bene per chi vuole vivere lo spirito della natura, tra boschi, specchi d’acqua, oasi verdi, borghi che non conoscono il passare del tempo e…immancabilmente del buon vino.

Noi siamo pronti a lasciarci incantare, e tu?

Le denominazioni irpine dei vini  

Una terra che ammalia non solo per le sue tradizioni e il suo fascino paesaggistico, ma anche per i vini. L‘Irpinia è infatti l’angolo della Campania più ricco dal punto enoico, tanto da trovare in tutta la provincia di Avellino ben tre denominazioni docg. Te le raccontiamo di seguito.

Taurasi

Il primo tra i vini irpini a ricevere la denominazione docg è stato proprio lui, il Taurasi. Questo vino rosso della provincia di Avellino che prende il nome dall’omonima città è forse il vino principe di tutta la Campania, dal carattere forte e complesso.

Grazie al terreno e al fiume Calore, i vini di questa zona si presentano con un carattere austero, una caratteristica che ritroviamo nel Taurasi, specialmente nella versione Riserva. 

Questo vino si produce con uve di Aglianico, un vitigno con un passato antico, perché introdotto nel VII-VI secolo a.C. che probabilmente è stato portato in questa zona dai coloni Greci. Il suo nome deriva da hellenico, chiamato al tempo dei romani Elleanico o Ellenico, in cui la doppia l diventò il suono gl durante il periodo della dominazione aragonese.  

Vigna Lapio Irpinia

Fiano di Avellino 

Apianum, cioè l’uva che mangiano le api. Così era conosciuto nel 1600 il Fiano. Ma perché questo insetto? Le api erano attratte dalla dolcezza dell’uva e proprio questa è la caratteristica dalla quale deriva il suo nome. Il Fiano però è stato amato anche dalle popolazioni e dai personaggi della storia come Federico di Svevia. Il Fiano è sicuramente amato tutt’ora, tanto da essere consacrato come uno dei vini bianchi migliori d’Italia.

A questo vino si lega anche la costruzione della ferrovia Avellino-Rocchetta, la “ferrovia del vino”, che fu costruita proprio per il trasporto del fiano, dato che la sua produzione divenne cospicua all’inizio del 1800.

Greco di Tufo

Il suo pregio era già conosciuto al tempo dei romani e l’affresco che ci hanno consegnato gli scavi di Pompei ne è testimone. Infatti, in un affresco di Pompei risalente al I secolo a.C. si menziona esplicitamente il vino “Greco”.

Il Greco di Tufo, dal colore giallo paglierino, dal sapore fresco, è costituto almeno dal 85% di uve di Greco a cui si può aggiungere un massimo del 15% di uve Coda di Volpe, come prevede il disciplinare.

Parlando di disciplinare, da poco più di un anno, proprio il Greco di Tufo e il Fiano di Avellino possono fregiarsi della menzione Riserva. 
Per approfondire: Il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo diventano “Riserva”

Le migliori cantine da visitare in Irpinia: tour e degustazione

Antonio Caggiano

Cantina Antonio Caggiano nella barriccaia
La Cantina Antonio Caggiano

La cantina è stara costruita con materiali di risulta del terremoto dell’Irpinia del 1980 e con enormi monoliti rocciosi dallo stesso Signor Caggiano, che decide di avviare la sua cantina. Qui oggi si passeggia tra decine di bottiglie e opere d’arte in legno, realizzate dallo stesso Antonio e da alcuni suoi amici, il ché rende l’atmosfera ancora più suggestiva.

Andare in visita alle cantine Antonio Caggiano significa anche immergersi nella cultura contadina e conoscere le tradizioni, farsi in qualche modo custodi di quel patrimonio immateriale grazie ad una parte della struttura dedicata alla civiltà contadina.

Leggi anche: Passeggiando tra le vigne del Taurasi: Antonio Caggiano ed Antica Hirpinia 

Cantine di Marzo, le cantine del Greco di Tufo 

Entrata Azienda Agricola Cantine di Marzo a Tufo, Avellino
(fonte: cantinedimarzo.it)

Scavate nella roccia e nelle grotte tufacee nel 1600, oggi le Cantine di Marzo conservano e infondono ancora il loro antico fascino. La storia di questa cantina è legata a Scipione di Marzo, capostipite dell’azienda e considerato l’ideatore del Greco di Tufo. Era infatti durante la peste del Seicento che per sfuggire all’epidemia da Nola arrivò in Irpinia, a Tufo, portando con sé alcune viti.

Se vorrai visitare questo pezzo di storia, puoi scegliere tre diversi tour:

  • Base: visita in cantina, degustazione di 3 vini accompagnati da prodotti locali 
  • Superior: visita in cantina e dei vigneti, degustazione di 4 vini accompagnati da prodotti locali 
  • Deluxe: visita in vigna e in cantina, degustazione di 5 vini accompagnati da salumi e formaggi locali

Una curiosità: Cantine di Marzo detiene il record come cantina più antica della Campania e del Sud Italia

Feudi di San Gregorio

Cantina Feudi di San Gregorio, Sorbo Serpico, Avellino (fonte: feudi.it)

Tra specchi d’acqua, piante di spezie e roseti del giardino, a Sorbo Serpico (AV) ci si immerge in un luogo magico che è Feudi di San Gregorio. Una magia dovuta anche alla bellezza dal punto di vista architettonico e che continua in cantina, soprattutto nella grande bottaia durante il tour enogastronomico. L’atmosfera di stupore e fascino prosegue poi alla scoperta del ciclo di vita del vino fino alla degustazione guidata.

Tenuta Cavalier Pepe

La vigna della Tenuta Cavalier Pepe
La Tenuta Cavalier Pepe

Tutto ebbe inizio quando Angelo Pepe, irpino DOC, dopo aver vissuto diversi anni tra Germania, Belgio ed Inghilterra ed aver fatto carriera nel settore della ristorazione, decise di ridisegnare il futuro della sua famiglia nella sua terra d’origine e di mettere a frutto le competenze maturate all’estero.

Durante la visita, qui potrai seguire il ciclo del vino dai vitigni al processo di produzione, fino alla degustazione, da scegliere tra quattro tipologie che si svolgono direttamente in Cantina o nel Ristorante della Tenuta.

Leggi anche: Visita alla cantina Irpina Tenuta Cavalier Pepe

Mastroberardino 

Le botti e dipinti nella grotta di affinamentoMastroberardino
Le botti e dipinti nella grotta di affinamento (fonte: mastroberardino.com)

Che l‘Irpinia sia una zona emblematica per i vini è ormai chiaro, ma forse l’emblema di questa vocazione è stata in parte disegnata da Antonio Mastroberardino, uno degli enologi più importanti d’Italia. E se oggi i vini irpini sono conosciuti e rinomati in tutto il mondo è anche grazie al suo lavoro, fatto di tanto amore e impegno.

Oggi la cantina rappresenta il suo passato, la storia secolare, ma si fa anche custode d’arte, con i dipinti che adornano le cupole delle grotte di invecchiamento e affinamento, con figure che sembrano voler sorvegliare il prezioso nettare che riposa nelle botti. Mastroberardino è un posto in cui non si va solo in visita per un wine tour, ma un luogo in cui poter rallentare lo scorrere del tempo attraverso l’arte e alla sua contemplazione.

I piatti e i prodotti tipici irpini 

L’Irpinia è ricca sì di vino, ma ha anche di prodotti tipici ottimi, riconosciuti per la loro bontà e qualità. Sono così diversi tra loro eppure così simili, perché nascono tutti da questa terra forte e tenace. 

  • Il formaggio Carmasciano. Partendo dai formaggi, un prodotto tipico e molto particolare è sicuramente il Carmasciano. Perché? La produzione avviene nella piccolissima zona del Carmasciano che comprende solo tre comuni: Guardia Lombardi, Rocca San Felice e Frigento. 
  • Il Pecorino Bagnolese. Tra i formaggi irpini c’è anche il pecorino bagnolese che è stato riconosciuto come prodotto slow food. Il nome di questo formaggio è legato alla razza di pecora campana, la Bagnolese che a sua volta viene dal nome della città, cioè di Bagnoli Irpino. Amerai questo formaggio se preferisci gusti intensi e decisi, perché il sapore è leggermente pungente. 
  • La cipolla ramata di Montoro. Ad un altro comune dell’Irpinia, Montoro, si lega invece un altro presidio slow food: la cipolla ramata, che deve il suo nome al colore esterno. Grazie al suo gusto dolce e alle sue caratteristiche è indicata nella preparazione di insalate e della Genovese, piatto tipico campano.
  • Il tartufo di Bagnoli Irpino. Un regalo prezioso della terra, che qui va a condire la maccaronara, un formato di pasta fresca fatta a mano con la forma di un grosso spaghetto. Inoltre la legge regionale sul Tartufo (LR n. 13/06) lo riconosce come “tartufo tipico campano”. 
  • Le castagne di Montella IGP. Sai che il 25% della produzione nazionale di castagne viene proprio da Montella? Come da disciplinare, la castagna si inizia a raccogliere dal 4 ottobre nei comuni di Montella, Bagnoli Irpino, Cassano Irpino, Nusco, Volturara Irpina e in una parte del comune di Montemarano (contrada Bolifano).
  • Il pane di Calitri. Questo pane è riconosciuto dall’Assessorato all’Agricoltura della regione Campania come prodotto tradizionale. L’Irpinia conserva grani antichi, come il senatore Cappelli, ricchi di fibre, molto resistenti e che si coltivano senza aver bisogno di pesticidi, quindi in maniera più naturale.
  • Lagane e ceci. Quale misterioso ingrediente sono le lagane? Un tipo di pasta fresca simile alle tagliatelle ma più larghe e corte, condita poi con i ceci stufati in precedenza, con l’aggiunta di pomodoro. 
  • La Ciambotta. Si realizza con patate, melanzane e peperoni. Un gustoso contorno o piatto unico di verdure. 
  • La pizza con la ricotta. Una specialità della provincia di Avellino, dal cuore di ricotta e salumi come salsiccia e soppressata. Oltre a questi ingredienti, la pasta della pizza con la ricotta viene riempita con l’impasto di uova e poi cotta in forno.

Dove mangiare ad Avellino e provincia 

  • Antica Trattoria Martella nel centro storico di Avellino: aperta nel 1921, è un locale storico nel quale trovare i piatti genuini della tradizione irpina e rivisitati in chiave moderna. Questo locale è infatti il giusto compromesso fra tradizione e modernità, tra casereccio ed eleganza insieme a prodotti genuini e del territorio. Locale presente sulla guida Michelin.
  • Ristorante Le Contrade, a Luogosano: ad una mezz’ora d’auto da Avellino e otto minuti da Taurasi, bisogna percorrere strade non proprio comode per raggiungere Le Contrade, un agriturismo immerso nella terra di mezzo, con vista panoramica sui monti Picentini. La cucina però ripaga la strada fatta: i piatti rispecchiano la vera tradizione irpina, gli scialatielli sono fatti a mano, le verdure a km 0, provenienti direttamente della loro azienda e coltivate in modo biologico. 
  • Ristorante La Molara, a Summonte: un’oasi in cui rifugiarsi per rigenerare corpo e spirito nelle ore più calde d’estate o trovare riparo in inverno si trova nel borgo di Summonte e il suo nome è La Molara. Nella locanda potrai gustare fusilli con asparagi e funghi porcini, gli gnocchetti con farina di castagne, i paccheri con cipolla, caciocavallo e tartufo sono solo alcuni dei primi che si possono scegliere, ai quali far seguire secondi come il coniglio alla cacciatora o lo spezzatino di agnello.
  • La Locanda dell’Arco a Calitri: se hai deciso di passare il tuo soggiorno a Calitri, non puoi perderti una sosta qui, per mangiare nella suggestiva grotta scavata nella roccia o sulla terrazza per godere del panorama che regala la vallata. Cosa ordinare una volta seduti a tavola? Sicuramente per un primo piatto le tipiche cannazze, un tipico formato di pasta, condite con il pomodoro.  

Cosa vedere e fare ad Avellino e dintorni

Ti proponiamo dei punti di interesse ad Avellino e dintorni da scoprire in uno o più giorni, in base a cosa sceglierai per il tuo soggiorno nella terra di mezzo. 

  • Passeggiare tra le vie del centro di Avellino: ti consigliamo di partire dal simbolo di Avellino, la Torre dell’orologio e andare alla fontana di Belloforonte, detta anche di Costantinopoli o Caracciolo, ma ancor più comunemente dei Tre Cannuoli. La fontana era conosciuta già nel XVII secolo come uno degli abbeveratoi della città, che fu poi abbellita con una rappresentazione di Bellerofonte che uccide la Chimera. Alle spalle della villa comunale troverai il Museo provinciale di Avellino, che accoglie dipinti legati alla corrente del realismo fino alle tendenze artistiche dell’Ottocento, lapidari, monete e numerosi reperti archeologici. 
  • Divertirsi al Parco Avventura Montevergine: si trova una ventina di minuti d’auto dal centro di Avellino e ci sono attività dedicate anche ai più piccoli. Fra tiro con l’arco, tenda sospesa, tree climbing il divertimento è assicurato. E, se viene fame, c’è anche un’area picnic.
  • Visitare il borgo di Summonte, uno dei borghi più belli d’Italia: ad una decina di chilometri da Avellino, ti catturerà per il suo silenzio e la sua tranquillità delle sue stradine. Durante la passeggiata potrai ammirare un palazzo storico costruito nel XVI secolo, Palazzo de Cristofaro, la chiesa dell’Annunziata in stile barocco con decorazioni e intarsiature dorate. Se ami visitare i musei, ti consigliamo un salto al Museo Civico di Summonte, che sorge nel complesso castellare, dove potrai ammirare reperti archeologici rinvenuti nel castello, armamenti medievali, ma anche il panorama dell’intera vallata al suo esterno.
  • Andare al Lago Mefite a Rocca San Felice, a metà strada da Avellino e Calitri: lo scrittore Virgilio nell’Eneide lo definì questo piccolo lago che ribolle di anidride sulfurea e carbonica come fiume che per gran sassi rumoreggia e cade. Questa “terra di mezzo nella terra di mezzo” era già conosciuta e sacra ai popoli sanniti, perché legata a Mefite, la divinità italica legata al culto delle acque, alla fecondità della terra e degli esseri umani. Se vorrai visitare il lago di Mefite, la visita deve svolgersi solo con guide esperte, perché le esalazioni sono pericolose, perché dalle sue bocche possono uscire anche 2000 tonnellate al giorno di anidride carbonica e zolfo!
  • Visitare Calitri: la chiamano la Positano d’Irpinia, per le sue casette colorate che si possono scorgere anche in lontananza.  Se andrai nel periodo estivo, non potrai perdere un evento (di solito a fine agosto): lo Sponz Fest. Che cos’è? Un festival ideato dal cantautore Vinicio Capossela, un evento culturale e sociale, un segno di recupero dell’identità locale e dell’unione con altre culture. 
    Nel resto dell’anno a Calitri puoi vedere anche:
    – il museo della ceramica, che si trova nei locali del borgo Castello
    – l’Acquedotto Pugliese, ideato nel 1868 per portare l’acqua in Puglia
    – il borgo, con i suoi vicoli e stradine in pietra
    – le grotte di stagionatura dei formaggi, grazie ad un tour sulla lavorazione dei formaggi del Caseificio D&D 
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