Quale miglior modo di approfittare di una delle rare giornate di sole del periodo natalizio se non quello di organizzare una escursione enogastronomica?

Così, radunata una bella combriccola di amici, appassionati di vino (o semplicemente ubriaconi), decidiamo di dirigerci in Irpinia, dove già eravamo stati a fine ottobre presso la tenuta Cavalier Pepe, per far visita ad un paio di importanti realtà del panorama vitivinicolo del territorio.

Appuntamento di buon mattino a Salerno, dove ci attende un pulmino (cosa fondamentale quando ci si immerge in esperienze enologiche è avere un autista sobrio!), il tempo di un caffè e si parte.

Direzione Taurasi.

 

Prima tappa: Antica Hirpinia

Uno degli aspetti che mi incuriosisce di più quando mi approccio ad una cantina è il modo in cui le nuove generazioni del Vino si relazionano a questo mondo.

Mi spiego meglio:

Cantina Antica hipinia, DegustazioneSiamo abituati a pensare l’agricoltura, e in maniera ancor più evidente la viticoltura, come un’attività che si possa portare avanti e sviluppare soltanto grazie al pesante fardello esperienziale di chi ha avviato e fatto crescere l’impresa agricola. Perché il rapporto con la terra, il rapporto con un territorio, è indissolubilmente personale, e non è facilmente riproducibile.

Così, abbiamo deciso di approfondire la storia della Cantina Antica Hirpinia, andando a trovare l’amica Marianna Mazzariello nella sua splendida tenuta.

Siamo a Taurasi, in provincia di Avellino, zona che per i winelovers campani (e non solo) costituisce una sorta di luogo di pellegrinaggio in cui omaggiare secoli di tradizione e storia enologica. Storia in cui Marianna è entrata da poco, ma in cui, invece, Antica Hirpinia ha vissuto decenni importanti e di grandi cambiamenti.

Cantina Antica Hirpinia, Esterni

Era infatti il 1959 quando nasceva a Taurasi la prima cantina sociale con una missione tanto chiara quanto importante da svolgere: valorizzare i vitigni autoctoni irpini. I progressi della cantina furono fondamentali per la tutela e la crescita dell’intero patrimonio enologico campano. Infatti, l’11 marzo 1993, il Taurasi divenne il primo vino dell’intero Sud Italia a potersi fregiare della Denominazione di Origine Controllata e Garantita.

E indovinate un po’ chi ebbe il merito di produrre la prima bottiglia di Taurasi DOCG? Esatto, proprio Antica Hirpinia.

Primo Taurasi al mondo

Linea di Vini di Antica Hirpinia

Negli anni, tuttavia, alcune cose sono cambiate. Si è abbandonato il modello cooperativo, caratterizzato da grandi produzioni, per votarsi ad un progetto fondato sulla maggior qualità, passando dal milione di bottiglie prodotte appena 20 anni fa, alle circa 250.000 attuali. Il tutto sotto la regia di Riccardo Cotarella, enologo che non necessita di presentazioni.

Sotto la guida, piacevole ed esaustiva, di Marianna, dopo aver visitato la cantina e ammirato la bottaia e le storiche vasche di cemento, marchio di fabbrica dell’azienda ed utilizzate ancora oggi per la maturazione dei vini, ci avviamo verso la sala di degustazione per fare quello che ci piace di più: Bere…pardon, degustare.

Happy Xmas from Decanto and Antica Hirpinia

Abbiamo degustato in prima battuta il Fiano di Avellino DOCG, che fermenta 6 mesi in vasche di cemento e affina altri 3 mesi in bottiglia. Il 2017 è ancora un po’ giovane, i sentori minerali e fruttati percepiti al naso sono ancora ispidi al palato e l’acidità ci pare ancora molto spinta.

Siamo poi passati all’Irpinia Aglianico DOC che ci ha piacevolmente stupiti, per via della sua morbidezza e di un tannino levigato e piacevole. Anche qui la maturazione viene fatta in vasche di cemento (50% per 12 mesi) ed in botti grandi di rovere (l’altro 50 % sempre per 12 mesi), cui seguono ulteriori 6 mesi di affinamento in bottiglia.

Conclusione in grande stile con il Taurasi DOCG: vino complesso, elegante, austero, con note speziate ed erbacee che fanno da contorno ad un gradevole profumo di confettura di ciliegie e a viole appassite. Molto centrato al sorso, robusto e persistente.

Tra un vino e l’altro si è presto fatta ora di pranzo e…non siamo di certo rimasti a bocca asciutta!

 

Seconda tappa: Antonio Caggiano

Interno della cantina di Antonio Caggiano

Così, risaliamo sul pullman per raggiungere quella che ormai è quasi una seconda casa: la cantina di Antonio Caggiano.

Arrivati lì, dopo un veloce saluto al sig. Antonio, che ci riserva come sempre una calorosa accoglienza, ci dirigiamo direttamente verso il ristorante della tenuta, dove ci aspettano tre tavoli riservati e tutto lo staff pronto a deliziarci con primizie del territorio irpino ed i vini della cantina in rigoroso abbinamento.

Iniziamo con una carrellata di antipasti caserecci e tradizionali, in cui la fanno da padroni i salumi tipici irpini, nonché alcune specialità come la zuppa di fagioli o la minestra maritata. Il tutto accompagnato dal Fiagre, un blend di Fiano e Greco davvero interessante, in cui gli aromi tipici del fiano sono sorretti da una maggior struttura conferita dal taglio con le uve di Greco.

In alto i calici per un brindisi in IrpiniaPranzo da Antonio Caggiano

Passiamo poi al primo, dei troccoli con fonduta di caciocavallo e noci. Cambio di piatto e cambio di vino. Qui abbiniamo il Devon, Greco di Tufo DOCG, che non è per noi una novità ma che apprezziamo sempre, dalla struttura tale che quasi sovrasta una portata dai sapori comunque decisi.

Passiamo al secondo…primo, cortecce con zucca, funghi e salsiccia ed, ovviamente, abbiniamo un nuovo vino: il Taurì, Irpinia Campi Taurasini, che per la sua tannicità ed acidità si incontra benissimo con la succulenza delle nostre cortecce.

La giornata è talmente bella e calda che, nonostante sia pieno inverno, tra i primi e i secondi decidiamo di uscire all’aria aperta e ne approfittiamo per fare un giro tra le vigne e scattare qualche foto.

Tramonto in Irpinia nella vigna della cantina CaggianoQuando rientriamo, troviamo ad attenderci un tenerissimo stracotto all’aglianico di vitello con patate. che continuiamo ad accompagnare con il Taurì di cui abbiamo parlato prima.

Cantina Antonio Caggiano nella barriccaiaIl grado alcolico inizia a farsi sentire, ma l’abbinamento è in ogni caso riuscitissimo (anche se molti ormai potrebbero bere anche acqua sporca).

Dopo dolce, caffè e grappa, decidiamo che la situazione è matura per fare un bel giro in cantina, che resta una delle più belle mai visitate, costruita con materiali di risulta del terremoto dell’Irpinia del 1980 e con enormi monoliti rocciosi dallo stesso Signor Caggiano.

Un piccolo museo in cui, ogni volta che torniamo, restiamo affascinati dalla cura dei dettagli e dall’amore per il vino e per il territorio che emergono nitidi tra le botti e gli arredi della cantina. Le sedie, i tavoli, finanche gli assi attorno ai lampadari sono stati ricavati a partire da quelle che un tempo erano botti atte ad ospitare il Taurasi.

Tutto qui sembra testimoniare una seconda vita del vino e raccontare una incredibile storia, come le sculture realizzate con tralci di vite, le incisioni, i dipinti e le fotografie scattate dal Signor Caggiano.

Tramonto in Irpinia nella vigna della cantina Caggiano

La nostra visita prosegue sotto la sapiente guida di Angelo, che consente a tutti di comprendere cosa si cela dietro ai vini prodotti da Antonio Caggiano, con alcuni spunti interessanti di approfondimento, come la botte sezionata che mostra gli effetti dei vari passaggi del vino sul legno, o i diversi metodi di estrazione del sughero e di produzione dei tappi.

E’ ormai sera, è ora di tornare, ma non prima di fermarci allo shop della cantina per acquistare il Taurasi Vigna Macchia dei Goti 2014 e scambiare finalmente qualche parola con l’uomo che ha reso tutto ciò possibile: il grande Antonio Caggiano.

In alto i calici per un brindisi in Irpinia

Cosa ci resta di questa esperienza?

Sicuramente una bella giornata, trascorsa in compagnia, con la consapevolezza di aver vissuto, anche se in minima parte, due realtà che hanno fatto la storia dell’enologia irpina e non solo, nonché una piacevole ebbrezza.

Al prossimo Wine Travel!

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