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I Vini Spumanti nel Mondo

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Da sempre gli spumanti sono considerati i vini per eccellenza nelle occasioni di festa, grazie al caratteristico perlage, che ammalia e celebra emozioni. Il loro fascino è tale da aver ispirato artisti e poeti nel corso della storia, come il celebre Max Jacob, che scrisse: “Lo Champagne, se si ha tempo per ascoltarlo, fa lo stesso rumore, nella sua schiuma e nelle sue bollicine, del mare sulla sabbia”.

Si dice che proprio lo Champagne, il più famoso e desiderato fra gli spumanti nel mondo, sia stato il primo vino prodotto di questa tipologia. In realtà, però, il più antico metodo classico ancora esistente è la Blanquette de Limoux, nata in Francia nel 1531, presso l’abbazia benedettina di Saint-Hilaire. Solo 150 anni dopo, il monaco Pierre Pérignon diede vita al celebre spumante, che prese il nome della regione in cui fu prodotto, ovvero lo Champagne.

Per quanto riguarda l’Italia, testimonianze di prove di spumantizzazione sono presenti nel “De salubri potu dissertatio”, del benedettino don Francesco Scacchi di Fabriano, risalente al XIV secolo. È però datato 1860 il primo metodo classico italiano, prodotto da Camillo Gancia in Piemonte, più precisamente nell’area dell’astigiano. Successivamente, prima Antonio Carpenè a Conegliano e poi Giulio Ferrari a Trento perfezionarono la tecnica della rifermentazione in bottiglia per la produzione di spumanti.

Metodi di produzione

Per definizione in uno spumante è presente anidride carbonica disciolta, originata esclusivamente dalla fermentazione (di uva, mosto o vino), in grado di generare una sovrapressione di almeno 3 bar all’interno della bottiglia a una temperatura di 20°C. Come si genera questa anidride carbonica, che è anche la responsabile delle tanto amate bollicine?

Le tecniche di spumantizzazione sono essenzialmente tre:

  • metodo classico (o champenoise): il vino base, posto in bottiglia con la liqueur de tirage, va incontro a una seconda fermentazione, grazie a cui si forma il perlage (presa di spuma). Dopo un periodo variabile di affinamento del vino sui lieviti (mesi o anni), le bottiglie vengono sboccate, si aggiunge la liqueur d’expédition, si chiudono con un tappo a fungo e si mettono in commercio.
  • metodo charmat (o martinotti): per accelerare il processo produttivo e ridurne i costi, il vino base è posto in autoclave, dove avviene la seconda fermentazione, grazie all’aggiunta del pied de cuve. Dopo un tempo variabile (generalmente 30-80 giorni), si filtra e travasa lo spumante in condizioni isobariche in un’altra autoclave, per essere stabilizzato e successivamente imbottigliato.
  • metodo ancestrale: è la tecnica con cui venivano prodotti gli spumanti nel passato. Simile al metodo classico, se ne differenzia in quanto non vengono aggiunti lieviti per far partire la fermentazione, ma sono impiegati quelli naturalmente presenti sulla buccia dell’uva. Inoltre, il metodo ancestrale non prevede la sboccatura, quindi nella bottiglia, che mantiene il tappo a corona, rimangono le fecce fini a contatto con il vino.
Pupitre con bottiglie di metodo classico in affinamento
Pupitre in cui sono poste le bottiglie di metodo classico per l’affinamento

Esiste poi la possibilità di produrre vini frizzanti addizionando anidride carbonica: questi, però, non possono essere definiti spumanti, perché l’anidride carbonica contenuta non origina dalla fermentazione.

Ciascuna tecnica genera vini dal profilo organolettico e dalla finezza completamente differenti fra loro e ciò va a incidere notevolmente sul prezzo finale. Inoltre, a seconda dell’area geografica in cui sono prodotti, può essere preferito un metodo rispetto a un altro.

Per un approfondimento maggiore su questo argomento ti consiglio di leggere il nostro articolo “Come si producono gli Spumanti?

Spumanti nel Mondo: Europa

Partendo alla scoperta degli spumanti nel mondo, è doveroso dedicare la prima tappa alla culla di questa tipologia, che storicamente comprende Francia e Italia. Va detto che negli ultimi anni le bollicine inglesi stanno raggiungendo livelli qualitativi sempre più elevati, dando del filo da torcere sia alle nostre che, inaspettatamente, a quelle francesi.

Italia

Assecondando le richieste del mercato, si producono spumanti un po’ ovunque lungo tutto lo stivale, ormai con qualunque vitigno. Abbiamo bollicine valdostane, friulane, emiliane, campane, siciliane, sarde e molte altre, ma le regioni con una solida tradizione spumantistica sono essenzialmente quattro: Piemonte, Lombardia, Veneto e Trentino.

Il Piemonte è storicamente noto soprattutto per gli spumanti dolci, come l’Asti, prodotto con uve Moscato bianco e il Brachetto, entrambi ottenuti tramite metodo Martinotti, che preserva gli aromi della frutta fresca, tanto graditi in questa tipologia. Sempre più apprezzati negli ultimi anni, i vini metodo classico Alta Langa sono secchi e dotati di ottima sapidità. I vitigni consentiti dal disciplinare per la loro produzione sono Pinot nero e Chardonnay per almeno il 90%.

La Lombardia ospita due zone molto interessanti per quanto riguarda gli spumanti: Oltrepò Pavese e Franciacorta. In entrambi i casi si tratta di metodo classico, prodotti prevalentemente a partire da Pinot nero e Chardonnay, ai quali può essere aggiunta una percentuale di Pinot bianco e, solo nel caso dell’Oltrepò, di Pinot grigio. Nei Franciacorta, inoltre, è ammessa la presenza in piccolissime quantità anche del vitigno autoctono Erbamat.

Le bollicine italiane più conosciute al mondo provengono dal Veneto e sono fatte tramite metodo martinotti: si tratta naturalmente del Prosecco. Con una produzione di oltre 600 milioni di bottiglie (2023), rappresenta lo spumante nazionale più consumato in Italia e all’estero. La principale varietà d’uva usata per produrre il Prosecco è la Glera, che deve essere presente in quantità pari all’85% almeno.

Le colline dove si produce il Prosecco, nella zona di Conegliano
Le colline intorno a Conegliano, dove si produce il Prosecco

Prima di lasciare il Bel Paese, ci spostiamo in Trentino, dove la produzione del metodo classico Trento avviene a partire dalle varietà Chardonnay, Pinot nero, Pinot bianco e Meunier. Le caratteristiche pedoclimatiche del territorio conferiscono a questi spumanti qualità peculiari, come ad esempio una buona sapidità.

Francia

Il fascino e il prestigio di un calice di Champagne, metodo classico prodotto nell’omonima regione francese, sono ben noti a tutti. Fra i più famosi e apprezzati spumanti nel mondo, lo Champagne è fatto impiegando prevalentemente Chardonnay, Pinot nero e Meunier. Interessante sottolineare come il cambiamento climatico abbia recentemente causato delle modifiche del disciplinare di produzione. Infatti, a partire dal 2023 è stata introdotta fra le uve consentite il Voltis, varietà PIWI che contribuirà a garantire una buona acidità al vino base. Le cinque aree principali della regione della Champagne, caratterizzate da suoli molto differenti fra loro, sono: Vallée de la MarneMontagne de ReimsCôte des BlancsCôte de Sézanne e Aube.

Al di fuori della regione della Champagne, gli spumanti metodo classico assumono il nome di Crémant. A seconda della zona di produzione si possono utilizzare vitigni differenti. Citando solo i principali, possiamo trovare il Crémant d’Alsace, un assemblaggio dominato dal Pinot bianco, con percentuali variabili di Riesling, Pinot grigio, Chardonnay, Auxerrois e Pinot nero. In Savoia c’è il Crémant de Savoie, a base di Jacquère, Altesse e Chardonnay. Nel Crémant de Bourgogne prevalgono Chardonnay e Pinot nero. Infine, menzioniamo il Crémant de Loire, a partire da uve Chenin blanc e il Crémant du Jura, fatto con Chardonnay e Savagnin per quanto riguarda il bianco, mentre per il rosato si usano Pinot nero, Trousseau e Poulsard.

Ricordiamo anche la già citata Blanquette de Limoux, prodotta nel dipartimento dell’Aude a partire dal vitigno autoctono Mauzac. Quest’ultimo deve essere presente in una percentuale pari almeno al 90%, a cui possono essere aggiunti Chenin blanc e Chardonnay. Proprio la composizione della Blanquette, che mira a mantenere lo stile tradizionale e a valorizzare la varietà locale Mauzac, la differenzia dal Crémant de Limoux, nel quale, invece, prevale lo Chardonnay (minimo 80%).

Spagna

La regione più effervescente di tutta la Spagna è la Catalunya, dove, nell’area del Penedés, si produce il famosissimo metodo classico Cava. Le uve impiegate sono soprattutto le varietà autoctone Xarel-lo, Macabeo, Parellada. Tuttavia, è consentito anche l’utilizzo di altri vitigni, come Chardonnay, Subirat, Riojan malvasia e per le versioni rosate Pinot nero, Monastrell, Trepat, Garnacha. A causa del forte aumento della produzione di Cava, che in qualche caso ha comportato una riduzione della qualità, recentemente alcuni produttori hanno deciso di staccarsi dalla denominazione e costituire un’associazione a parte. Si sono autoimposti un disciplinare molto rigido, volto alla produzione di spumanti dalla qualità eccellente, che rispettino e valorizzino il territorio: nascono così i Corpinnat, la punta di diamante del metodo classico spagnolo.

Regno Unito

Sembra strano pensare che il Regno Unito possa essere una tappa del nostro viaggio fra gli spumanti nel mondo, eppure qui la produzione di bollicine sta prendendo sempre più piede con ottimi risultati. A causa del cambiamento climatico, infatti, il sud della fredda Inghilterra si sta rivelando un ambiente perfetto per la realizzazione di questa tipologia. Il particolare terroir garantisce la giusta spalla acida e una spiccata sapidità ai vini base, destinati a diventare English Sparkling Wine di altissima qualità. Le uve impiegate sono Chardonnay, Pinot nero, Meunier, Pinot nero precoce (Frühburgunder), Pinot bianco, Pinot grigio, alcuni ibridi (come il Seyval blanc) e sono vinificate con metodo classico.

Germania

Con circa 350 milioni di bottiglie prodotte ogni anno, i tedeschi si dimostrano inaspettatamente dei grandi appassionati di bollicine. I Sekt, nome teutonico degli spumanti, possono essere fatti sia tramite metodo martinotti, che con metodo classico. Questi ultimi sono qualitativamente superiori e sono quasi sempre prodotti con uve, soprattutto Riesling, Pinot bianco, Pinot nero e Pinot grigio, provenienti dalle zone intorno al Reno e alla Mosella. Per la realizzazione dei metodo charmat, invece, spesso si utilizzano vini base che arrivano da altri Paesi europei.

Spumanti nel Mondo: Africa

Ebbene sì, questo viaggio alla scoperta degli spumanti nel mondo, ci porta addirittura in Africa, in Sud Africa per la precisione. Qui si producono bollicine metodo classico molto apprezzate per i loro aromi agrumati, conosciute come Cap Classique. I vitigni impiegati sono Chardonnay, Pinot nero, Chenin blanc e Pinotage, allevati principalmente nelle aree circostanti Città del Capo.

Spumanti nel Mondo: America

USA

La produzione di spumanti americani, prevalentemente metodo classico, è abbastanza diffusa negli stati con clima più fresco, come Washington State, New York State e Oregon. Attenzione particolare va posta sulla California, soprattutto l’area di Napa Valley, dove, negli scorsi anni, alcune note aziende spumantistiche francesi hanno iniziato a produrre bollicine. Le uve maggiormente impiegate sono quelle classiche usate in Champagne, ovvero Pinot nero, Chardonnay e Meunier.

Argentina e Cile

Sembra strano pensare che in sud America si producano spumanti, eppure, lo specifico microclima di alcune regioni permette di realizzare bollicine davvero interessanti.

Il nostro viaggio fra gli spumanti nel mondo ci porta nella Patagonia argentina, dove sempre più si stanno creando le condizioni climatiche e ambientali per la produzione di vini metodo classico di alta qualità. Infatti, qua si allevano sia lo Chardonnay, che il ben più difficile Pinot nero, che vanno a costituire delle ottime basi spumante, dotate di spiccata acidità.

Analogamente in Cile, soprattutto nella Curico Valley, la vicinanza con le Ande contribuisce a creare l’ambiente ideale per la realizzazione di spumanti metodo classico a partire dalle medesime varietà d’uva.

Spumanti nel Mondo: Oceania

Australia

Nel vasto territorio australiano ci sono diverse aree nelle quali si realizzano spumanti metodo classico molto interessanti, come ad esempio Yarra Valley e Adelaide Hills. Se, però, puntiamo all’eccellenza, allora dobbiamo necessariamente fare una tappa in Tasmania e più in particolare nella zona di Tamar Valley. Qui, grazie alle peculiari condizioni climatiche, caratterizzate da importanti escursioni termiche e al particolare suolo, si crea il terroir perfetto per la produzione di alcuni fra i più fini spumanti nel mondo. I vitigni maggiormente impiegati sono Pinot nero e Chardonnay, ai quali possono essere affiancate altre uve, come ad esempio il Meunier.

Uno scorcio della Tamar Valley in Tasmania
Uno scorcio della Tamar Valley in Tasmania

Nuova Zelanda

Concludiamo il nostro viaggio fra gli spumanti nel mondo approdando letteralmente dall’altra parte del pianeta.

Nell’Isola del Nord, la zona in cui si registra la maggior produzione di bollicine è quella di Marborough. Qui, oltre alle classiche varietà internazionali, si utilizza in larga misura il Sauvignon blanc. Spesso è vinificato tramite metodo martinotti, che ne sottolinea l’ampio ed esuberante bouquet. Negli ultimi anni, però, questo vitigno viene sempre più usato per produrre vini metodo classico davvero piacevoli.

Grazie alle sue peculiari condizioni climatiche, l’area di Central Otago nell’Isola del Sud costituisce una culla perfetta per la realizzazione di spumanti molto eleganti. Sono impiegate le stesse uve citate in precedenza, che qui, grazie al terroir in cui maturano, conferiscono al vino base una vibrante acidità.

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