LasteRosse: in viaggio tra le vigne di Groppello di Revò
Cosa fa un Wine Lover appena si trova in una nuova regione?
Cerca le particolarità, le chicche e le nicchie da condividere e amare.
È successo proprio così: partire dalla soleggiata Campania e giungere nell’altissimo Trentino alla scoperta di un mondo fatto di colori, sapori e odori diversi, ma altrettanto emozionanti rispetto a quelli caldi e marini a cui si è sempre stati abituati.
Indice
Dove siamo?
Ci troviamo in Val di Non, zona certamente molto nota, ritenuta particolarmente vocata per la produzione di mele. Eppure, forse non tutti sanno che questa è stata, ed è tutt’ora, un’area particolarmente felice anche per la produzione vitivinicola.
Infatti, tra mele, valli e canyon incantati si produce una varietà d’uva quasi dimenticata: il Groppello di Revò, che non va assolutamente confuso con il più conosciuto Groppello della sponda bresciana del Lago di Garda.
Scopriamolo nel dettaglio: Il Groppello di Revò
Un vitigno autoctono presente sul territorio già dalla fine del XVI secolo. Quest’uva di origini retiche, molto amata in passato, ha allietato persino la corte asburgica di Franz Josef e la Principessa Sissi a Vienna. Purtroppo però, negli ultimi anni, a causa della coltivazione intensiva delle mele, ha rischiato di perdersi definitivamente.
Fortunatamente, quattro audaci viticoltori hanno creduto in questo vitigno e, seppur con qualche difficoltà, continuano a prendersene cura, proteggendolo e cercando di farlo rinascere e conoscere, dentro e fuori dal loro territorio.
Pochi ettari, solo cinque, restano dedicati a questo vino, nei quali si respira aria di passione e coraggio ma anche la paura di perdere un tesoro del genere.
“Grop” in Trentino significa “nodo” ed è proprio da qui che deriva il nome di questa splendida uva, caratterizzata da un grappolo stretto e compatto.
Un po’ di storia
Revò, da cui deriva il nome del vitigno, era considerato il centro più importante dell’alta Val di Non.
Qui sorse, nel 1893, la terza cantina sociale del Trentino. Diversi gli avvenimenti che hanno caratterizzato lo sviluppo della zona, come l’annessione della regione nel 1918 al regno d’Italia, la fillossera che distrusse circa l’80% delle viti europee, e ultima ma non meno importante lo sviluppo della frutticoltura intensiva, che ha definitivamente e quasi del tutto soppiantato quella della vite, riducendola a pochi ettari in soli cinque comuni sulle sponde del lago di Santa Giustina: Cloz, Revò, Cagnò e Romallo.
Laste Rosse
Proprio qui nel paese di Romallo, sorge Laste Rosse la cantina gestita da Silvia e Pietro Pancheri, con i quali ho avuto la possibilità di trascorrere un bellissimo pomeriggio iniziato tra le vigne immerse nella neve e conclusosi con una splendida degustazione.
L’azienda si distende su ripidi pendii di montagna, a 700 metri d’altitudine. ça va sans dire che si tratta di un lavoro tutto manuale che ricorda un po’ la viticoltura eroica della Costiera Amalfitana, delle Cinqueterre o della Valtellina. Uno scenario che mi affascina, mi attrae e fa nascere in me il desiderio di saperne ancora di più.
È proprio Silvia ad accogliermi sorridente e radiosa, andiamo subito a vedere la vigna e lo spettacolo che mi si apre davanti è mozzafiato.
Filari adagiati su una splendida stratificazione di roccia rossa, da cui il nome della cantina, terreno argilloso e rosso a picco sul Lago di Santa Giustina. Siamo a quasi 1000 metri d’altezza, l’aria fredda e pulita, il vento mi accarezza mentre sognante ascolto il racconto di questo incredibile luogo lasciando andare lo sguardo dalla vigna al lago, alle montagne per poi tornare alla realtà rendendomi subito conto di quanto sia difficile lavorare lì sopra a causa della pendenza che non consente l’utilizzo di mezzi e ovviamente le rese risultano molto basse, ma questo non può che essere preludio di un’ottima qualità dei prodotti!
Dopo aver incantato i miei occhi, e aver sentito il profumo delle botti in cantina, è giunto il momento di far sognare anche le papille gustative iniziando la degustazione.
La degustazione
Ci accomodiamo in un’accogliente saletta interna, in cui tutta la creatività e l’anima artistica di Silvia prende il sopravvento in ogni angolo.
Proprio in virtù del rispetto della natura e dei suoi cicli, Silvia ci racconta dell’importanza della luna nella produzione dei suoi vini, tutti IGT (non ci son DOC in Val di Non), ci parla dell’imprevedibilità del Groppello, della sua forza e del suo tentativo (riuscitissimo) di tagliarlo con quello che viene definito “l’enfant terrible” dei vitigni: il Pinot Nero, due uve complicate e difficili da gestire, che unite danno forza e vigore e un prodotto di tutto rispetto chiamato Privato. Un perfetto equilibrio tra eleganza e tradizione.
Iniziamo, così, una piacevole degustazione di Groppello, ma non solo.
Laste Rosse Spumante Metodo Classico
Un Extra Brut ottenuto solo da uve Groppello, rifermentato in bottiglia, matura sui lieviti per circa 36/40 mesi, completa l’affinamento in bottiglia prima della commercializzazione.
Colore giallo paglierino, bollicina fine e persistente, sentori fruttati in cui prevale la mela, la vaniglia e la mandorla, al gusto è secco, ottima acidità lascia la bocca pulita.
Mi è stato proposto abbinandolo a delle mandorle salate, il risultato? Assolutamente eccezionale! Perfetto equilibrio e piena espressione di un territorio.
Gewürztraminer IGT Trevenezie annata 2019
Si presenta al calice di un luminoso giallo paglierino.
I sentori spiccatamente floreali e fruttati ci confermano la natura aromatica del vitigno. Sul finale appare anche una gradevole nota minerale.
Al gusto secco e sapido, perfettamente abbinato ai cracker al sesamo e formaggio proposti in accompagnamento.
Pinot Nero Vigneti delle Dolomiti IGT
Un vino che non ti aspetti, un Pinot la cui innata eleganza si amalgama con le caratteristiche tipiche della Val di Non, il terreno argilloso, il vento d’ alta quota, la freschezza della montagna vanno a fondersi perfettamente, regalandoci un vino dal colore rosso rubino, al naso prevalgono le note fruttate, su tutti piccoli frutti di bosco seguiti da una elegante speziatura. Al gusto è secco, pieno, tannini eleganti e persistenza intrigante.
Groppello di Revò Vigneti delle Dolomiti IGT 2018
Vinificazione in serbatoi inox e un breve affinamento in botti di legno danno vita a questo vino, dal vivace rosso rubino.
Al naso prevalgono sentori di sottobosco e terrosi, seguono le spezie che ritroviamo anche al gusto soprattutto la nota pepata, che accompagna in perfetto equilibrio l’acidità e i tannini elegantissimi.
Un vino che rispecchia a pieno la terra che lo ospita e per questo si abbina perfettamente ai piatti della tradizione Trentina come i Tortei de patade, oppure, come mi viene proposto, ad un ottimo tagliere di Mortandela (salume tipico della zona) e speck accompagnati da salatini al finocchietto.
Un vitigno assolutamente sottovalutato, difficile da produrre e per certi versi anche da capire ma che non può essere abbandonato, dimenticato o lasciato sparire. Ha dentro di sé una forza storica ed emozionale enorme, ma purtroppo, sia lui che la viticoltura eroica e di montagna, rischiano di andare persi.
Un allarme quello lanciato da Silva:
“Il più antico vitigno di montagna del Trentino non può scomparire, non si molla una delle più preziose voci della nostra biodiversità”
Perfettamente d’accordo con lei, le chiedo cosa sia possibile fare. Diverse sono le iniziative a cui è riuscita a dare vita, tra cui quella di “adottare un filare”, un vero e proprio patto di adozione a distanza che consente loro di poter proteggere il territorio e portare avanti una produzione di qualità. La risposta a questo progetto ha riscosso un discreto successo e si nota dalle bellissime frasi lasciate dai “genitori adottivi” di questi acini di montagna all’inizio di ogni filare.
“You are Groppello”
Da questa prima iniziativa, nasce il movimento lanciato dalla nostra ospite, volto sempre a sostenere questo vitigno autoctono, “You are Groppello” attraverso il quale sottolinea l’importanza di questo prodotto non solo perché parliamo di uno dei quattro vitigni autoctoni del Trentino ma anche perché si tratta anche del più raro.
Parlare di Groppello significa parlare di tradizione, di storia, di passione, di terroir nel suo senso più esteso e completo. “You are Groppello”, come sottolinea Silvia, è un vero atto d’amore; amore per la terra, per la natura, per la montagna, per il vino.
Cheers!
Quello che non è ancora stato detto del vino
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