Barbaresco Batù 2019 di Cantine Povero: il vino rosso dell’anno
La degustazione alla cieca permette alle commissioni di valutare i vini senza nessun influenza riguardo all’etichetta e al blasone della cantina. Nell’ultimo nostro evento Untold sul Barbaresco, questa modalità ci ha permesso di scoprire un fantastico vino: il Barbaresco Batù delle Cantine Povero. Questo Barbaresco ha colpito in modo particolare la nostra commissione tanto che non ha ottenuto solo punteggio più alto, ma ha vinto anche il premio come vino con il miglior rapporto qualità/prezzo e soprattutto, durante il Paestum Wine Fest, è stato nominato da Decanto il vino rosso dell’anno.
In questo articolo conosceremo in maniera più dettagliata le Cantine Povero e il loro Barbaresco Batù.
Indice
Cantine Povero, tra Storia e Ambiente
Le Cantine Povero si trovano a Cisterna d’Asti, punto esatto di congiunzione tra i sistemi collinari di Langhe, Roero e Monferrato. La posizione favorevole e la lungimiranza della famiglia Povero ha permesso all’azienda nell’arco degli anni di acquisire vigneti in tutte queste zone, consentendole così di produrre le etichette di maggior pregio del Piemonte, tra cui appunto il Barbaresco Batù.
Su 100 etteri posseduti dall’azienda, 50 sono coltivati a vigneto mentre il restante è occupato da prati e boschi. Un indizio importante per quanto riguarda la filosofia aziendale sulla sostenibilità ambientale.
La storia della famiglia Povero
Non definirei Cantine Povero solo un azienda storica. Non renderebbe l’idea. La famiglia Povero potrebbe essere definita come un icona enologica piemontese, dato che il primo documento in possesso dalla famiglia stessa è un atto notarile di compravendita di un vigneto, datato addirittura 1837, da parte di Francesco Povero.
Le generazioni successive della famiglia portano poi l’azienda ad allargarsi, sia con acquisizione di nuovi terreni, sia a livello di cantina vera e propria. Questo permette un aumento di produzione, ma pur sempre legata ad un ambito tutto famigliare. Nel 1948 Giovanni e Michelino Povero cominciano ad imbottigliare le prime bottiglia con il marchio Cantine Povero in etichetta, e nel 1976 i figli di Giovanni, Luca, Alessio e Michele, fondano la Tenuta Fratelli Povero nel Roero.
Nella storia più recente l’azienda ha puntato ad uno sviluppo in ambito di sostenibilità ambientale con l’introduzione di un impianto fotovoltaico nel 2010 e soprattutto con la certificazione biologica per tutti 50 ettari coltivati ottenuta nel 2019. Un traguardo ottenuto dopo un duro e lento lavoro di conversione partito nel 1998 nei vigneti di Tenuta Laramè.
“Le nostre origini sono contadine e ne siamo orgogliosi” dice il video iniziale di presentazione dell’azienda, che non ha quindi mai dimenticato le proprie radici ma che è attenta all’innovazione, anche grazie alle competenze delle nuove generazioni, la terza e la quarta, che sono attive in azienda e che sono il futuro delle Cantine Povero.
La Sostenibilità Ambientale
La certificazione biologia rappresenta una garanzia di tutela ambientale da parte dell’azienda. Cantine Povero però non si guarda solo all’espetto puramente legislativo, ma attua un vero e proprio progetto di sostenibilità ambientale chiamato “Equilibrio e Natura”. Si tratta di una serie di azioni che puntano ad una salvaguardia di un territorio che è stato, per diversi anni anni, poco attento ai temi ambientali.
I vigneti di proprietà di Cantine Povero non sono presenti composti chimici e le viti sono nutrite solo con compost organico e letame. Per arricchire ulteriormente il suono si applica il sovescio, con colture come trifoglio rosso e legumi.
L’impianto di boschi e prati riducono il rischio di erosione e favoriscono la biodiversità, favorendo così una barriera naturale contro le malattie della vite, grazie alla presenza degli antagonisti naturali. Questo riduce la necessità di trattamenti in vigna, limitati anche dall’innovazione e dalla tecnologia: una moderna stazione meteo, ad esempio, rileva i parametri ambientali e permette di fare i trattamenti solo quando è strettamente necessario.
L’amore per la natura e per l’ambiente della famiglia Povero è ben rappresentato e riassunto dalla nota opera a forma di Cuore situata nei vigneti di Cisterna d’Asti, che esprime l’amore e il rispetto del territorio a tutela di un ambiente che è patrimonio di tutti.
Il Barbaresco Batù
Il nome curioso deriva dal espressione dialettale con cui veniva chiamata la Compagnia dei Disciplinanti, o Battuti, un movimento religioso sorto alla fine del 1500. “Austero. Vestito di un ruvido saio considerato sacro, il capo chino e l’austera postura durante la processione religiosa. I Batù, laici appartenenti all’omonima confraternita”, questo riporta infatti sull’etichetta posteriore.
Le uve Nebbiolo per la produzione del Barbaresco Batù arrivano da vigneti impiantati su suoli calcarei e argillosi che donano corpo e struttura al vino. Una volta giunte in cantina si procede alla fermentazione in acciaio inox, a temperatura controllata. Successivamente, dopo la svinatura, si procede con l’affinamento del vino che per il Barbaresco Batù di Cantine Povero è di 26 mesi in botti di rovere.
La degustazione
Il Barbaresco Batù si rivela già accattivante dal colore. Si mostra infatti in con una viva veste trasparente dal colore rubino dai riflessi granata.
I profumi non sono per niente timidi, anzi rivela subito la sua schiettezza e sincerità! Un ampio spettro olfattivo esce dal bicchiere sprigionando subito richiami floreali di viola appassita seguiti da prolungati ricordi di sottobosco come corteccia, muschio e legno di sandalo. La complessità olfattiva prosegue con la parte speziata e legata ai chiodi di garofano, pepe bianco, anice stellato, origano, tabacco secco per chiudere sul finale con fondo di caffè. La gioventù del vino è tuttavia ben testimoniata da una parte fruttata ancora ben presente, viva e rossa, che ricorda principalmente la ciliegia matura.
Assaggiando il Barbaresco Batù, la dote che più colpisce è la scorrevolezza: è un vino che ha la capacità di richiamare il sorso successivo nonostante una struttura non certamente esile! Questo è dovuto sicuramente al buon equilibrio tra tutte le componenti.
Si può notare tuttavia l’ottima freschezza e un tannino che lascia il sorso asciutto, senza mai tuttavia inficiare sulla piacevolezza. Deciso ma mai violento. Il gusto poi prosegue lungo, nei ricordi di fiori secchi, tabacco e liquirizia.
Consigli sull’Abbinamento
Il Barbaresco Batù di Cantine Povero è un vino gastronomico che richiede sicuramente un abbinamento importante. Un accostamento ad esempio con un piccione al forno o una faraona in salsa tartufata potrebbe essere interessante. Se si prefersce un abbinamento più classico, un arrosto di vitello con patate potrebbe fare essere un’ottima soluzione, anche se mettersi a tavola con un bicchiere di Barbaresco Batù e una fetta di Raschera d’alpeggio potrebbe dare enormi soddisfazioni.
Quello che non è ancora stato detto del vino
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