Recensione del Lambrusco di Sorbara “Saint Vincent” di Bergianti, 2018
Il Lambrusco di Sorbara di Bergianti è a tal punto piacevole, che tenterei di convertire un astemio partendo proprio da questa bottiglia.
“Saint Vincent” è il nome accostato a questo Sorbara in purezza in seguito ad un viaggio del vignaiolo modenese in Champagne per confrontarsi con il maestro Boulard. Tale visita cadde durante la festa del patrono dei vigneron, Saint Vincent, da cui il nome.
La famiglia dei lambruschi è alquanto numerosa; tra tutti, il Sorbara si caratterizza per il colore rosso rubino tenue e per la spiccata acidità, freschezza e sapidità. In questa grande famiglia, potrei definirlo il componente di essa più esuberante e vicace, a tratti insolente.
Saint Vincent è un Sorbara in purezza, 12,5%, rosato rifermentato con tappo a corona. Il calice esonda di un rosso rubino vivido, che pare succo di arance rosse . Al palato l’agrume non tradisce la vista e si presenta come spiccatissimo e caratterizzante insieme al ribes rosso e al lampone. Ciò che più mi ha colpito è stato appunto il colore molto carico del Sorbara, contrariamente al lambrusco Salamino della medesima azienda ed al già recensito Lambrusco “1” di Giacobazzi decisamente più tenue e scarico.
I profumi sono di rosa, ribes, lampone, arancia.
La vigna è radicata in un terreno sabbioso-limoso a Gargallo, nel modenese, terroir decisamente votato per il Lambrusco. In vigna si lavora secondo i principi dell’agricoltura biodinamica ed in cantina non si usano né lieviti selezionati né, tantomeno, si fanno filtrazioni.
Quello che non è ancora stato detto del vino
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