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Viticoltura biologica e biodinamica: tra normative e filosofie produttive

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La viticoltura biologica e biodinamica rappresenta un pilastro fondamentale nella transizione verso pratiche agricole sostenibili e rispettose dell’ambiente. Entrambe queste tecniche promuovono l’equilibrio tra uomo e natura, riducendo l’impatto ambientale e valorizzando la biodiversità. La crescente consapevolezza dei consumatori verso vini naturali e sostenibili ha favorito l’adozione di queste pratiche, ma cosa significa concretamente seguire questi approcci? E quali sono le differenze tra viticoltura biologica e biodinamica?

Che cos’è la viticoltura biologica e biodinamica?

La viticoltura biologica e biodinamica rappresenta una forma di agricoltura sostenibile che rispetta l’ambiente e l’uomo, puntando allo stesso tempo a risultati economici positivi. Entrambe le pratiche promuovono l’uso di metodi naturali sia per la gestione dei vigneti che per quella della cantina, escludendo l’uso di sostanze chimiche di sintesi e ponendo al centro la salute del suolo e delle piante. Tuttavia, si differenziano per il livello di approccio olistico e per le tecniche specifiche utilizzate.

Viticoltura biologica

La viticoltura biologica si basa su tecniche agricole che impiegano solo concimi e antiparassitari organici o biologici approvati dall’Unione Europea o dalle associazioni di agricoltura biologica. Sono esclusi prodotti chimici di sintesi come diserbanti e pesticidi. Per i trattamenti antiparassitari sono ammessi prodotti naturali come il rame (fino al quantitativo massimo fissato all’anno) contro la peronospora e lo zolfo contro l’oidio.

Dal 2012, un regolamento europeo ha permesso l’indicazione del termine “vino biologico” in etichetta, dando un grande impulso alla diffusione della viticoltura biologica. Oggi, sempre più aziende scelgono questa certificazione per rispondere alle esigenze di un mercato più consapevole e responsabile.

Viticoltura biodinamica

La viticoltura biodinamica, sviluppata da Rudolf Steiner nel 1924, va oltre il biologico adottando un approccio filosofico che vede la vite come parte di un ecosistema interconnesso. Questo metodo considera l’azienda agricola come un organismo vivente che deve essere autosufficiente e in equilibrio con le forze naturali. I preparati biodinamici, utilizzati per arricchire il suolo e rafforzare le piante, sono uno degli elementi distintivi di questa pratica.

Preparati biodinamici

I preparati biodinamici sono fondamentali per migliorare la salute del suolo e delle piante. Ogni preparato è numerato e ha uno scopo specifico:

  • preparato 500 (cornoletame): consiste in letame bovino fermentato in un corno di vacca e interrato durante l’inverno. Dopo essere recuperato, viene dinamizzato e spruzzato sul terreno per favorire l’attività microbica e la fertilità;
  • preparato 501 (cornosilice): quarzo macinato finemente, inserito in un corno e interrato. Una volta recuperato, viene dinamizzato e applicato sulla chioma delle viti per migliorare la fotosintesi e rafforzare i tessuti vegetali;
  • preparati vegetali 502-507: derivati da piante officinali come Achillea, Camomilla, Ortica, Quercia, Tarassaco e Valeriana. Questi preparati hanno funzioni specifiche, come migliorare l’assorbimento dei nutrienti o proteggere le piante da stress ambientali.

I preparati sono utilizzati in quantità minime, ma con un grande impatto sull’equilibrio ecologico della vigna, seguendo calendari lunari e ritmi naturali.

Dinamizzazione dei preparati

Un passaggio cruciale nell’uso dei preparati biodinamici è la dinamizzazione, un processo che mira ad attivarne l’energia prima dell’applicazione. Il preparato viene diluito in acqua e agitato vigorosamente in modo alternato, creando vortici orari e antiorari. Questo movimento ritmico, secondo la biodinamica, “carica” l’acqua con le proprietà del preparato, amplificandone gli effetti. Una volta dinamizzato, il preparato deve essere applicato immediatamente, spruzzato sul suolo o sulle piante per ottenere il massimo beneficio.

Corno_letame
Foto rappresentante il corno letame

Normative sulla viticoltura biologica 

Principali regolamenti europei

La viticoltura biologica è regolamentata da tre principali normative europee che garantiscono una produzione sostenibile e di alta qualità:

  • Regolamento 848/2018: stabilisce i principi generali dell’agricoltura biologica, vietando l’uso di pesticidi e fertilizzanti sintetici e promuovendo metodi naturali di coltivazione;
  • Regolamento 464/2020: fornisce indicazioni specifiche per la certificazione dei prodotti biologici, assicurando tracciabilità e conformità lungo tutta la filiera produttiva;
  • Regolamento 1165/2021: disciplina le pratiche enologiche consentite per il vino biologico, con particolare attenzione ai livelli di solforosa e ad altre tecniche di stabilizzazione.

Limiti di solforosa per i vini biologici

I limiti di solforosa totale per i vini biologici sono stabiliti per garantire un prodotto più naturale e salutare. Questi limiti sono:

  • 100 mg/l per i vini rossi;
  • 150 mg/l per i vini bianchi e rosati.

Questi valori sono sensibilmente più bassi rispetto ai limiti consentiti per i vini convenzionali, che possono arrivare fino a 150 mg/l per i rossi e 200 mg/l per i bianchi e rosati. La riduzione della solforosa contribuisce a preservare le caratteristiche naturali del vino e a ridurre i rischi di reazioni allergiche.

Normative sulla viticoltura biodinamica

Certificazione Demeter e limiti di solforosa

La viticoltura biodinamica segue gli stessi principi della viticoltura biologica, ma adotta standard ancora più stringenti, grazie alla certificazione “Demeter”. Questa certificazione richiede:

  • 70 mg/l di solforosa totale, per i vini rossi;
  • 90 mg/l di solforosa totale, per i vini bianchi e rosati.

La fermentazione spontanea è obbligatoria nella produzione biodinamica, riducendo ulteriormente la necessità di aggiungere solfiti

Simbolo della certificazione Biodinamica Demeter

Pratiche enologiche consentite e vietate

Sia nella viticoltura biologica che in quella biodinamica, alcune pratiche enologiche comuni nella produzione convenzionale sono vietate. Tra queste:

  • dealcolazione parziale dei vini;
  • stabilizzazione tartarica tramite elettrodialisi;
  • concentrazione parziale a freddo.

Inoltre, l’uso di additivi chimici è strettamente regolamentato. Sono ammessi solo prodotti naturali per la chiarifica e la stabilizzazione dei vini.

Questi divieti e restrizioni garantiscono che i vini biologici e biodinamici siano il più naturali possibile, offrendo ai consumatori un prodotto autentico e rispettoso dell’ambiente.

Conclusioni

La viticoltura biologica e biodinamica rappresentano approcci concreti per una gestione agricola sostenibile. Questi metodi sono supportati da normative specifiche che promuovono pratiche rispettose dell’ambiente e della biodiversità. La loro applicazione è particolarmente adatta a contesti climatici favorevoli e può contribuire alla valorizzazione del settore vitivinicolo in chiave sostenibile.

Le regioni leader, come Sicilia, Toscana e Puglia, stanno aprendo la strada a un futuro più verde e consapevole. La viticoltura biologica e biodinamica è più facile da applicare in zone con basse precipitazioni o piogge concentrate in inverno, dove gli attacchi parassitari sono meno frequenti e meno aggressivi. Queste pratiche portano a una riduzione della resa del 40-50% rispetto alla viticoltura convenzionale.

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