Vini IGT, DOC, DOCG, DOP e IGP. Facciamo chiarezza sulle differenze
DOC, DOP, IGT…a quante sigle ci troviamo di fronte quando scegliamo un vino? Qual è la differenza tra DOC e DOCG? Meglio un vino DOC o IGT?
Le domande sono tantissime quando si parla di denominazioni dei vini ed è molto facile perdersi nella miriade di sigle, soprattutto per chi si sta avvicinando pian piano al mondo del vino o sta iniziando un percorso da sommelier.
Per questo, abbiamo pensato ad un articolo-guida in cui faremo chiarezza sull’argomento e aiutarti a trovare il senso dell’orientamento tra le classificazioni dei vini.
Se sei un esperto di vino però non andar via! Potrai scoprire qualche curiosità e la storia delle denominazioni o magari sarà una semplice occasione di ripasso, perché, come dicevano i latini, repetita iuvant.
Indice
Perché e quando nascono le denominazioni?
Proteggere il Made in Italy dalle contraffazioni è l’obiettivo principale delle denominazioni ed è motivo della loro nascita. Pensiamo a dei prodotti come il Parmesan, che è palesemente un prodotto inganna-consumatore, perché si mimetizza con il Parmigiano Reggiano, soprattutto agli occhi e all’orecchio dei consumatori all’estero.
Se ci rivolgiamo nello specifico ai vini, il discorso è molto simile perché le classificazioni garantiscono che effettivamente l’etichetta rispetta determinate caratteristiche qualitative e che seguono specifiche leggi e normative.
Ma quando nascono le denominazioni dei vini?
Troviamo le prime forme di classificazione nel 1930 con le denominazioni vini speciali, vini superiori e vini fini. Come immaginerai, questa vaga suddivisione non portò ad una svolta nel settore enologico.
Se invece oggi fai scorrere l’occhio tra gli scaffali delle enoteche, noterai alcune sigle come IGT, DOC, DOCG, denominazioni che sono rimaste invariate dalla loro nascita.
Ad esempio, le Denominazioni di Origine dei Vini con la DOC risalgono al 1963. Il primo vino a fregiarsi di questa denominazione fu il vino bianco toscano Vernaccia di San Gimignano.
Per la denominazione IGT (indicazione geografica tipica), dovremo aspettare il 1992 con la Legge n. 164. Questa norma ha introdotto non solo una nuova classificazione, ma anche altre novità nel settore come l’obbligo delle analisi chimico-fisiche prima della commercializzazione del vino.
Nel 2008 entra anche l’Unione Europea a regolare i prodotti vinicoli per migliorare la tracciabilità e garantire qualità del prodotto finale al consumatore.
Andando più nello specifico la suddivisione è:
- Vini senza indicazione geografica come per i vini generici o nel quale c’è solamente il vitigno
- Vini con denominazione geografica con le sigle DOP e IGP
L’Italia ha integrato questa classificazione alle altre denominazioni che già aveva.
Vediamo il significato e le differenze nei prossimi paragrafi.
Le denominazioni nel dettaglio: cosa significa vini IGT, DOC, DOCG, DOP e IGP
IGT: Identificazione Geografica Tipica
Nata nel 1993, questa denominazione è stata inglobata dalla sigla igp della Comunità Europea, ma può essere ancora usata sulle etichette.
I vini con denominazione igt si caratterizzano per essere prodotti nelle zone dell’IGT indicate nel relativo disciplinare, che di solito sono aree molto vaste, che comprendono intere province o addirittura intere regioni. Le uve per un vino IGT devono costituire almeno l’85% e devono provenire da quella specifica zona. Su un’etichetta a denominazione IGT troverai anche l’anno di produzione e le uve utilizzate.
Quali sono i vini con denominazione IGT?
Ti lasciamo qui qualche esempio
- Vallagarina (Trentino Alto Adige)
- Colli del Sangro (Abruzzo)
- Roccamonfina (Campania)
- Bianco di Castelfranco Emilia (Emilia Romagna)
- Colline Savonesi (Liguria)
- Molise (Molise)
Una curiosità: il Piemonte è l’unica regione italiana a non avere vini IGT!
DOC: Denominazione origine controllata
Si parla di un vino DOC quando un vino IGT ha mantenuto questa denominazione per almeno 5 anni. Tuttavia, solo alcuni vini IGT possono effettuare questo passaggio, perché il vino deve essere controllato da enti autorizzati e rispondere a specifici requisiti, come analisi organolettiche e chimico-fisiche.
Di fronte ad un vino doc, sapremo anche che è un vino prodotto in un territorio particolarmente vocato, le uve provengono dai vitigni di una determinata zona e la fase di produzione segue regole molto rigide.
Quali e quanti sono i vini DOC?
Attualmente i vini doc sono 341. Quindi capirai perché non li menzioniamo tutti, ma ti lasciamo alcuni dei più famosi come: il Recioto di Soave, il Verdicchio dei Castelli di Jesi, Conegliano Prosecco, il Montepulciano d’Abruzzo e il siciliano Etna Rosso.
DOCG: denominazione origine controllata e garantita
Un vino DOC può passare alla denominazione DOCG dopo 10 anni, se supera le analisi e ha tutte le caratteristiche previste dal disciplinare, cioè se segue tutte le regole previste per uno specifico vino per entrare in questa categoria.
Ancor più restrittiva della DOC, questa denominazione si riconosce che i vini abbiano il sigillo intorno al collo della bottiglia. Puoi riconoscere un vino DOCG dalla sigla e dal simbolo del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
Quali sono le caratteristiche che deve avere un vino DOCG?
- Uve derivanti da vitigni specifici in zone altrettanto specifiche
- Una resa per ettaro limitata
- Una precisa gradazione alcolica
- Colore, gusto e profumi ben precisi
- Segue le norme previste per l’imbottigliamento
Un esempio di vino DOCg è il Brunello di Montalcino, che è stato anche il primo vino italiano a ricevere la denominazione nel 1980.
Leggi anche le migliore etichette Brunello di Montalcino:
Brunello di Montalcino Wine Critique
Una curiosità: non tutte le regioni d’Italia hanno dei vini rappresentativi della denominazione DOCG. Ne sono un esempio il Trentino Alto Adige, la Liguria e la Calabria.
DOP: denominazione origine protetta
Questa sigla dell’Unione Europea ha accorpato le DOC e DOCG. Incontrare un vino DOP significa essere di fronte ad un prodotto vitivinicolo che proviene da una specifica area geografica, in cui sono coltivate le uve, viene lavorato e che ha particolari caratteristiche.
IGP: indicazione geografica protetta
Cosa significa IGP per un vino? Il prodotto vitivinicolo ha delle qualità e caratteristiche che derivano direttamente dall’area geografica. Sempre dalla stessa zona devono provenire le uve (almeno l’85%) e avvenire la produzione.
Attualmente i vini italiani con la sigla IGP sono 118. Trovi l’elenco completo sul sito del Mipaaf (Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali).
Le differenze
Qual è la differenza tra vini IGT e IGP?
Per quanto possano essere simili per via dell’indicazione geografica, le due sigle non sono proprio la stessa cosa. La differenza è che la denominazione IGT ha meno restrizioni per l’imbottigliamento, l’etichettatura e la produzione delle uve che comprendono un’area molto vasta.
Per contro, la denominazione IGP è più rigida e il vino deve essere creato o trasformato nella zona di produzione indicata dal disciplinare.
Vini DOC e DOP: per cosa si differenziano?
Entrambe le denominazioni hanno in comune la denominazione d’origine. Quindi riconoscono per legge un territorio particolarmente vocato (tra fattori umani e ambientali), di norma abbastanza ristretto. Sia un doc che un dop, indicano anche qualità di un vino.
Quindi per cosa si differenziano? La DOC è nata negli anni sessanta in Italia, la DOP segue invece normative più ampie, a livello europeo e ingloba anche la DOC.
Altre classificazioni: Classico, Riserva e Superiore
Su un’etichetta possiamo incontrare anche altre classificazioni che danno una maggiore qualificazione alle denominazioni. Vediamole nel dettaglio.
Classico
Partiamo da un esempio: il Chianti Classico e il Chianti, spesso sono usati come sinonimi. In realtà sono due cose ben distinte, perché il Chianti Classico indica il vino prodotto in quella zona tra Siena e Firenze e che comprende 11 comuni; il Chianti è invece il vino prodotto al di fuori di quella zona e che quindi non può fregiarsi della menzione di Classico, pur seguendo le stesse procedure di coltivazione delle uve e di vinificazione.
Si definisce Classico – come avrai intuito – un vino che appartiene ad una determinata DOC e DOCG che viene da una storia prestigiosa e antica.
Tornando all’esempio del nostro Chianti Classico, la produzione di questo vino aveva già un suo regolamento nel Medioevo, pensato dalla Lega del Chianti, cioè le città di Radda, Gaiole e Castellina.
Per saperne di più:
– Chianti Classico, ecco le undici Unità Geografiche Aggiuntive (UGA)
– Idee per un tour sulla Strada del Chianti Classico
Riserva
Questa menzione riguarda l’invecchiamento del vino. Nello specifico si chiamerà Riserva, quei vini DOC o DOCG che avranno superato gli anni di invecchiamento previsti normalmente. Il periodo varia molto in base alla tipologia di vino, ma in generale possiamo dire che l’affinamento è:
- Per i rossi è di almeno 2 anni
- Per i bianchi è di almeno 1 anno
Ad esempio, il Nobile di Montepulciano DOCG per avere la menzione riserva deve avere tre anni di affinamento, a differenza dei due anni per lo stesso vino, in versione base.
Superiore
I vini con la menzione Superiore hanno una gradazione alcolica maggiore – superiore, appunto – rispetto alla versione base dello stesso vino.
Facciamo un esempio con il Barbera d’Asti DOCG. Di norma, questo vino ha un grado alcolico minimo del 12 % , mentre un Barbera D’Asti Superiore deve avere una quantità minima di alcool di 12,50%.
La gradazione alcolica non basta perché un vino sia definito superiore, perché deve avere anche una resa dell’uva per ettaro inferiore di almeno il 10%.
Ricordiamo cos’è la resa per ettaro: la quantità massima di uve prodotte su un ettaro.
È un valore importante perché se un vitigno produce meno uva, questa sarà di maggiore qualità perché le caratteristiche si concentrano di più nei pochi grappoli d’uva. Quindi pochi grappoli d’uva, ma di maggiore qualità saranno indice di qualità del vino.
Quello che non è ancora stato detto del vino
La guida è disponibile in un pregiato volume cartaceo di 392 pagine in tiratura limitata sul nostro shop.
4 thoughts on “Vini IGT, DOC, DOCG, DOP e IGP. Facciamo chiarezza sulle differenze”